Iniziative importanti quelle che il Dea dell’ospedale di Verduno sta mettendo in campo per migliorare il servizio fornito all’importante mole di pazienti che quotidianamente vi si rivolge alla ricerca di risposte ai propri bisogni di salute. Richieste che non riguardano soltanto la risoluzione delle emergenze sanitarie che quotidianamente si presentano a carico di una platea di oltre 170mila utenti, ma che in modo sempre maggiore investono il ruolo sussidiario cui pronto soccorso di tutto il Paese sono chiamati per ovviare alle croniche e sempre più gravi carenze della medicina territoriale.
«I fronti sui quali cerchiamo di operare sono molteplici – spiega il dottor Massimo Perotto, lo specialista che, dopo aver lavorato all’apertura di Verduno come Covid Hospital, dal febbraio 2022 è a capo della struttura complessa di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e Urgenza del “Michele e Pietro Ferrero” – perché riguardano sia il personale, fronte sul quale facciamo ancora i conti con carenze che davvero pare complicato risolvere, sia i volontari messi a nostra disposizione grazie all’iniziativa della Fondazione Ospedale Alba Bra, il tutto in ottica di un miglioramento del servizio e a favore dei pazienti”.
[Il dottor Massimo Perotto, responsabile del Dea]
“In questi ultimi due anni – prosegue il medico – nel pronto soccorso dell’ospedale unico di Alba e Bra siamo passati dai 43mila accessi del 2021 ai 53mila dello scorso anno. Un incremento dovuto anche all’assestamento fisiologico di un servizio che ingloba il grande territorio che gravita tra le Langhe e il Roero. Di fronte a questa situazione abbiamo pensato di fare qualcosa di significativo».
Così è nato il gruppo di formazione “Verduno Emergency School”: «Come struttura di medicina d’urgenza – prosegue il primario – abbiamo pensato di creare una scuola di formazione interna al reparto, nell’ottica di investire sul personale, per creare una squadra capace di operare in sempre maggiore sinergia, di coinvolgere più professionisti e specializzandi, di farci sentire più partecipi al progetto che riguarda la salute dei pazienti. Vogliamo in questo modo fare qualcosa in una situazione generale che vede carichi di lavoro importanti e croniche carenze di personale medico, che non è possibile reclutare a causa dell’oggettiva mancanza, nel Paese, di figure specializzate nella medicina d’urgenza. Così, parlando coi colleghi, abbiamo messo in pista la scuola di formazione attiva da gennaio».
Formazione specifica, quindi, per il personale medico che si riunisce per i vari corsi: «Il primo incontro è stato organizzato a gennaio, dedicato al pneumotorace. Nel successivo è stata affrontata la tematica delle vertigini. Quindi la gestione dell’ictus ischemico e, nel prossimo, si parlerà delle procedure invasive in pronto soccorso. Per la precisione sono due le linee che stiamo seguendo: una per la formazione su alcune tematiche relative alla medicina di emergenza-urgenza che sono trasversali e che coinvolgono, in alcuni casi, anche altri specialisti. La seconda strada è quella dei corsi per i vari medici, in cui si parla di patologie, linee guida e di come migliorare il clima di lavoro per una maggiore e migliore collaborazione. Ogni incontro dura circa un’ora, e viene svolto sia in presenza che online. E devo dire cha la partecipazione è stato ottima, sia per i corsi aperti a medici di altre regioni che a quelli diretti al solo personale di Verduno. Sono soddisfatto per come abbiamo iniziato questo cammino di valorizzazione della persona».
L’iniziativa che ha riguardato anche i volontari organizzati dalla Fondazione Ospedale: «Il pronto soccorso è per molti la prima porta d’ingresso nell’ospedale. La Fondazione Ospedale ha pensato che, sia per i pazienti che per i loro familiari, fosse importante essere accolti e aiutati a orientarsi nell’accesso al Dea e nelle attese che, in situazione non gravi, occorre spesso mettere in conto prima di poter essere visitati. Così abbiamo fatto un corso di formazione dedicato anche ai volontari, istruiti ad aiutare durante il percorso di attesa, il triage, gli spostamenti tra i reparti».
Nel frattempo si lavora anche sugli ambienti. Sempre in un’ottica di miglioramento del lavoro e del servizio il pronto soccorso sta cambiando volto, grazie a nuovi spazi identificati in base alle esigenze del personale, che così potrà lavorare in modo più funzionale, a servizio del paziente.