- 12 Marzo 2023 09:07
Tutte le novità per il personale di Amazon, Meta e non solo. Fatti, numeri e approfondimenti
Qualcuno se lo ricorda ancora il mito del “posto fisso”? Di certo non gli impiegati delle Big Tech, che proprio in questi mesi stanno conoscendo quanto possa essere volatile un impiego nella Silicon Valley, all’interno dei gruppi che costituiscono gli snodi principali della Rete, da Amazon a Meta.
Secondo la stampa internazionale questa settimana il gruppo Meta potrebbe annunciare un nuovo round di licenziamenti. Si tratta di un fenomeno che va avanti da mesi tra i Colossi di Internet e che ha già coinvolto la multinazionale guidata da Mark Zuckerberg: lo scorso novembre l’azienda ha mandato a casa il 13% della forza lavoro, tra cui anche diversi dipendenti in Italia.
La CNBC ha riferito che la riorganizzazione aziendale dovrebbe migliaia di persone. La società di Menlo Park fa i conti con un taglio drastico dei costi e nel frattempo sta studiando alternative per monetizzare i propri servizi, come ad esempio introducendo la spunta blu a pagamento in alcuni mercati.
IL METAVERSO NON AIUTA
Una situazione che potrebbe persino aggravarsi se il Gruppo mancherà gli obiettivi pretenziosi che s’è data per rilanciare il proprio, costosissimo, Metaverso. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno Reality Labs, la divisione del gruppo che si occupa di metaverso e realtà virtuale, ha registrato un fatturato di poco inferiore ai 730 milioni di dollari a fronte di una perdita operativa di 4,28 miliardi di dollari.
L’azienda di Menlo Park ha fissato i 500.000 utenti attivi mensili come obiettivo nella prima metà del 2023. Attualmente il numero è inferiore a 200.000. Ma il principale problema è il “retention rate”. Deve naturalmente crescere il numero di affezionati: al momento come si anticipava solo l’11% degli utenti ritorna in Horizon Worlds il mese successivo: l’obiettivo per quest’anno è raggiungere il 20%.
Poche settimane fa Mark Zuckerberg aveva definito il 2023 come l’anno dell’efficienza per Meta dopo che il 2022 si era chiuso con le azioni crollate di oltre il 60%. E l’efficientamento, si sa, passa pure per l’ottimizzazione: dei costi, del personale, dell’intera macchina.
NON SOLO META, ANCHE AMAZON TAGLIA
Ha fatto parecchio rumore l’apertura degli Amazon Go, la prima catena di supermercati al mondo senza casse (nemmeno automatiche) nei quali i clienti possono entrare, fare la spesa e uscire come se nulla fosse. Sono le telecamere disposte lungo tutto il locale a conteggiare quel che ciascun cliente ha ritirato e addebitarglielo sulla carta.
Rischia di fare altrettanto rumore la chiusura di otto punti vendita. La Big Tech americana guidata da Andy Jassy ha provato a minimizzare: «Come ogni rivenditore, valutiamo periodicamente il nostro portafoglio di negozi e prendiamo decisioni di ottimizzazione lungo il percorso».
Gli otto locali chiusi sono tutti negli Stati Uniti: due a Seattle, due a New York e i restanti quattro a San Francisco. Non si tratta di un taglio epocale e, dato che i dipendenti collegati a questi store hi-tech erano pochi, nemmeno di una significativa riduzione di personale, ma appunto è anch’esso emblema di quanto siano volubili le Big del Tech.
A rendere ancora più eclatante la decisione il fatto che Amazon a inizio 2023 aveva annunciato il licenziamento di 18mila persone. Si tratta di una percentuale della propria forza lavoro comunque minima se si pensa che la società nel 2022 dava lavoro a oltre un milione e mezzo di persone nel mondo e che fosse chiaro che la sbornia dell’e-commerce legata alla pandemia (che aveva richiesto assunzioni non previste) non potesse perdurare in eterno.
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