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Carcere Beccaria, 18 anni di cantiere e “carenza di agenti”: polemiche per un'evasione annunciata

Un’evasione annunciata. Nel day after della fuga di 7 ragazzi dal carcere minorile Beccaria di Milano, una volta istituto modello per il recupero dei giovani, dal Comune ai sindacati di polizia arrivano cahiers de doléances da ogni dove sulle condizioni dell’istituto di pena alla periferia del capoluogo lombardo, spesso condivise con altri penitenziari. Problemi che si trascinano da tempo, dalla mancanza di personale – e anche di un direttore – fino ai lavori infiniti, con cantieri aperti da quasi due decenni. Tutti aspetti denunciati da anni da don Gino Rigoldi, storico cappellano del Beccaria.

“Personale carente” – La carenza di agenti di polizia penitenziaria e di operatori sociali è sottolineata da Daniele Nahum e Alessandro Giugni, presidente e vicepresidente della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano, in attesa di poter fare un sopralluogo nella struttura in zona Bisceglie: le cause della maxi-evasione sono da ricercare nella “cronica carenza di personale, acuita dalle giornate di festa e anche agevolata dall’infinita ristrutturazione della struttura penale minorile, sia negli spazi relativi al cortile che in quello delle sezioni detentive”, scrivono i due consiglieri Pd.

Diciotto anni di cantiere e le ultime promesse – I tempi biblici dei lavori di ristrutturazione sono testimoniati dalla cronistoria dei cantieri, aperti ormai “da 18 anni”, come sottolineano Nahum e Giugni. Secondo fonti governative, dovrebbero chiudersi a primavera. All’inizio di dicembre gli uffici del ministero delle Infrastrutture hanno firmato un accordo con il ministero della Giustizia per terminare entro aprile 2023 i lavori del secondo e ultimo lotto che, fanno sapere dal ministero, ha subito rallentamenti per la pandemia. Il primo lotto è stato ultimato in 15 anni, il secondo cantiere, aperto nel 2018, dovrebbe invece chiudersi nei prossimi quattro mesi. Per Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, l’evasione nel giorno di Natale non ha fatto altro che riportare a galla le “ancestrali disfunzionalità del sistema penitenziario”, ma anche “l’ipocrisia” della politica.

Il sindacato: “La Manovra dirotta dirigenti altrove” – “Mentre in molti sembrano scoprire solo ora che all’istituto penale per minorenni di Milano, come in molte altre carceri anche per adulti, da anni non è in servizio un direttore titolare, con la manovra di bilancio in corso d’approvazione in Parlamento verrà disposto lo scorrimento della graduatoria per Dirigente del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, ma per l’assunzione negli uffici giudiziari (tribunali, etc.)”, attacca il sindacalista. “Stessa operazione si farà con la graduatoria per i direttori di carceri per adulti. Insomma, come al solito la politica e i governanti predicano bene e razzolano male – aggiunge – Ci aspettavamo uno scorrimento delle graduatorie per i profili per i quali erano stati banditi i concorsi. Invece, grazie a un colpo da far invidia al miglior prestigiatore, chi aveva concorso per fare il direttore di carcere sarà assunto in un tribunale”.

Le manifestazioni di Meloni-Salvini, ma ora… – Il suo è un attacco diretto alle giravolte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al suo vice Matteo Salvini, uno dei più attivi nel polemizzare dopo la fuga dal Beccaria: “Nel 2017 manifestarono con noi per sostenere le nostre rivendicazioni. Ora è il momento di essere consequenziali e di dare risposte concrete e immediate”, conclude De Fazio. E in manovra, come segnalato nelle scorse settimane, è previsto anche un taglio alle spese di 35 milioni di euro per l’amministrazione penitenziaria che ha portato i sindacalisti a protestare, ricordando come il ministro della Giustizia Carlo Nordio avesse parlato delle carceri come di una priorità.

Milano dopo Nisida, Potenza e Acireale – Il segretario del Sindacato Polizia Penintenziaria, Aldo Di Giacomo, ricorda invece come la situazione sia critica in diversi istituti, come avevano già dimostrato l’evasione dal penitenziario napoletano di Nisida di alcune settimane fa e le rivolte a Potenza e Acireale: “Chiari segnali che gli istituti per minori hanno raggiunto livelli allarmanti con una situazione diventata ingestibile e per certi aspetti inedita rispetto al passato”, spiega sottolineando come l’attuale sistema carcerario per minori “non solo non serve a nulla ma si rivela una sorta di scuola per delinquere”. Secondo le statistiche fornite da Di Giacomo, infatti, il “90% di chi entra in un istituto per minori si avvia verso una ‘carriera criminale’ passando come stadio successivo immediato al carcere normale”.

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