Spid verso la Carta d’identità elettronica? Le differenze di vedute nel governo, i numeri di Spid e Cie, i commenti degli esperti del settore.
“Non possiamo chiedere ai cittadini di costruire nuovi rapporti con la pubblica amministrazione e poi tornare indietro, dobbiamo accompagnarli in un processo di rinnovamento”. Le parole del ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo (Forza Italia) sullo Spid sono diverse da quelle pronunciate nei giorni precedenti dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti (Fratelli d’Italia).
Ecco il punto della situazione con numeri, dichiarazioni e approfondimenti.
I NUMERI: 950,5 MILIONI DI AUTENTICAZIONI TRAMITE SPID CONTRO 19,2 MILIONI CON CIE
Quello dello SPID può essere definito dagli esperti come un progetto di successo. Oggi in Italia esistono più di 33,2 milioni di identità digitali SPID (+5,87 milioni da fine 2021) mentre le carte di identità elettroniche sono 32 milioni. Gli enti aderenti sono 12.591 (+33,7% da inizio 2022). E già se ci fermiamo a questi numeri SPID risulta in vantaggio rispetto alla CIE. Il divario diviene ancora più ampio se, come riporta il Corriere, si passa a confrontare il numero di SPID con il numero di CIE usate come strumento digitale. Secondo dati riportati dal Corriere, a fronte di 950,5 milioni di autenticazioni tramite SPID da gennaio a novembre ce ne sono state 19,2 milioni tramite CIE. Una differenza notevole che significa che i cittadini per accedere a siti della Pubblica Amministrazione, come INPS o dell’Agenzia delle Entrate, preferiscono SPID.
SPEGNERE LO SPID GRADUALMENTE A FAVORE DELLA CIE
Dopo le reazioni contrarie di esperti di settore, di stakeholder ma anche di semplici cittadini, il Governo ha fatto sapere che sarà avviata una “valutazione concordata con tutti gli stakeholder”, istituzionali e non, sulla razionalizzazione delle identità digitali. “Spegnere lo SPID” non sarà un’operazione rapida. Il Governo immagina un piano “lungo e da condividere”, un percorso in quattro tappe, di “transizione negoziata” per fare della Carta d’identità elettronica il solo strumento di accesso ai servizi online della Pubblica amministrazione.
I RILEIVI
Un investimento da 100 milioni di euro. A tanto ammontano i fondi investiti da Infocert per l’elaborazione e la diffusione di SPID che il governo vuole progressivamente accantonare per puntare sulla Carta d’identità elettronica. Un progetto costoso che “si sarebbe dovuto ripagare con le transazioni dei privati, perché le Pa ne beneficiano senza pagare – dice il responsabile innovazione di Infocert e presidente di AssoCertificatori Carmine Auletta -. Se si cambia ora, per noi risulterà un investimento senza ritorno”
LE PAROLE DI BUTTI (SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO)
«Nessuna intenzione di disperdere l’esperienza e il patrimonio innovativo del Sistema pubblico dell’identità digitale (Spid), ma la volontà di migliorarlo e farlo evolvere per creare un modello italiano di identità digitale». Parola del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, che ieri ha ribadito la volontà di realizzare «un processo di razionalizzazione delle identità digitali in maniera aperta e condivisa, dialogando con tutti gli attori coinvolti». Un processo che parta dalla semplificazione della Carta d’identità elettronica e porti, nel lungo periodo, alla convergenza su un’unica identità digitale «gestita direttamente dallo Stato». Butti ha così chiarito l’annuncio sulla «volontà di spegnere gradualmente lo Spid», che aveva suscitato le critiche delle opposizioni, la perplessità degli esperti e qualche malumore nella maggioranza. Malumore superato, anche dopo l’interlocuzione con il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo (Fi), e l’individuazione di un percorso a tappe, tenendo conto del cantiere aperto in Europa sul wallet dove confluiranno le credenziali dei cittadini Ue.
IL GOVERNO VUOLE UNA UNICA IDENTITÀ DIGITALE
L’obiettivo, come spiegato dal sottosegretario con delega all’Innovazione Alessio Butti in una lettera al Corriere, è quello di unificare i due strumenti, facendo confluire SPID nella CIE, per far avere ai cittadini una sola identità digitale che sia “nazionale e gestita dallo Stato”. Secondo le previsioni del sottosegretario CIE sarà rilasciata in “remoto, a costo zero e in 24 ore”. Ora, come segnala il Corriere, costa 16,79 euro e i tempi di richiesta ai Comuni e di rilascio da parte del ministero dell’Interno sono variabili e spesso lunghi.
PERCHÈ A FDI NON PIACE SPID E PREFERISCE LA CIE
La ragione per la quale lo SPID non piace a Fratelli d’Italia risiede nel fatto che esiste un elenco di dieci gestori privati accreditati che forniscono le identità e gestiscono l’autenticazione degli utenti. Tali gestori sono: Tim, Poste italiane, TeamSystem, Intesa Sanpaolo, InfoCert, SpidItalia, Lepida, Namirial, Aruba e Sielte. La Carta d’identità elettronica, invece, è un documento di identità prodotto dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e rilasciato dal ministero dell’Interno. La CIE è dotata di un microchip dove sono memorizzati i dati personali e biometrici del titolare e le informazioni che ne consentono l’identificazione online. Utilizzare la CIE richiede un procedimento più macchinoso rispetto allo SPID (i dati possono essere letti solo con un pc a cui è collegato un lettore di smartcard o con uno smartphone dotato di interfaccia Nfc), però questo rende anche più elevato il suo livello di sicurezza. Questo elemento potrebbe favorire la CIE soprattutto perché in Europa si studia un digital identity wallet in cui inserire tutte le credenziali dei cittadini Ue.
LE PAROLE DEL MINISTRO ZANGRILLO SU SPID
La Spid è un “patrimonio da salvaguardare”, ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo (Forza Italia) ponendo fine alla polemica nata dalle parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessio Butti, su una possibile virata verso l’uso univoco della carta di identità elettronica (Cie). “Si lavorerà a un processo di evoluzione per migliorare, adeguare e armonizzare i sistemi di identità pubblica”, ha detto il ministro Zangrillo parlando con il quotidiano La Stampa. “Si lavorerà a un processo di evoluzione per migliorare, adeguare e armonizzare i sistemi di identità pubblica. Ricordando che lo Spid è il sistema più diffuso, utilizzato da 33milioni di cittadini, perché consente di accedere in modo facile a una molteplicità di servizi online, senza la necessità di ulteriori apparecchiature, tipo smartcard, e nella maggior parte dei casi senza alcun costo di attivazione”. “Sono convinto – prosegue il ministro – che questo sia un obiettivo condiviso, non solo all`interno del governo, ma nel più ampio perimetro di riferimento di servizi di cittadinanza che è l’intera Europa”.
Ma il ministro aggiunge: “Superare l’attuale assetto non è un tabù, anzi, è nostro dovere tendere a un miglioramento del sistema, ma facendo tesoro dell’esperienza acquisita da milioni di utenti e delle potenzialità dei sistemi Spid e Cie, entrambi molto diffusi ed entrambi altamente sicuri”. “Il tema non è ridurre, ma ampliare i servizi digitali a disposizione dei cittadini. Tra le novità previste dal nuovo regolamento europeo, si parla di ‘wallet’: una sorta di portafoglio in cui far confluire tutte le informazioni, dal certificato di nascita agli estremi del passaporto e della firma digitale. Per poter raggiungere un obiettivo cosi’ ambizioso, dovremo necessariamente fare degli interventi”, ha concluso Zangrillo.
LE REAZIONI DEGLI ESPERTI E DEI POLITICI (DI MAGGIORANZA)
Se le reazioni degli esperti, e della minoranza, sono state di sconcerto, fredda è stata la reazione anche di parte della maggioranza. “Naturalmente tutti gli anziani che non riescono ad usare #SPID immagino abbiano già una #CIE rilasciata dal proprio Comune ed uno #smartphone nuovo, con #NFC, per usarla: giusto?”, si chiede ironicamente su Twitter Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale e docente di Sostenibilità Digitale presso l’Università di Pavia. “Lo SPID semplifica la vita dei cittadini. Non verrà cancellato, ma stiamo cercando il modo di risolvere alcune criticità – ha detto il capogruppo di FI alla Camera Alessandro Cataneo -. Ci sono categorie, come gli anziani, che incontrano difficoltà nell’utilizzarlo”. Dalla Liguria il governatore Toti ha preso le distanze dal sottosegretario Butti. “SPID si può semplificare – ha detto -, ma abolirlo mi sembra un passo indietro”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano: “Spegnerlo sarebbe un errore”. Del resto proprio andare incontro a queste necessità l’INPS offre il servizio “Delega SPID”. (qui il podcast di Ruggero Po per Start Magazine con l’intervista a Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano)
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