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Donatella Bianchi candidata nel Lazio, ma per Conte è un ripiego dopo i no di Berlinguer e Costamagna – Il Riformista

La scelta 5 stelle

Aldo Torchiaro — 28 Dicembre 2022

Donatella Bianchi candidata nel Lazio, ma per Conte è un ripiego dopo i no di Berlinguer e Costamagna

Donatella Bianchi, giornalista Rai e scrittrice, due volte presidente del Wwf Italia, è la candidata M5S per la Regione Lazio. Alla fine Rocco Casalino ha trovato qualcuno che stesse al gioco. Aveva profilato da tempo la sfidante ideale per squassare centrodestra e centrosinistra: per il Lazio voleva una giornalista, un volto televisivo, una donna. Magari da pescare nel bacino di RaiTre, che nell’ultima spartizione della torta di viale Mazzini era finita sotto l’egida del Movimento.

Bianchi non era esattamente la loro prima scelta. Giuseppe Conte aveva puntato in alto, chiedendo per prima la candidatura a Bianca Berlinguer. Senza successo. Allora ha ripiegato su Luisella Costamagna; la conduttrice torinese ha titubato qualche giorno in più, poi ha declinato. A quel punto non era rimasta che Bianchi. Una conduttrice non solo vicina al Movimento, ma anche in debito di gratitudine: la nomina a presidente dell’ente Parco delle Cinque Terre era stata voluta da Sergio Costa, allora ministro M5S e oggi deputato grillino. “Una scelta fatta a suo tempo che rivendico con orgoglio. Quello di Donatella Bianchi è un nome che unisce”, si spinge a dire oggi Costa. Unisce solo i grillini, a dire la verità.

Centrodestra e centrosinistra le chiedono qualche doveroso passo indietro: dalla presidenza delle Cinque Terre – peraltro in Liguria, un po’ distante dalle questioni amministrative laziali – e dalla conduzione di Linea Blu, Rai Uno. Anzi, da viale Mazzini dovrebbe uscire per sempre, le dice chiaro e tondo il Pd. A partire dal segretario dem romano, Andrea Casu: “Finalmente con la scelta del M5S di candidare Donatella Bianchi si chiarisce il quadro per le regionali nel Lazio. Ovviamente ora non può più condurre Linea Blu. Fa una scelta politica che rispettiamo, ma è una scelta definitiva. La Rai non ha le porte girevoli”. Il messaggio è chiaro: Bianchi sceglie la politica, sottraendo voti al centrosinistra e consegnando il Lazio a Rocca e a Meloni? Faccia pure, ma è una scelta esiziale. Lei, in apparenza, non si dà troppa pena e si butta nel nuovo ruolo tutto politico: “Inizierò da subito a raccogliere le esigenze dei cittadini laziali nei territori, ascolterò le loro voci e farò in modo che questo dialogo non rimanga confinato nel classico programma della campagna elettorale”.

Il candidato del Pd e Terzo polo, Alessio D’Amato, la attacca parlando con il Riformista: “Rispetto ogni candidatura ma pensare di fare la governatrice mantenendo la presidenza del parco nazionale delle cinque terre significa non aver presente la complessità di una grande regione come il Lazio. Penso che la stagione dei volti televisivi – prosegue D’Amato – è definitivamente finita. Oggi la gente chiede concretezza, la stessa che ho messo durante il Covid. C’è bisogno di operai e operaie della politica che si dedicano a tempo pieno a questa missione”. Spezzina, Donatella Bianchi sarebbe già stata tentata dalla politica in passato.

È la senatrice Raffaella Paita, anch’essa ligure, a rivelarlo: “Ricordo i tempi in cui il nome di Donatella Bianchi veniva speso frequentemente dalla corrente di Andrea Orlando per diversi ruoli. Ho la sensazione che pur di far perdere D’Amato stanno provando un campo non largo ma stretto”. A sostegno di Donatella Bianchi scende in campo il Coordinamento 2050 con Stefano Fassina, Loredana De Petris, Paolo Cento, Alfonso Pecoraro Scanio. Quest’ultimo, folgorato sulla via del grillismo, si lancia in un appello sperticato: “Il Pd dovrebbe valutare seriamente il ritiro di D’Amato e accettare la leadership di Conte per non consegnare la regione alle destre”. L’ex presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, che riunisce il centrodestra, assiste compiaciuto e ringrazia per uno scenario così propizio.

Giuseppe Conte non fa mistero del suo obiettivo, far perdere il centrosinistra: “Nel Lazio D’Amato è il punto di caduta del Pd dopo una guerra interna tra correnti e capibastone. Noi avevamo fatto delle richieste programmatiche, loro il giorno dopo ci hanno risposto con il diktat su un nome senza neppure accettare una discussione sui temi. Mentre la nostra candidata, come avevo promesso, va oltre gli schieramenti”. Va oltre gli schieramenti di sinistra, semmai. Mancano 45 giorni al voto e al momento Lazio e Lombardia rischiano la stessa sorte.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.

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