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Emanuela Orlandi e le indagini segrete in Vaticano, parla il maestro di musica: “Mi chiesero cosa sapevo sulla scomparsa” – Il Riformista

Il sacerdote è stato l’ultimo a vedere la ragazza con la fascetta

Elena Del Mastro — 12 Marzo 2023

Emanuela Orlandi e le indagini segrete in Vaticano, parla il maestro di musica: “Mi chiesero cosa sapevo sulla scomparsa”

Nel 2012 fui chiamato per volere di Benedetto XVI, per parlare di quello che ricordavo del giorno in cui scomparve Emanuela Orlandi. Fu proprio papa Ratizinger a volere queste indagini”. A parlare è monsignor Valentino Miserachs, il maestro di canto di Emanuela, l’ultimo a vederla prima della sua scomparsa: il 22 giugno 1983 fece lezione di musica come sempre. Quello stesso giorno la ragazza non fece più ritorno a casa. Le rivelazioni del prelato fatte a Quarto Grado aprono a nuovi e inediti scenari: l’inchiesta annunciata lo scorso gennaio dalla magistratura vaticana è o no la prima in assoluto, nelle sacre mura, sulla scomparsa di Emanuela Orlandi?

A ricostruire la faccenda è il Corriere della Sera. Secondo quanto riportato dal maestro di musica oltre dieci anni fa il Vaticano avrebbe dunque svolto interrogatori sulla scomparsa della “ragazza con la fascetta”. Lo fece con massimo riserbo e nello stesso periodo in cui indagava anche la magistratura italiana. Il quotidiano riporta che le autorità ecclesiastiche fin ora hanno negato di custodire un “dossier”, di cui il fratello Pietro è invece convinto dell’esistenza. Sembrava che in passato non fosse stata fatta dunque alcuna indagine formale sulla vicenda. Ma ora le rivelazioni di monsignor Valentino Miserachs aprono a nuovi scenari.

Il maestro di musica ha raccontato di essere stato convocato il 4 maggio 2012 alle 17, dalla Gendarmeria vaticana. “Era presente il capo della Gendarmeria Domenico Giani, un suo vice e l’assessore alla Segreteria di Stato, Peter Wells”, ha detto. Gli fu domandato se la ragazza gli avesse chiesto di finire prima la lezione e come fosse il suo stato d’animo alla luce della proposta di “un lavoro Avon” ricevuta prima di arrivare a Sant’Apollinare, che rappresentò la trappola per allontanarla da casa.

“C’era una certa solennità – ha raccontato il prelato in Tv – c’erano il capo della Gendarmeria e l’assessore per gli Affari generali della Segreteria di Stato, Peter Bryan Wells, che rappresentava la parte ecclesiastica del Vaticano. Lui non ha aperto bocca, le domande le conduceva Giani. Ho raccontato quello che potevo sapere, ma non mi hanno detto niente di come si sono sviluppate le indagini. Non so neanche se avessero convocato altre persone, ma penso di sì”. Esattamente 9 giorni dopo quella convocazione in Vaticano nel 2012, il 13 maggio, fu aperta la tomba di Enrico De Pedis nella cripta della basilica di S. Apollinare in mezzo alle polemiche per quella “indegna sepoltura”.

E’ questo anche il periodo di un presunto scontro nella Procura di Roma proprio sulle indagini della scomparsa della ragazza. Pietro Orlandi nel suo blog ha commentato così le nuove rivelazioni: “eppure il Vaticano ha sempre smentito l’esistenza di un fascicolo o di indagini interne sul caso di Emanuela, anche di recente, nel libro del segretario personale di papa Ratzinger, mons. Georg Gänswein, si legge: ‘Io non ho mai compilato alcunché in relazione al caso Orlandi, per cui questo fantomatico dossier non è stato reso noto unicamente perché non esiste’”. Evidentemente, prosegue la nota, “Gänswein si era dimenticato che nel 2019 lui stesso aveva fatto menzione a Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, dell’esistenza del fascicolo, incitandola ad insistere verso la Segreteria di Stato. Oggi scopriamo che invece le indagini furono fatte e che il Vaticano volle sentire proprio uno dei testimoni mai ascoltati dalla procura di Roma”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

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