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Forzalavoro | La settimana di quattro giorni che divide il mercato, i salari territoriali e la retromarcia sullo smart working – Linkiesta.it

CHI PUÒ PERMETTERSI LA SETTIMANA CORTA?

C’è chi la vorrebbe, chi la contesta, chi teme che si finirà per lavorare di più, e peggio. Ma la settimana lavorativa di quattro giorni è qualcosa di cui ormai si discute sempre di più a livello globale. Anche se poi – a conti fatti – è applicata molto poco nel mondo. D’altronde, è difficile implementare una settimana di quattro giorni quando il resto dell’economia è organizzato su cinque. Esistono quindi per lo più delle sperimentazioni. E i feedback, dalla Gran Bretagna alla Nuova Zelanda, dalla Spagna al Belgio, al momento sembrano positivi.

Corta a chi? Eppure, una settimana lavorativa di quattro giorni sembra ancora fuori portata per molti lavoratori. Ci sono professioni «accorciabili» e altre che farebbero più fatica, o per le quali è quasi impossibile. La settimana corta sta diffondendo nei settori tech, nella finanza o nei servizi professionali. Ma è più difficile prevedere lo stesso cambiamento per insegnanti, impiegati in aziende più tradizionali che hanno bisogno di essere aperte sette giorni su sette. A meno che non si assuma più personale. Ma poi entra in gioco il fattore costo.

Piccoli ritocchi Certo, ci sono alcuni settori più reticenti in cui si potrebbe sviluppare con piccole modifiche e ancora non lo si è fatto. Pensiamo a tutto il mondo della consulenza e del diritto, che però sono organizzati attorno al concetto di ora fatturabile, il che significa che meno lavoro equivale automaticamente a meno reddito. Qualcuno – pochi – ci sta provando a cambiare paradigma, con studi legali che ad esempio passano dalla fatturazione a ore alla fatturazione in base al valore del progetto.

Bisogna anche sapersi organizzare Se le aziende danno a tutti i dipendenti lo stesso giorno libero, questo rende più difficile il coordinamento con clienti e fornitori. L’alternativa è concedere giorni liberi diversi a persone diverse, in modo da continuare a lavorare cinque giorni. Ma c’è bisogno di affinare processi di comunicazione per poter affrontare i giorni in cui i colleghi non sono presenti. Se si riuscisse a incastrare tutto, molti esperti ritengono che la settimana lavorativa di quattro giorni potrebbe adattarsi alla maggior parte dei settori.

Conta anche la cultura aziendale Le grandi aziende hanno spesso la capacità finanziaria per riorganizzare il lavoro, ma strutture molto più rigide. Vale per lo smart working, così come per la settimana corta. Per cui si vedono molto più le piccole e medie aziende o le startup che sperimentano la settimana lavorativa di quattro giorni perché sono più agili e veloci nei cambiamenti.

Senza dimenticare i manager Se il datore di lavoro non si fida del fatto che i dipendenti possano realizzare con successo il cambiamento, è improbabile che vogliano persino testarlo. Nei casi in cui le settimane lavorative di quattro giorni si sono rivelate impopolari tra i dipendenti, ad esempio, un problema comune sono state le segnalazioni di manager che hanno intensificato la misurazione delle prestazioni, il monitoraggio e le pressioni sulla produttività. Aumentando i livelli di stress dei lavoratori.

Utopia? Ma al di là dei manager e della cultura aziendale, ci sono settori che devono lavorare sette giorni su sette, in cui la settimana corta sembra fuori radar. Come ristoranti, vendita al dettaglio, scuola e sanità, dove una settimana lavorativa più breve significherebbe aumentare il personale, con un aumento dei costi e anche una retribuzione inferiore per tutti. L’esperimento fatto tra il 2015 e il 2017 a Göteborg in Svezia ha mostrato che per due anni le infermiere di una casa di cura per anziani hanno lavorato 6 ore al giorno anziché otto, ma in breve tempo il sistema si è rivelato ingestibile economicamente.

L’alternativa Per questi settori, però, ma anche per tutti gli altri, si potrebbero immaginare altre forme di organizzazione per conciliare meglio lavoro e vita privata. Come i giorni senza riunioni o orari di lavoro flessibili.

  • Come raccontavamo in qualche puntata fa di “Forzalavoro”, un modo migliore per intervenire potrebbe essere quello di aggiungere flessibilità ai giorni di lavoro, cioè aggiungere slot di orari possibili in cui lavorare. Il concetto è «desincronizzare» le giornate, cioè dare ai dipendenti la possibilità di entrare e uscire dagli uffici con grande flessibilità di orari. In questo modo, si possono accompagnare i figli a nuoto e a calcio, allenarsi o andare allo sportello di un ufficio pubblico e poi tornare a lavorare. Senza dover concentrare tutti gli impegni extralavorativi in un solo giorno.

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TOUR EUROPEO
La premier Giorgia Meloni oggi riceve a Roma il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Venerdì sarà a Stoccolma e Berlino, e si parla anche di un possibile incontro con Emmanuel Macron all’Eliseo prima del Consiglio Ue del 9 e 10 febbraio. Intanto si attende anche l’annunciata visita a Kyjiv.

Temi caldi:

  • C’è la questione annosa della gestione dei flussi di migranti.
  • Si discuterà anche delle possibili modifiche alle norme sugli aiuti di Stato, come sostegno alle imprese europee in risposta all’Inflation Reduction Act americano.

Anticipazioni Nel “non paper” del Consiglio che sta circolando ci sono due ipotesi. Una, sostenuta dalla Francia e dal commissario al Mercato Interno Thierry Breton, prevede un intervento sul modello del progetto Sure. L’altra ipotes, appoggiata da Ursula von der Leyen, è creare un fondo sovrano, sulla falsa riga del NextGenerationEu. Ma l’idea di emettere nuovo debito comune è osteggiata dal cancelliere tedesco Olaf Scholz e dai Paesi frugali. L’Italia considera entrambe le soluzioni e soprattutto chiede flessibilità nell’uso dei fondi di coesione e del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Concorrenza dimezzata Il governo intanto è alla ricerca di un compromesso sul ddl concorrenza. Il ministro Adolfo Urso ha iniziato il lavoro per un nuovo testo dopo aver affossato quello di Draghi, ma tra le categorie interessate sarebbero escluse tassisti, ambulanti e balneari. Cioè quelle più problematiche per Fratelli d’Italia.

SALARI PLURALI?
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha proposto di alzare lo stipendio agli insegnanti dove il costo della vita è più alto, cioè soprattutto al Nord, sollevando un vespaio di polemiche. Si è tornato a parlare di gabbie salariali. In realtà, il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo spiega che «il contratto è nazionale e tale deve restare. Possiamo però utilizzare strumenti come la contrattazione accessoria per riconoscere le peculiarità dell’area in cui si vive».

Sos bollette Ad aprile finiranno i 21 miliardi stanziati dal governo nella legge di bilancio contro il caro energia. Con il ribasso dei prezzi del gas, potrebbero servire ora 6 miliardi per rinnovare il pacchetto. Federico Freni, sottosegretario all’Economia, dice che non serviranno scostamenti di bilancio e anticipa un nuovo possibile schema di aiuti che premia chi risparmia sui consumi. Intanto l’Antitrust ha bocciato il governo sul decreto carburanti.

LO CHIAMAVANO DIGNITÀ
Il governo pensa di ammorbidire alcuni vincoli sull’utilizzo dei contratti a tempo determinato previsti nel decreto dignità. I risultati di una ricerca riportata su Lavoce.info, però, suggeriscono che nuove regole, in particolare sulla causale, ne allungherebbero solo la durata, senza creare nuova occupazione.

Legge Meloni? No grazie Il ddl sull’equo compenso, approvato alla Camera, ora deve passare dal Senato. Ma ai professionisti non piacciono le sanzioni per chi accetta compensi inferiori a quelli stabiliti per legge, la differenza tra professioni ordinistiche e non ordinistiche e tantomeno la ridottissima platea delle imprese a cui si applica.

EMERGENZE INDUSTRIALI
Acciaio caldo Oggi è previsto un incontro tra le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici e i rappresentanti di Acciaierie d’Italia. L’ad Lucia Morselli solleva dubbi di incostituzionalità su un articolo del decreto Ilva, i sindacati la accusano di gestione fallimentare e chiedono di accelerare il passaggio del controllo a Invitalia.

Si decolla Il Tesoro ha sottoscritto la lettera d’intenti di Lufthansa per acquisire una quota di minoranza di Ita Airways. La vendita dovrebbe concludersi nel giro di due mesi. Oggi è previsto intanto un incontro tra l’azienda e i sindacati sul tema delle retribuzioni.

Rete unica Si allungano di nuovo i tempi per la costruzione della Rete nazionale. L’offerta che dovrebbe confezionare il consorzio guidato da Cdp, e di cui farebbero parte Macquarie e Kkr, potrebbe essere consegnata tra metà e fine febbraio. Il prezzo potrebbe attestarsi sui 24 miliardi. Anche di questo dossier il ministro Urso ha parlato a Bruxelles con la commissaria Vestager, per le implicazioni a livello di concorrenza e monopolio.

NUMERI
Il polso del mercato Secondo l’ultimo rapporto congiunto di Bankitalia, ministero del Lavoro e Anpal, nel 2022 sono stati creati 380mila posti di lavoro più altri 602mila nel 2021. La ripresa ha completamente riassorbito la caduta causata dal Covid-19. Nel 2022 sono soprattutto contratti a tempo indeterminato, ma a fine anno il numero dei contratti a termine ha ripreso a salire.

  • Giovedì 2 febbraio si tiene il Tavolo sul lavoro autonomo convocato dalla ministra Marina Calderone.

Dati in arrivo:

  • Domani l’Istat pubblica i dati su occupati e disoccupati a dicembre 2022 e la stima sul Pil del quarto trimestre.
  • Mercoledì 1 febbraio arriva il dato sull’inflazione a gennaio.

BANCHE CENTRALI
Questa settimana sono previste le riunioni di politica monetaria della Fed (mercoledì 31 gennaio) e della Bce (1 febbraio), dopo una serie di dati macro che hanno sorpreso in positivo. Negli Stati Uniti i prezzi hanno cominciato a raffreddarsi e la recessione data per certa non si sta materializzando. Anche nell’Eurozona l’economia sta dando segnali positivi, ma per frenare l’inflazione quasi certamente Francoforte procederà con un ulteriore rialzo di 50 punti base. Dalla Fed ci si aspetta invece un rialzo dei tassi a ritmo più lento.

COSE DI LAVORO
Retromarcia Il lavoro da remoto non decolla, anzi. In Italia è appena il 14,9% degli occupati che svolge parte dell’attività a distanza, ma potrebbe essere quasi il 40%, secondo gli ultimi dati dell’Inapp.

  • Dal 1 tra febbraio, tra l’altro, i residenti nella fascia di confine che lavorano in Svizzera dovranno svolgere la loro attività esclusivamente in sede. L’accordo amichevole sul telelavoro siglato tra Italia e Confederazione Elvetica scadrà il 31 gennaio. Nonostante i numerosi appelli da entrambe le parti, l’intesa non è stata rinnovata.

Tute blu Secondo il primo cruscotto sul lavoro nella metalmeccanica di Fim Cisl, nonostante i 206 tavoli di crisi al Mise, il principale problema del settore resta la carenza di manodopera: per quasi l’otto per cento delle imprese la difficoltà di assumere nuove risorse è un ostacolo per lo svolgimento dell’attività. Mancano non tanto figure specializzate quanto operai poco qualificati. La questione centrale quindi non è la mancanza di competenze sul mercato, ma la scarsità di risorse, dovuta soprattutto al flusso ridotto di operai stranieri.

Dimissionari Secondo i dati della Fondazione studi Consulenti del lavoro, l’aumento del numero di lavoratori che danno le dimissioni è alimentato anzitutto dall’uscita dei professionisti più qualificati e più ricercati dalle aziende: informatici, ingegneri, medici, architetti, chimici, geometri, ma anche operai specializzati e periti.

Ancora tagli Ford pianifica di tagliare 3.200 posti di lavoro in Europa e di spostare alcune produzioni negli Stati Uniti. Ibm ha annunciato di voler tagliare l’1,5% della sua forza lavoro (3.900 posti). Riduzione del 6% dell’organico anche per Spotify. Seimila nuovi licenziamenti entro il 2025 per Philips.

Malati Secondo il New York Times, gli effetti prolungati del long Covid stanno tenendo ancora a casa molti lavoratori negli Stati Uniti. In Gran Bretagna, a causa di malattie croniche, 1,6 milioni di adulti over 50 non sarebbero in grado di lavorare.

Tappabuchi Il governo britannico sta pensando di incentivare gli studenti, anche stranieri, ad accettare lavori part time per coprire i posti vacanti in settori come l’ospitalità o il commercio. Si starebbe ipotizzando di innalzare il limite delle ore di lavoro retribuito per gli studenti stranieri a 30 ore settimanali dalle 20 attuali o di rimuovere del tutto la soglia.

Che ne pensate?

Per oggi è tutto.

Buona settimana,

Lidia Baratta

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