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L'esilarante autogol di “acciughina” Speranza sulla destra: “Ci hanno rubato i voti dei più deboli…” (video) – Secolo d'Italia

L’arringa dell’ex ministro Roberto Speranza non è esattamente quella di un Enrico Berlinguer. Pallido, smunto, deluso dall’esito del voto e dall’irrilevanza del suo partito, “acciughina” Speranza viene invitato a parlare all’assemblea del Pd e dal palco prova a scuotere le masse, si fa per dire, con attacchi alla destra che “ci ha tolto i voti dei ceti popolari, dei più deboli”, dice a un certo punto, senza rendersi conto dell’autogol politico che mette a segno e senza un briciolo di autocritica.

Speranza e la destra che “prende i voti della sinistra”

Hai voglia a chiedere al leader di Articolo 1, una presa di coscienza politica. L’unico messaggio che Speranza sa dare alla platea del Pd è quello dell’urgenza, della necessità: “Di fronte a questa destra l’unità è una scelta politicamente e moralmente obbligatoria. Credo ci sia bisogno di un momento di serietà. Non è un passaggio banale quello di oggi, soprattutto per me e per la mia comunità di Articolo Uno. Il 21 gennaio è una data pesante per a storia del nostro Paese. Costituente è per me la parola giusta. Ma con onestà dobbiamo dire che la parola non basta. Alla parola bisogna essere conseguenti ed essere capaci di riconnetterci con la società italiana e con quelle persone che non credono più nella politica. Nessuno può dare lezioni, ma c’è una montagna da scalare. Costituente vuol dire ricostruire un grande partito nazionale e popolare. Significa porre le basi per costruire l’alternativa alla destra che oggi governa l’Italia…”.

L’eredità dei “tempi bui” su cui vigilare…

E qui Speranza strappa un timido applauso di circostanza: “Questa è una destra erede dei tempi più bui della storia del Paese e che ha il progetto di spaccare l’Italia con l’Autonomia e stravolgere la Costituzione con il presidenzialismo. Dobbiamo farlo per Parlamento e nel Paese. E’ una destra insidiosa perchè ha preso i voti dei ceti popolari, dei ceti più deboli, delle periferie. Per me qui c’è una ragione di fondo anche nella scelta che stiamo compiendo”. Quale scelta? Ah, le faremo sapere…

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