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Maestra sospesa per preghiera in classe: “Accusata di averli plagiati. Tornerò a scuola a testa alta, adoro i bambini e il lavoro, un dono del Signore” – Orizzonte Scuola Notizie

Sospesa con stipendio ridotto per aver fatto recitare una preghiera in classe: è la storia di un’insegnante di una scuola primaria dell’Oristanese. Il caso è arrivato in Parlamento con interrogazioni da parte di alcuni deputati della maggioranza. “Siamo alla follia- commenta il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini -Buona Santa Pasqua a questa Maestra”.

Un provvedimento preoccupante, che ha il sapore della censura se non addirittura della persecuzione religiosa: intollerabile in una società inclusiva e rispettosa di ogni credo” ha commentato il presidente della Regione Sardegna Cristian Solinas.

Rientrerò a scuola a testa alta, mi hanno contestato una cosa in cui non pensavo ci fosse nulla di male, come una preghiera prima di Natale, con il lavoretto del braccialino” ha detto la maestra intervistata dal telegiornale locale Videolina.

Era il 22 dicembre, l’ultimo giorno di lezione prima delle vacanze di Natale, quando l’insegnante ha dovuto sostituire un collega assente per un’ora in una classe terza. Ha pensato di creare un piccolo rosario ai bambini e poi hanno recitato un Ave Maria e un Padre nostro. I bambini erano contenti, ha raccontato la maestra, ma dopo un po’ di tempo due mamme si sono lamentate dell’iniziativa presa.

Il resto è noto: sospensione e riduzione dello stipendio.

Sono sospesa dal 25 marzo al 15 aprile. In un momento delicato dell’anno scolastico, hanno privato delle lezioni i bambini. La scuola è la mia vita” ha spiegato la docente al Corriere della Sera. “Tutti gli alunni delle mie classi sono cattolici, non c’è nessun musulmano. Non pensavo di avere mancato di rispetto né ferito coscienze o sensibilità“, ha aggiunto.

Le accuse – ha dichiarato l’insegnante a Repubblica – sono assurde: “Ho fatto pregare i bambini senza essere un’insegnante di religione, li ho plagiati. Bambini che adoro e che mi adorano, che mi cercano quando mi assento, che sono arrivati anche a chiamarmi mamma. Per me il lavoro con loro è una missione, un dono del Signore e per questo non mi aspettavo tutto questo“.

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