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Papa Francesco, dieci anni di pontificato: “Andrò a Kiev solo se Mosca mi riceverà” – Il Riformista

Il 13 marzo 2013 si affacciò alla finestra e disse: “Fratelli e sorelle, buonasera”

Redazione — 12 Marzo 2023

Papa Francesco, dieci anni di pontificato: “Andrò a Kiev solo se Mosca mi riceverà”

Il 13 Marzo 2023 Papa Francesco compirà 10 anni di pontificato. “Fratelli e sorelle, buonasera”. Con questa frase accogliente si presentò al mondo facendo capire sin da subito che Papa sarebbe stato, eliminando le distanze con le persone sin da subito. E da allora Bergoglio ha iniziato la sua rivoluzione, un passo alla volta, a partire dalla scelta del nome, Francesco, evocativo di mitezza e amore per chi è minore come il Santo di Assisi. Sono numerose le sfide e i problemi che Francesco ha fin ora ha affrontato e ancora deve affrontare. L’ultima questione quella del celibato sacerdotale di cui ha parlato durante un’intervista al sito di informazione argentino Infobae.

Il celibato è “una prescrizione temporanea… Non è eterna come l’ordinazione sacerdotale… Il celibato, invece, è una disciplina“. All’intervistatore che gli chiede se dunque potrebbe essere rivisto, risponde convinto: “Sì”. Nella Chiesa cattolica “di fatto ci sono preti sposati”, per i fedeli di rito orientale, specifica Bergoglio. In un’altra recente intervista al quotidiano argentino La Naciòn, il Papa rivelato che esiste un “servizio di pace” cui la Santa Sede sta lavorando per porre fine alla brutale invasione della Russia in Ucraina.

All’intervistatrice che gli chiedeva se quello che sta succedendo in Ucraina è un genocidio ha risposto: “È una parola tecnica. Per esempio nel caso degli armeni si è discusso molto, naturalmente i turchi erano contrari, finché non è stato certificato che si trattava di genocidio. Tecnicamente non saprei come definirlo. Ma ovviamente quando si bombardano le scuole, gli ospedali, i rifugi, l’impressione non è tanto quella di occupare un luogo, ma di distruggere. La guerra ha una serie di regole etiche. Non mi piace parlare di etica della guerra perché è una contraddizione in termini, ma non è un modo di procedere. Non so se questo sia un genocidio o meno, deve essere studiato, ma di certo non è un’etica di guerra cui siamo abituati”.

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina Francesco non è riuscito a parlare al telefono con Putin. Ma ha raccontato delle sua attività in cerca di pace che ha definito “un servizio di pace”: “Il secondo giorno sono andato all’ambasciata. Il ministro Lavrov mi ha risposto che mi era molto grato, che ci stavano pensando, ma ovviamente non per il momento. Ora, il Vaticano sta facendo qualcos’altro, qualcosa di più diplomatico, per vedere se si può ottenere qualcosa”. Non scommetterebbe forse su un incontro tra Zelensky e Putin “ma è verosimile un incontro mondiale, di rappresentanti mondiali su questo. C’è anche un gruppo israeliano che ci sta lavorando. È probabile che diversi gruppi si riuniscano e facciano qualcosa, giusto? Il Vaticano sta lavorando…Sono disposto ad andare a Kiev. Voglio andare a Kiev. Ma a condizione che io vada a Mosca. Andrò in entrambi i posti o in nessuno dei due”. E su questo resta possibilista, disposto a tenere le porte aperte. “La guerra mi fa male, ecco cosa voglio dire”.

Sulla questione gender spiega che non gli è mai stato chiesto di scrivere un documento. “Sì, chiarimenti – continua nell’intervista – Io faccio sempre una distinzione tra la pastorale con persone di diverso orientamento sessuale e l’ideologia di genere. Sono due cose diverse. L’ideologia di genere, in questo momento, è una delle colonizzazioni ideologiche più pericolose. Va oltre la sfera sessuale. Perché è pericolosa? Perché diluisce le differenze, e la ricchezza degli uomini e delle donne e di tutta l’umanità è la tensione delle differenze. È crescere attraverso la tensione delle differenze. La questione del genere diluisce le differenze e rende il mondo uguale, tutto smussato, tutto uguale. E questo va contro la vocazione umana”.

Redazione

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