Un uomo ha aperto il fuoco nella tarda mattinata di oggi a Parigi, nei pressi del centro culturale curdo Ahmet-Kaya di rue d’Enghien, nel decimo arrondissement. Il bilancio provvisorio è di tre morti e altrettanti feriti: uno di questi sarebbero in condizioni gravissime. La polizia ha fermato il presunto responsabile. Secondo Le Parisien, si tratterebbe di uomo di 69 anni, un ex macchinista dell’Sncf – la società ferroviaria francese – ora in pensione. Gli agenti che l’hanno fermato avrebbero sequestrato l’arma utilizzata per esplodere i colpi. Ma, a quanto si apprende, non sarebbe stato il suo primo arresto. L’uomo era infatti appena uscito di prigione: appena «una decina di giorni fa», secondo quanto ha confemato la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, a Bfmtv. L’emittente francese è stata la prima a rivelare che il 69enne appena un anno fa aveva attaccato, armato di sciabola, un campo migranti della capitale, ferendo quattro persone, due delle quali in modo grave. L’uomo era di conseguenza stato incriminato per violenze di carattere razzista: dopo essere stato liberato, si trovava ora «sotto controllo giudiziario in attesa del processo». Il presunto killer è egli stesso ferito, e si trova in ospedale, ma non sarebbe grave. La procura della capitale ha confermato che è stata aperta un’inchiesta con i capi d’accusa di assassini, omicidi volontari e violenze aggravate. «Il pericolo è scampato, le motivazioni del gesto restano al momento sconosciute», ha fatto sapere una fonte di polizia.
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La ricostruzione
Un commerciante di un negozio vicino alla sede del centro curdo ha detto all’Afp di aver sentito sette o otto colpi di fuoco in strada: «è stato il panico totale, ci siamo rinchiusi dentro». Diversi passanti avrebbero assistito alla scena, indicando subito dopo agli agenti intervenuti il responsabile, rifugiatosi in un salone di bellezza. «Ho visto i poliziotti entrare nel salone dove c’erano due persone a terra, ferite alle gambe, nel sangue», ha detto un testimone, Emmanuel Boujenan, all’agenzia di stampa francese. La premier francese Elisabeth Borne ha espresso in un tweet «pensieri e totale sostegno alle vittime della sparatoria» e «gratitudine verso i poliziotti che hanno fermato il presunto autore di questo atto odioso», informando che il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, si sta recando sul luogo dell’agguato.
Il possibile movente razziale e le polemiche politiche
Le notizie emerse nelle ore successive alla sparatoria sui precedenti per violenze razziste del presunto killer stanno però alimentando crescenti tensioni politiche. Sul piano dell’ordine pubblico, la polizia ha diramato una circolare per organizzare un immediato dispositivo di protezione di tutti i siti della comunità curda a Parigi. La stessa sindaca della capitale sembra avallare un nuovo movente xenofobo dietro l’aggressione di oggi, cui attribuisce una chiara matrice politica. «La comunità curda e attraverso di essa tutti i parigini sono stati colpiti da questi omicidi perpetrati da un militante di estrema destra. I curdi, ovunque essi risiedano, devono poter vivere in pace e in sicurezza. Più che mai, Parigi è dalla loro parte in questi momenti bui», ha scritto in un tweet Anne Hidalgo (del Partito socialista). Ma i residenti curdi della zona hanno improvvisato proteste per strada in città, additando il presidente turco Erdogan come responsabile dell’odio verso i curdi.
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