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Quanto occidente c'è nei droni russi Orlan 10

Un’inchiesta di Reuters e iStories ha scoperto la rete attraverso cui chip, circuiti e motori elettrici riescono a bucare le maglie delle sanzioni e ad arrivare fino alla linea di assemblaggio dei droni russi Orlan 10, responsabili della morte di oltre 100 soldati ucraini al giorno. L’articolo di Marco Orioles

I droni russi Orlan 10 con cui l’armata di Putin orienta sul bersaglio i micidiali colpi della sua artiglieria che fanno strage di soldati ucraini sono fabbricati anche con componenti occidentali che arrivano fino in Russia attraverso una catena logistica fatta di esportatori compiacenti e abili ad evadere le sanzioni.

Lo Special Technology Centre di San Pietroburgo

È stata un’inchiesta condotta da Reuters e iStories, un medium russo, in collaborazione col Royal United Service Institute di Londra a scoperchiare la rete attraverso cui chip, circuiti e motori elettrici riescono a bucare le maglie delle sanzioni e ad arrivare fino alla linea di assemblaggio degli Orlan 10, ubicata presso lo Special Technology Centre di San Pietroburgo.

Un tempo specializzato nella fabbricazione di dispositivi di sorveglianza per il governo russo, il Centro è ora concentrato nella produzione di droni per l’esercito. Messo sotto sanzioni già dall’Amministrazione Obama a causa del suo ruolo nel tentativo di influenzare le presidenziali Usa del 2016, adesso il Centro non può più ricevere tassativamente componenti di fabbricazione occidentale a causa delle nuove sanzioni varate dagli Usa dopo l’invasione dell’Ucraina.

Il primo esportatore compiacente: Asia Pacific Links

Analizzando i registri doganali e le tracce dei pagamenti fatti, Reuters e iStories sono riusciti a documentare il ruolo di un esportatore basato a Hong Kong e chiamato Asia Pacific Links, che ha rifornito lo Special Technology Centre con parti sofisticate.

Le esportazioni di Asia Pacific Links avevano come beneficiario un singolo importatore di San Pietroburgo, Ilogic, che ha stretti legami con il Centro al punto di condividerne l’indirizzo.

Quest’anno per Asia Pacific è stato un boom di esportazioni: tra il 1° marzo e il 30 settembre ha esportato parti valutate in 5,2 milioni di dollari, più del doppio di quanto la compagnia abbia esportato nello stesso periodo del 2021.

Tra le componenti che Asia Pacific ha trasferito in Russia ci sono 1,8 milioni di dollari di chip fabbricati da Analog Devices, altri chip del valore di 641mila dollari realizzati da Texas Instruments e altri chip per 238mila dollari costruiti da Xiliax.

Ma non ci sono solo componenti made in Usa: tra le componenti consegnate da Asia Pacific a Ilogic ci sono anche i micromotori fabbricati da una compagnia giapponese, Saito Seisakusho, che le foto scattate sui campi di battaglia mostrano essere incorporati negli Orlan 10.

Dal 2017 Ilogic ha importato in Russia ben 70 milioni di dollari di parti elettroniche destinate in massima parte al Centro di San Pietroburgo, il quale ha come suo più grande cliente il Ministero della Difesa russo, che tra febbraio e agosto di quest’anno ha effettuato pagamenti a favore del Centro per un valore di 99 milioni di dollari.

L’esportatore basato in Florida

Tra le sorprese di questa inchiesta congiunta c’è anche l’individuazione di un esportatore basato nella costa sud della Florida, la IK Tech, che tra il 2018 e il 2021 ha venduto componenti elettroniche alla Russia per un valore di 2,2 milioni di dollari, oltre il 90% delle quali erano destinate a Ilogic.

I dati doganali mostrano in particolare che tra l’ottobre 2020 e lo stesso mese dell’anno successivo IK Tech ha venduto circa 1.000 circuiti americani fabbricati da un’azienda californiana chiamata Gumstix per un valore di 274mila dollari.

Le foto realizzate dagli ufficiali ucraini sui droni catturati ai russi mostrano al loro interno proprio un circuito Gumstix.

Poco prima che scattasse l’invasione dell’Ucraina e i droni Orlan ne invadessero i cieli, le attività dell’IK Tech avevano attirato l’attenzione delle autorità americane che hanno proceduto all’arresto del fondatore, un quarantunenne con doppia cittadinanza russa e Usa di nome Igor Kazhdan.

Tra i capi d’accusa rivolti a Kazhdan c’è anche l’esportazione in Russia, senza l’apposita licenza, di sofisticati amplificatori realizzati dall’azienda Usa Qorbo, che vengono spesso usati negli equipaggiamenti radio e radar militari. Anche in questo caso si è scoperto che gli amplificatori vengono usati nell’assemblaggio degli Orlan 10.

Kazhdan rischiava 40 anni di carcere, ma alla fine il giudice federale gli ha inflitto una pena più mite e una multa irrisoria.

Intercettato dai reporter di Reuters, Kazhdan si è rifiutato di parlare dei suoi traffici con la Russia, dichiarando che la sua storia non è poi così rilevante. “Questo è semplicemente comico”, ha detto Kazhdan. Ma con i bombardamenti facilitati dagli Orlan 10 che causano secondo Reuters la morte di oltre 100 soldati ucraini al giorno, c’è davvero poco da scherzare.

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