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Quasi tutto ciò che sappiamo sui re Magi non è contenuto nella Bibbia

di Anna Toniolo

Durante tutto il periodo natalizio e fino all’Epifania, le figure dei re Magi popolano le case di molte persone in Italia e nei Paesi di tradizione cristiana, muovendosi sul presepe con il passare dei giorni. 

Anche la maggior parte degli atei e degli agnostici (o dei non cristiani) riconosce il simbolismo del presepe: secondo la tradizione, esso raffigura il racconto biblico dei tre saggi che, a cavallo di cammelli, seguirono la famosa “stella cometa” fino a raggiungere Betlemme il 6 gennaio, per omaggiare il neonato Gesù bambino con i doni di oro, incenso e mirra. 

Ma come è nato e si è diffuso quello che sappiamo su Melchiorre, Gaspare e Baldassarre? La Bibbia non contiene praticamente nessuno dei dettagli sui tre Magi noti ai giorni nostri. Si tratta di informazioni aggiunte nel corso degli anni da fonti esterne o dal tramandarsi della tradizione orale. 

Che cosa riporta il Vangelo
L’unica fonte religiosa ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa che fa riferimento all’arrivo dei Magi è il Vangelo di Matteo, uno dei quattro Vangeli canonici del Nuovo Testamento insieme a quelli degli evangelisti Marco, Luca e Giovanni. 

Nel secondo capitolo del Vangelo di Matteo, a partire dal primo versetto, si legge che quando Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, «alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme» insieme a una «stella» che «li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino». Sempre secondo il testo sacro, i Magi offrirono in dono al nuovo nato «oro, incenso e mirra».

Dunque, l’evangelista Matteo non fa riferimento specifico al numero di Magi, non riporta i loro nomi e non fornisce neppure alcun dettaglio su come abbiano compiuto il loro viaggio, se in sella a un cammello, a piedi o in un altro modo.

Il numero dei Magi
Ai giorni nostri per tradizione si presume che i Magi fossero tre perché il Vangelo di Matteo menziona tre doni. Il numero dei Magi, però, non può essere definito con sicurezza e nel tempo è arrivato fino a dodici, come nel caso del “Libro dell’ape”, una raccolta storiografica e teologica che contiene numerose storie bibliche, scritta nel XIII secolo da Salomone di Akhlat, allora vescovo di Bassora , all’interno della Chiesa d’oriente.

Nelle prime rappresentazioni dei Magi nell’arte paleocristiana, che si riferisce al periodo che va dal I al VI secolo d.C., il numero variava da due a quattro, pur essendo prevalente la classica terna. Uno dei primi autori ad affermare che i Magi fossero tre sembra essere stato il teologo paleocristiano Origene, morto nel 253 d.C e, grazie anche ad alcuni sermoni di Papa Leone I proprio sulla figura dei Magi, il consenso generale sul loro numero ha finito per conformarsi al numero dei loro doni. Successivamente si è consolidato il numero di tre Magi nelle rappresentazioni artistiche religiose, portando la tradizione fino ai giorni nostri. 

I loro nomi
Anche i nomi dei Magi (tradizionalmente Gaspare, Melchiorre e Baldassarre), non provengono dalla Bibbia e sono apparsi nella letteratura cristiana solo oltre cinquecento anni dopo la presunta nascita di Gesù. 

Intorno all’VIII secolo, i nomi dei tre Magi comparvero in una cronaca nota come Excerpta latina barbari, cioè la versione in latino di una cronaca greca del V o dell’inizio del VI secolo in cui vengono riportati dei dettagli di storia da Alessandro Magno fino ai consoli romani. In questo testo, ai Magi che portarono i doni a Gesù bambino vengono attribuiti i nomi di Bitisarea, Melichior e Gathaspa – bisogna notare qui che, in generale, l’autore della cronaca in latino faceva errori nel riportare i nomi propri dall’originale greco. 

Nomi simili compaiono anche nel cosiddetto “Vangelo armeno dell’infanzia”, uno dei vangeli apocrifi – cioè uno dei testi a carattere religioso non riconosciuto dalla religione cristiana – che risale al VI secolo, è scritto in armeno e si basa su una versione siriaca più antica che non esiste più. Qui i Magi appaiono come Melkʿon, Baltʿasar e Gaspar

I Magi, però, sono stati riportati in altri testi con nomi completamente diversi come, ad esempio, Hormizdadh, Izgarad, Perozadh, in un’opera scritta in lingua siriaca o Ator, Sator e Petatoras in un altro scritto in latino della metà del Seicento, entrambe dedicate allo stesso episodio descritto nel Vangelo. 

Re Magi o solo Magi?
Nessuna fonte biblica descrive i Magi come re, ma nella versione originale dei Vangeli scritta in greco antico il termine “Magi” corrisponde a “μάγοι”, passata dal greco al latino “magus” e comunemente traducibile in italiano come “mago”. Il termine indicava i sacerdoti persiani dello zoroastrismo, religione monoteista preislamica molto diffusa nell’Asia centrale, ai quali venivano attribuite doti di divinazione. Questo dettaglio fa chiarezza anche sulla loro origine, in quanto nel Vangelo viene precisato solamente che gli uomini arrivavano da un generico «oriente».

Il passaggio allo status di “re” si è consolidato nel tempo, per l’influsso di diverse opere letterarie e artistiche. Già nel II secolo d.C. l’autore latino Tertulliano considerava i Magi come re e anche altre opere non riconosciute come sacre, ma che parlano di cristianesimo come la Grotta dei tesori e il già citato Vangelo armeno dell’infanzia

In Occidente, la regalità dei Magi si è affermata più tardi: solo nel XI secolo le rappresentazioni artistiche iniziarono a mostrare le corone sulle loro teste. 

La stella cometa
Stando alla narrazione tradizionale, il percorso dei Magi fino alla grotta di Betlemme è guidato dalla stella cometa. Anche in questo caso, il testo del Vangelo fa riferimento a una «stella».

Il nome di “stella cometa” è piuttosto impreciso, dal punto di vista scientifico. Le stelle sono corpi celesti che brillano di luce propria, perché costituiti di materia incandescente, mentre quelle che chiamiamo comunemente “comete” sono in realtà grandi oggetti composti per la maggior parte di polvere e ghiaccio che orbitano intorno al Sole.

La trasformazione in “cometa” per quanto riguarda la “stella” che guida i Magi fu probabilmente compiuta da Giotto con la sua opera denominata “Adorazione dei Magi” nella Cappella degli Scrovegni, a Padova, nei primi anni del 1300. Giotto dipinse probabilmente  la cometa di Halley che aveva attraversato i cieli europei proprio in quel periodo. 

Tuttavia, gli astronomi non hanno registrato alcun passaggio di comete per il periodo in cui gli studiosi datano la nascita della figura di Gesù, ma soltanto una congiunzione planetaria avvenuta nel 6 a.C. e che avrebbe potuto generare un effetto simile.

In conclusione
Dalla Bibbia sappiamo che i Magi vennero da oriente, che seguirono una stella fino a Betlemme per trovare il neonato Gesù bambino e che gli portarono in dono oro, incenso e mirra.

Per risalire all’origine della tradizione natalizia odierna, però, è necessario guardare a fonti differenti rispetto al Vangelo contenuto nella Bibbia. Quelle fonti, nei secoli, hanno aggiunto molti dettagli al racconto del viaggio dei Magi verso Betlemme.

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