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Stati Uniti, la Camera pubblica le dichiarazioni dei redditi di Donald Trump che attacca: «Accadranno cose orribili»

La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, dopo anni di battaglie, ha dato il via libera alla pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi di Donald Trump, dal 2015 al 2020. Migliaia di pagine, tutta la documentazione che riguarda la complessa e variegata galassia di affari, proprietà e partecipazioni in società dell’ex presidente statunitense. Appena dieci giorni fa, il Comitato Ways and means della Camera aveva rilasciato due dossier sulle tasse dell’ex inquilino della Casa Bianca, dai quali sono uscite numerose informazioni sul rapporto tra Trump e il fisco nei suoi anni alla presidenza. Non solo. Nel report viene anche messo in discussione l’operato dell’Irs, la società di riscossione tributi degli Stati Uniti, per non aver approfondito e controllato a dovere la situazione reddituale e patrimoniale di Trump durante il suo mandato e fino al 2019. Dai documenti già visionati, è emerso che durante i primi tre anni della sua presidenza Trump ha pagato 1,1 milioni di dollari in tasse federali sul reddito, ma non ha pagato tasse nel 2020 poiché il suo reddito è diminuito e le perdite sono aumentate. Durante il suo primo anno da presidente, Trump ha addirittura pagato 750 dollari di imposta federale, registrando perdite per circa 13 milioni di dollari. Uno dei quesiti ai quali i documenti resi pubblici potranno ora rispondere è se – e quanto – Donald Trump abbia beneficiato dalle politiche fiscali che lui stesso ha firmato. A partire proprio da Tax Cuts and Jobs Act del 2017, che prevedeva una serie di agevolazioni e tagli fiscali per le imprese e le persone benestanti.

L’ira dell’ex presidente e i conti in Cina

«I democratici non avrebbero dovuto farlo, la Corte Suprema non avrebbe dovuto approvarla», ha dichiarato Donald Trump, furioso per la pubblicazione delle sue dichiarazioni dei redditi. “«Potrebbe portare a cose orribili per molte persone», ha aggiunto l’ex presidente, «i democratici radicali di sinistra usano come arma qualsiasi cosa». Secondo Trump, che si è ricandidato alla Casa Bianca per le elezioni del 2024, i documenti gli daranno ragione: «Provano che ho avuto successo e sono stato in grado di usare alcune deduzioni fiscali per creare migliaia di posti di lavoro». Dalle carte intanto, emerge che ha avuto conti correnti bancari all’estero fra il 2015 e il 2020, incluso uno in Cina dal 2015 al 2017.

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