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Strage Bologna, il suicidio di Sparti e i tormenti sulla “bugie” del padre – Il Riformista

Il caso

David Romoli — 29 Gennaio 2023

Strage Bologna, il suicidio di Sparti e i tormenti sulla “bugie” del padre

Il corpo di Stefano Sparti lo hanno trovato i vicini di casa nel cortile delle torri di Tor Bella Monaca. Tutto lascia pensare che si sia ucciso buttandosi dalla finestra della casa in cui abitava, al quattordicesimo piano, anche se prima dell’autopsia è impossibile avere certezze e alcuni elementi lasciano margini di dubbio. Aveva 53 anni ed era sotto processo a Bologna per falsa testimonianza in uno degli ultimi processi sulla strage del 2 agosto 1980 quello contro Luigi Ciavardini. La prossima udienza era fissata alla fine di febbraio.

Sparti era figlio di Massimo la cui testimonianza, per stessa ammissione della corte in un altro dei recenti processi per Bologna, è il solo elemento su cui si basano le condanne contro Valerio Fioravanti e Francesca Mambro e, di conseguenza, contro tutti gli altri imputati. Nel 2007, intervistato da Giovanni Minoli, dichiarò che il padre, in punto di morte, aveva ammesso di aver mentito giustificandosi con una frase ripetuta al processo Cavallini: “Non avevo alternative. Lo ho fatto per voi”. Nell’udienza del 18 dicembre 2018 il figlio del superteste confermò quelle affermazioni e giurò che il 4 agosto 1980, data nella quale Fioravanti lo avrebbe incontrato a Roma per chiedergli di procurare due documenti falsi, suo padre era invece a Cura di Vetralla.

Non era il primo a smentire la presenza nella Capitale di Sparti in quel giorno: lo avevano già fatto la moglie e la madre del teste, nonché la colf. Diverse corti hanno scelto di ignorare quelle testimonianze che smantellavano l’unico elemento fondativo della condanna. La stessa cosa ha fatto quella del processo Cavallini, aggiungendo una denuncia per falsa testimonianza e depistaggio trasformatasi in rinvio a giudizio nell’aprile scorso. L’interrogatorio di Sparti, facilmente reperibile su Radio Radicale, è un esempio raggelante di cosa siano stati i processi per la strage di Bologna, con domande come: “Se suo padre era così violento perché non lo ha denunciato anche se aveva solo 11 anni?”. “Com’è possibile che lei ricordi quel che è successo nei primi di agosto 1980 se non sa neppure la data precisa del divorzio tra i suoi genitori?”.

La denuncia è scattata perché, secondo la Corte, Sparti si era confuso sul giorno in cui Cristiano Fioravanti, fratello di Valerio e allora appena scarcerato, era andato a trovare la famiglia Sparti a Vetralla. L’allora undicenne ricordava il 2 agosto mentre una nota della questura riportava le 19.45 come ora della scarcerazione, rendendo così impossibile l’arrivo a Vetralla al mattino, come sostenuto invece, 38 anni più tardi, da Stefano. Il non essere creduto era per Stefano Sparti un cruccio profondissimo. Non capiva come si potesse dar credito a quello che lui stesso definiva “un bugiardo cronico” e non a tutte le testimonianze che lo contraddicevano. Nella speranza di trovare conferma alle sue parole, Stefano aveva cercato di incontrare De Vecchi, colui che aveva materialmente realizzato i documenti falsi.

Aveva rintracciato l’indirizzo, si era presentato a casa sua, si era più volte appostato cercando di parlarci, a volte da solo, altre volte con giornalisti interessati al caso. Non è mai riuscito a vederlo. Stefano Sparti ha avuto una vita tragica, con un figlio adorato affetto da malattia degenerativa incurabile a cui il padre, a sua volta malato, aveva dedicato l’intera vita. Se, come è probabile, il suo è stato un suicidio, diverse motivazioni lo hanno spinto a quel salto. Ma il rinvio a giudizio di Bologna è stato il colpo di grazia.

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