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Tutte le energie alternative delle fonti pulite

Chi c’era e che cosa si è detto alla 3ª edizione del Business Talk “Fonti Alternative per la Nuova Energia – Rinnovabili, Idrogeno e Nucleare”, organizzato da RCS Academy e Corriere della Sera

Molecole verdi, decarbonizzazione, diversificazione delle fonti d’energia tra innovazione tecnologica e infrastrutture necessarie. Sono i temi di cui si è discusso ieri alla 3ª edizione del Business Talk “Fonti Alternative per la Nuova Energia – Rinnovabili, Idrogeno e Nucleare”, organizzato da RCS Academy e Corriere della Sera e dedicato alle fonti di energia per la transizione ecologica, verso gli obiettivi del net zero: rinnovabili, idrogeno e nucleare.

RINNOVABILI, PICHETTO: INTERVENIRE CON L’OBIETTIVO DELLA NEUTRALITÀ

“La Commissione e il Consiglio europeo – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto – sono una somma di quelli che sono gli interessi di ogni Paese. Noi abbiamo il dovere di difendere gli interessi degli italiani, senza mettere assolutamente in discussione il fatto che il 40% delle emissioni avvenga da parte degli immobili e che, quindi, si debba assolutamente intervenire su questo fronte con l’obiettivo della neutralità”.

Il ministro ha spiegato che “stiamo definendo un percorso di individuazione con le Regioni di altre aree idonee. Andremo a definire, per legge, tutte le aree che sono contigue a ferrovie, autostrade o tra ferrovie ed autostrade. Si tratta di aggiungere delle aree, in quel senso. Altrettanto sarà per l’eolico. Uno dei grandi spazi che possiamo avere è quello dell’eolico offshore, andando a individuare luoghi dove c’è vento”.

Sul tema delle automobili, Pichetto ha affermato che “il punto fondamentale che ci siamo posti al 2035 è ‘perché solo elettrico?’ Questo però non significa dire no all’elettrico, significa avere la convinzione che l’elettrico è uno dei sistemi di decarbonizzazione più rilevanti. È l’autostrada per il futuro, ma ciò non significa che si debba scegliere questo con una posizione ideologica. Noi, come governo stiamo investendo 3 miliardi e 600 milioni di euro sull’idrogeno. Stiamo facendo un grande investimento sull’idrogeno e sull’e-fuel. Il ragionamento, però, è stato anche di mettere sul tavolo il biocarburante, che ha una quota molto piccola di emissioni”.

DIALUCE (ENEA): RICERCA E INNOVAZIONE GIOCHERANNO UN RUOLO CHIAVE

Il presidente di Enea, Gilberto Dialuce, ha sottolineato il fatto che “il percorso di decarbonizzazione a livello europeo, ma soprattutto anche mondiale, richiede uno sforzo tecnologico ma anche di mentalità, di cambio di mentalità molto importante. Questo perché il percorso è estremamente sfidante. La ricerca e l’innovazione giocheranno un ruolo chiave in questo processo di transizione verso un modello di Stato sostenibile. Ad esempio, anche per quanto riguarda il tema dell’economia circolare dovremmo cambiare gli stili di vita e di consumo. Se si vuole puntare sulle rinnovabili, il tema delle materie prime critiche diventerà fondamentale per evitare di sviluppare dipendenze come quelle che abbiamo avuto e vissuto recentemente, in modo drammatico per il gas”.

LANZETTA (ENEL): NEL 2024 GIGAFACTORY CATANIA PRODURRÀ 3 GW DA PANNELLI SOLARI

Nicola Lanzetta, direttore Italia del Gruppo Enel, ha ricordato come “la prima cosa che abbiamo fatto è la realizzazione mezzi potenziamento di questa fabbrica di Catania – il Cantiere Gigafactory 3Sun – che penso sia un orgoglio sicuramente per noi, per Enel. Per questo Paese è una fabbrica che nel 2024, quindi praticamente domani, produrrà una quantità di pannelli pari a 3 GW. Al di là del numero, significa fare circa 15 volte tanto quello che stiamo facendo ora in questa fabbrica ma soprattutto, sarà la più grande in Europa, la cui produzione sarà maggiore della somma di tutte le fabbriche europee. Questo ci dà la dimensione di quanto si possa fare in quest’ambito. Enel Italia in 3 anni investirà 18 miliardi, di cui 9 andranno sulla rete, in particolare per renderla più resiliente. Investire sulla rete è vitale”.

MAZZONCINI (A2A): PER DECARBONIZZAZIONE SERVONO BIOCARBURANTI, E-FUEL E IDROGENO

“Oggi, in Italia e in giro per il mondo, l’energia la consumiamo all’80% sottoforma di molecola (petrolio, gas) e 20% sotto forma di elettrone. Se vogliamo avere un mondo decarbonizzato ci servono elettroni green e molecole green. Gli elettroni green sono l’idroelettrico, l’eolico, il fotovoltaico, mentre le molecole green probabilmente saranno i biocarburanti, gli e-fuel e l’idrogeno. C’è, però, un’ancora un dibattito importante su quando saranno disponibili, in che percentuali, eccetera. Su questo si sta ancora lavorando, ma di sicuro saranno necessari”. Così Renato Mazzoncini, CEO e General Manager di A2A.

MONTI (EDISON): PUNTARE AD AVERE ENTRO 2030 ALMENO 20% PRODUZIONE DA BIOGAS

Per Nicola Monti, CEO di Edison, “il gas naturale è un elemento importante, in particolare per il sistema energetico e produttivo italiano. Noi siamo uno dei Paesi che hanno la percentuale di utilizzo del gas più alta a livello europeo. Il gas quindi ci accompagnerà, ma progressivamente potrà essere mixato e sostituito con il gas verde, come il biogas”.

“C’è un piano di produzione di biogas abbastanza ambizioso in Italia – ha aggiunto Monti – dovremmo arrivare a 5-6 miliardi di metri cubi all’anno di produzione, quindi avere all’orizzonte del 2030 almeno un 20% di produzione di gas rinnovabile da biogas all’interno del consumo complessivo. Poi c’è l’idrogeno, che rappresenta un altro capitolo di forma del vettore energetico che può andare ad integrarsi nei processi produttivi di quei sistemi industriali che non sono elettrificati e può costituire anch’esso una soluzione”.

Per quanto riguarda l’energia nucleare, Monti ha affermato che “nel prossimo decennio può essere una soluzione possibile. Noi pensiamo all’utilizzo del nucleare di piccole dimensioni, quelli che si chiamano ‘Small modular reactors’, cioè moduli più flessibili, attorno ai 300 MW di potenza, sia elettrica che termica, che possono dare un flusso produttivo a costo fisso e che hanno un basso impatto ambientale perché non producono CO2. Inoltre, essendo piccoli possono essere prefabbricati e industrializzati, e avere quindi dei costi di produzione e dei tempi di realizzazione contenuti”.

GALLO (ITALGAS): INFRASTRUTTURA ABILITATORE PER GAS DIVERSI, COME IL BIOMETANO

Il CEO e general manager di Italgas, Paolo Gallo, ha ricordato che “negli ultimi 18 mesi la situazione energetica è cambiata in modo significativo: non c’è più solo la transizione energetica, ci sono i temi della sicurezza degli approvvigionamenti, del costo dell’energia e della competitività del nostro sistema industriale. L’infrastruttura può giocare un ruolo fondamentale nel garantire questi tre obiettivi, perché può offrire delle soluzioni che vanno esattamente in queste direzioni”.

Per Gallo “il biometano ci permette di raggiungere tutti e tre gli obiettivi, perché ha un contenuto di CO2 pari a zero o negativo e garantisce una maggiore sicurezza di approvvigionamento, perché viene prodotto localmente. Inoltre, il biometano può abbattere una serie di costi perché, oltre ad essere il prodotto del trattamento di rifiuti, produce anche un fertilizzante, e proprio di recente si parlava della mancanza di fertilizzante a causa della guerra in Ucraina. L’infrastruttura quindi è un abilitatore per questi gas diversi”.

“Negli ultimi 2 anni – ha proseguito il CEO di Italgas – abbiamo incontrato oltre 500 startup. Alcune le abbiamo selezionate perché ci hanno offerto prodotti e servizi assolutamente innovativi. Per quanto riguarda l’efficienza energetica, ad esempio, abbiamo trovato startup che ci hanno portato delle grandi idee su come ridurre i consumi di energia, idee che abbiamo già applicato nel corso del 2022. Lo scorso anno Italgas è riuscita a ridurre il consumo rispetto al 2021 del 20%, una cifra che all’inizio era inimmaginabile. Questo grazie al numero di innovazioni e di nuove idee che sono state portate e immediatamente applicate. Avere un ecosistema aperto e ‘contaminato’ da idee anche al di fuori del nostro settore è un valore incredibile”.

FARINA (SNAM): PREVEDIAMO UN RUOLO MOLTO IMPORTANTE DELL’IDROGENO VERDE

“Il biometano è già oggi una realtà: in Italia ci sono 200 milioni di metri cubi che viaggiano all’interno della nostra rete ed entro il 2030 prevediamo una crescita fino a 5 miliardi di metri cubi, rispetto all’attuale domanda di 65-70 miliardi”. Così Claudio Farina, executive vice president Strategy, innovation and Sustainability di Snam, che ha aggiunto: “prevediamo un ruolo molto importante dell’idrogeno verde. Verrà trasportato nei nostri tubi, di cui nel frattempo abbiamo provveduto a verificare la compatibilità dal punto di vista tecnico e ingegneristico. L’idrogeno verrà trasformato in liquido e trasportato, probabilmente via nave, sotto forma di ammoniaca. Inoltre, a partire dall’idrogeno verde si faranno i cosiddetti e-fuels, quindi tutta una serie di molecole che aiuteranno a sostituire le molecole che oggi arrivano dal combustibili fossili, principalmente dal petrolio e dai suoi derivati”.

ALVERÀ (TREE ENERGY): TRA 5 ANNI AVREMO IDROGENO A 30-40 EURO A MEGAWATTORA

Di idrogeno ha parlato anche Marco Alverà, CEO di Tree Energy Solution: “tra 5 anni avremo l’idrogeno a circa 30-40 euro a megawattora, ovviamente dove ci sono sole e vento. L’idrogeno a questi prezzi significa che costerà meno del petrolio, meno del gas e quasi come il carbone. La grande sfida che hanno lanciato gli Stati Uniti con l’Inflation Reduction Act è una reazione alla spinta fortissima della Cina sull’idrogeno e sulle batterie. È un tentativo, da parte degli Stati Uniti, di appropriarsi del primato e di accelerare questa discesa dei prezzi delle energie rinnovabili”.

“L’opportunità degli interventi governativi – ha spiegato Alverà – è di non impiegarci 15 anni di tempo, come è successo con il solare, perché dal punto di vista climatico abbiamo meno tempo. Da un punto di vista di business, abbiamo l’opportunità di creare fabbriche in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, quindi di non delegare tutto alla Cina”.

IACONO (HERA): IN ITALIA 500.000 TONNELLATE DI IDROGENO, MA SFIDA È PRODURRE IDROGENO VERDE

“Sull’idrogeno – è intervenuto Orazio Iacono, CEO del Gruppo Hera – Bruxelles ha tracciato la strada, ma non sono ancora del tutto chiari i tempi per uno sviluppo della filiera su larga scala e a prezzi competitivi. Lo sviluppo della filiera legata all’idrogeno dipenderà molto dalla contestuale messa a terra di investimenti, sia lato produzione che lato consumo, negli usi finali. Oggi in Italia abbiamo 500.000-600.000 tonnellate di idrogeno, ma è idrogeno grigio, senza cattura di CO2”.

“La sfida – ha spiegato Iacono – è produrre idrogeno rinnovabile. Su questo noi abbiamo cominciato a fare piccoli primi passi: ad esempio siamo stati i primi in Italia a testare la miscelazione dell’idrogeno con gas metano, nella nostra rete di distribuzione di Castelfranco Emilia. Lo abbiamo fatto lo scorso mese di novembre con un blending fino al 2%, e abbiamo potuto testare sul campo che è fattibile. Non ci fermeremo qui: stiamo pianificando di chiedere una deroga per arrivare al 10%, passando per il 5%. Anche grazie a questo le nostre reti – e non solo le nostre – andranno a far parte delle attività ammissibili e allineate ai primi due obiettivi ambientali della tassonomia europea”.

RIZZOTTI (NEWCLEO): ENTRO 4 ANNI PRODURREMO PROTOTIPO DI REATTORE SMR IN ITALIA

Elisabeth Rizzotti, co-founder e managing director Italy di Newcleo, ha spiegato la strategia sul nucleare della sua azienda: “il nostro modello di business è il seguente: per i Paesi in cui è più complicata l’accettazione della fisica dell’energia nucleare, il fatto di poter portare dei reattori flessibili (gli small modular reactors, ndr) che si possono realizzare e poi trasportare dove devono essere utilizzati, portando il combustibile. È possibile poi riprocessare il combustibile che viene scartato dai reattori, riprendere le scorie e andarle a riprocessare per produrre nuovo mox. Questo è un modello che si basa sui principi di economia circolare”.

Per quanto riguarda i tempi, ha aggiunto Rizzotti, “abbiamo una partnership con Enea e recentemente ne abbiamo attivata una anche con Enel. Entro 4 anni produrremo in Italia un prototipo di reattore, come deve essere nella sua versione commerciale, che però non sarà alimentato nuclearmente. Parallelamente, entro il 2030 produrremo in Francia il primo reattore di piccole dimensioni, da 30 MW, mentre entro il 2032 produrremo un reattore di maggiori dimensioni in Inghilterra, da 200 MW, che è la dimensione che riteniamo commercialmente più semplice da utilizzare. Per dare un’idea di cosa significhi, 200 MW sono sufficienti ad alimentare il bisogno di 600 famiglie italiane”.

GOZZI (FEDERACCIAI): SIDERURGIA ITALIANA INVESTE SU RINNOVABILI, MA SERVE ANCHE NUCLEARE

Antonio Gozzi, presidente Federacciai, ha sottolineato che “dobbiamo migliorare l’impronta carbonica dell’elettricità comprata dalla rete. Noi abbiamo come imprese siderurgiche circa 8.000 ore l’anno di esercizio: possiamo coprirne 2.000 con l’acquisto di energie rinnovabili. Tutti i siderurgici italiani stanno investendo in energia rinnovabile – in particolare fotovoltaico e anche accumuli – ma non possiamo illuderci di far funzionare un forno elettrico solo con energie rinnovabili o solo con accumuli, perché servirebbero decine e decine di campi di calcio di accumuli per fare per dare la potenza che serve ad un forno elettrico che produce un milione di tonnellate”.

“Noi – ha aggiunto Gozzi – abbiamo bisogno di un’energia di base delle altre 6.000 ore decarbonizzata, un baseload decarbonizzato. Per averlo ci sono fondamentalmente due tecnologie: una è quella di decarbonizzare l’utilizzo del gas, quindi sfruttare la piattaforma logistica e infrastrutturale italiana sull’acquisto di gas mediterraneo e utilizzare questo gas nelle centrali elettriche a turbo gas che hanno un parco ancora relativamente moderno, ma introducendo dei sistemi di carbon storage. La seconda tecnologia è quella del nucleare di quarta generazione e dei micro reattori. Federacciai ha lanciato una collaborazione con Ansaldo: siamo andati in Slovenia per vedere se possiamo partecipare al finanziamento del raddoppio della centrale nucleare slovena e, nel frattempo, possiamo fare un PPE a lungo termine di energia nucleare decarbonizzata, che aiuterebbe a raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione spinta anche sullo Scope 2. Se riusciremo a farlo, avremo una elettrosiderurgia con 20 milioni di tonnellate di CO2 completamente green”.

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