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Bitcoin e criptomonete, scommesse da conoscere: il Bignamino di Gisolfi concorda con Visco

Il Bignamino di Beppe Ghisolfi – il best seller numero sette del Banchiere internazionale e scrittore edito da Nino Aragno – si conferma fin dal proprio primissimo debutto uno strumento (in)formativo allineato alle più recenti fenomenologie economiche e finanziarie. Una di queste è rappresentata senza dubbio dalla dimensione, ricca di opzioni ma ancor più di incognite, delle criptomonete di cui il Bitcoin si pone come il capostipite riconosciuto. 

Sull’argomento è recentemente intervenuto il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco durante l’edizione, appena conclusa, del Salone dei pagamenti svolta a Milano. 

Il vertice di via Nazionale si è rapportato alla vicenda dei fallimenti seriali provocati dal caso Ftx, sintomatico quest’ultimo di come – a partire dagli Stati Uniti d’America – le tecnologie ideate e utilizzate per coniare monete virtuali abbiano trovato nella quasi totalità dei casi applicazioni al di fuori dei mercati regolamentati e riconosciuti. 

Ignazio Visco ha ricordato l’enorme problema del potenziale conflitto di interessi che si ingenera in chi, autore e costruttore di una determinata piattaforma, promuove lo scambio il più diffuso possibile di cripto attività. 

La assenza di una precisa regolamentazione, negli Stati Uniti d’America così come in Europa dove tuttavia è un fase di esame il Micar (market cripto asset regulation), fa sì che a conferire valore alle monete virtuali siano gli stessi risparmiatori che decidono di investire su di esse. 

Esattamente – è la semplificazione chiara del governatore italiano – come avviene nel settore delle scommesse on-line, un ambito che solo il legislatore governativo e parlamentare può decidere di abolire o di regolare, per far conoscere alla platea dei potenziali scommettitori, ossia chiunque di noi, i rischi e i benefici, e con essi l’eventualità che l’adesione a simili attività porti alla creazione di fondi utilizzabili per finalità illecite come il riciclaggio o il trasferimento indebito di capitali. 

Un’analisi nella quale si riconosce perfettamente il Professor Beppe Ghisolfi, che nel proprio Bignamino dedica alla fenomenologia delle criptomonete un paragrafo specifico, mettendo in evidenza come le stesse vengano emanate non da enti centrali governativi, o universalmente riconosciuti, ma al contrario siano offerte e regolamentate dagli stessi proprietari di una piattaforma informatica in base a regole proprie: regole decentralizzate, come si dice in simili casi, con una tracciabilità fondata sul sistema blockchain (catene di blocchi) che consentono l’anonimato agli autori delle transazioni. 

Proprio la circostanza che le criptovalute non abbiano corso legale in quasi nessun Paese, fatta eccezione per realtà come il piccolo Stato del Salvador, determina che la loro accettazione come mezzo di pagamento avvenga su forma volontaria. 

Quindi siamo noi, con i nostri comportamenti, a dare valore, in senso economico monetario, a questi prodotti tipici dell’economia virtuale e digitale. 

Non è un caso che, dal 2009 a oggi, siano sorte diverse migliaia di valute cripto, il cui funzionamento richiede altissimi consumi di energia elettrica e la necessità che si crei un momento di scambio con qualche moneta tradizionale, dal dollaro all’euro. Proprio come nelle scommesse on-line ricordate dal governatore Visco, che portano in un mondo virtuale fatto di possibili guadagni ma di ancor più probabili perdite reali.

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