Marco Minniti, presidente della Fondazione Med-Or del gruppo Leonardo, parla del futuro dell’Africa e dell’Europa dopo il disimpegno Usa nel Mediterraneo
“La giusta e necessaria adesione di Finlandia e Svezia all’alleanza atlantica, insieme al riorientamento strategico degli Stati Uniti verso l’Asia e il Pacifico rischiano, tuttavia, di lasciare un pericoloso vuoto nel vicinato meridionale dell’Europa”. A scriverlo è l’ex ministro pd degli interni Marco Minniti, ora presidente della Fondazione Med-Or del gruppo Leonardo, ex Finmeccanica (obiettivo della fondazione è – si legge sul sito – di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (“Med”) e del Medio ed Estremo Oriente (“Or”).
LE SFIDE PER L’EUROPA E L’ITALIA ARRIVANO DA UCRAINA E MEDITERRANEO
Minniti, in un editoriale su Repubblica, fa il punto oggi sulle sfide l’Europa e il nostro paese dovranno affrontare nel prossimo futuro. Dal possibile riacutizzarsi della guerra in Ucraina, con le ricadute sui prezzi dei beni energetici, alle tensioni nei paesi dell’area del Mediterraneo che potrebbero originare da un aumento dei beni alimentari. “I Paesi dell’Africa settentrionale e sub-sahariana dipendono fortemente dalle importazioni. Hanno il più alto consumo di grano pro capite al mondo – e i bilanci pubblici sono tesi oltre ogni limite – scrive Minniti – . Incapaci di attutire l’impatto dell’aumento vertiginoso del costo della vita. Ciò comporta un rischio molto concreto di aumento delle tensioni sociali, di destabilizzazione politica e di nuove ondate migratorie. Un nuovo 2011”. E senza la possibilità di sperare in nuove primavere arabe.
IL DISIMPEGNO USA NEL MEDITERRANEO
Su questo, il presidente della Fondazione Med-Or, aggiunge che peserà il disimpegno degli Usa nell’area del Mediterraneo. La smobilitazione delle truppe in Afganistan della scorsa estate è stato il primo passo di un riposizionamento degli Usa, che, dovendo contrastare l’espansionismo cinese, ora pongono il punto focale della propria strategia geopolitica e militare nell’Oceano Pacifico. “La percezione del ritiro degli Stati Uniti dalla regione ha portato il mondo sunnita a superare le divisioni del passato e a lavorare per dare forma a un nuovo e più coerente ordine regionale nel Vicino Oriente e nel Nord Africa, incentrato su una migliore governance, sulla diversificazione economica e sulla stabilità – scrive Minniti -. La prova di ciò va oltre il sostegno fiscale delle monarchie del Golfo ai Paesi sunniti in tutto il bacino del Mediterraneo e comprende anche passi diplomatici cruciali, tra cui: la decisione degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein di normalizzare le relazioni con Israele; l’iniziativa a guida saudita per porre fine alla crisi diplomatica tra il Quartetto arabo e il Qatar; la riduzione delle tensioni con l’Iran da parte del Consiglio del Golfo attraverso il dialogo; il riavvicinamento degli Emirati Arabi Uniti, dell’Arabia Saudita e dell’Egitto alla Turchia. Simboleggiato, anche dall’incontro tra il Presidente Erdoğan e il Presidente al-Sisi a margine dei Mondiali di calcio del Qatar. In assoluto il primo tra i due”.
NEL MEDITERRANEO È IL TEMPO DELL’EUROPA (E DELL’ITALIA)
Il presidente della fondazione Med-Or invita l’Europa a sottrarre il Mediterraneo dalle “influenze concorrenti, anche tra paesi europei” e a convergere verso una “cooperazione più profonda ed a lungo termine tra l’Ue e i suoi partner nel Mediterraneo allargato”. Una soluzione che porterà, secondo le previsioni di Minniti, alla “costruzione di un nuovo ordine mondiale” che veda protagonista il “sud del mondo”. Apre, dunque, a “una sfida cruciale per l’Europa. Una storica opportunità per l’Italia”.
MINNITI: “AFRICA PROTAGONISTA DEL PROSSIMO FUTURO”
Non è la prima volta che Minniti interviene sul ruolo da protagonista che svolgerà nel prossimo futuro il continente africano. E sulla necessità dell’Europa di cavalcare il cambiamento per evitare di esserne travolta. “Il Niger è un paese chiave del Sahel e dell’Africa del Nord per il governo dei flussi migratori, per la sicurezza nel Mediterraneo e per la lotta al terrorismo. La leadership del presidente Bazoum è un riferimento importante per l’Africa e per l’intera Europa – ha detto Minniti nel corso dell’evento “Italia, Niger, Europa, Africa. Due continenti, un unico destino“, organizzato proprio dalla sua Fondazione -. Le grandi democrazie occidentali debbono guardare all’Africa e al presidente Bazoum come un protagonista per la costruzione di un nuovo rapporto”.
DAL PIANO MATTEI AL PIANO EUROPEO PER LO SVILUPPO DELL’AFRICA E L’IMMIGRAZIONE LEGALE
Cavalcare il cambiamento significa anche investire per lo sviluppo di un territorio ricco di risorse. Minniti non sposa il “piano Mattei”, quello proposto dalla Premier Meloni, ma in un’intervista a Repubblica delinea un piano europeo “Per la stabilizzazione politica, il sostegno economico, la prosperità sociale”. Investimenti “in Egitto, Tunisia e gli altri Paesi di partenza, e non per costruire hotspot, che non sono la soluzione. Neppure il più autoritario dei governi riuscirà a fermare la legittima aspirazione dei giovani a raggiungere l’Europa. Oltre agli investimenti, gli stati Ue garantiscono corpose quote di ingressi legali, perché c’è bisogno di lavoratori qualificati”. Lavoratori da scegliere attraverso “la nostra rete diplomatica e consolare, cui le persone si possono rivolgere per chiedere di entrare in uno degli stati Ue. Con un unico vincolo, però: il Paese di partenza si impegna al rimpatrio immediato degli arrivi illegali. Toglieremo così linfa vitale ai trafficanti di esseri umani”. A questo di aggiunge la proposta di chiudere i centri di detenzione illegali e “i centri di detenzione ufficiali usando corridoi umanitari che l’Europa si impegnerà ad aprire”. In Libia, paese di transito, gli unici centri di accoglienza dovrebbero essere gestiti da “Onu, Ue, Unione Africana”.
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