Entra nel vivo la campagna congressuale del Partito Democratico. Nei prossimi giorni, il primo round per scegliere i due candidati tra i quattro in corsa: Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli, che si contendono la guida del partito dopo le dimissioni di Enrico Letta.
Tra questi, i due che avranno ottenuto i maggiori consensi andranno al ballottaggio domenica 26 febbraio,
Per capire qual è la situazione nel Cuneese e le varie posizioni in campo abbiamo rivolto alcune domande al segretario provinciale, Mauro Calderoni.
Segretario, il Partito Democratico sta attraversando una fase complicata della sua storia. Come stanno vivendo gli iscritti e i vostri amministratori questa stagione congressuale?
“Già dalla recente campagna elettorale, ma ancor più dopo l’esito delle urne, è in atto una campagna coordinata di disarticolazione del PD sia da parte del Terzo Polo che dei 5 Stelle. L’essenza più pura del Partito Democratico è però quella di essere una forza plurale, aperta, inclusiva e questi attacchi rafforzano la convinzione dei militanti cuneesi, che, infatti, non sono calati in questo difficile momento e hanno condotto una campagna elettorale generosa e capillare che in tutte le “sette sorelle” ci ha permesso di stare ben sopra il risultato nazionale”.
In queste settimane stiamo assistendo ad un rimescolamento di posizioni, specie tra i maggiorenti del partito, non sempre facilmente comprensibili per i non addetti ai lavori. Vuole provare a spiegarcele?
“Onestamente non vedo stravolgimenti. Data la fase complessa di cui abbiamo detto sopra, constato una diffusa e profonda riflessione da parte dei nostri iscritti più o meno noti, una voglia di riappropriarsi di una azione di partecipazione e militanza che si era un po’ persa negli ultimi anni. Sale forte la richiesta di un partito che sia radicato e vitale, in cui la base torni ad essere costantemente coinvolta ed ascoltata nelle scelte politiche sul futuro delle nostre comunità locali e nazionali. Le primarie per la selezione delle candidature garantiscono un rapporto più intenso e diretto tra militanti, il mitico territorio, ed eletti. La nostra forza è il nostro radicamento, abbiamo ancora circoli e federazioni: rivalutiamo questo patrimonio di partecipazione attiva”.
Essendo segretario provinciale eletto unitariamente, lei ha affermato di non volersi schierare a favore di alcuno anche se ha fatto intendere che una preferenza per l’idea di partito espressa da Stefano Bonaccini ce l’ha. È così?
“In qualità di segretario provinciale, eletto all’unanimità, preferisco non partecipare direttamente all’attività di un comitato promotore, ma ho certamente le mie preferenze e non le nascondo. Bonaccini ha l’esperienza per rafforzare una proposta di governo credibile e concreta ed ha la formazione politica e amministrativa per restituire al PD il ruolo di supporto per un progetto politico progressista e riformista che deve necessariamente coinvolgere anche sensibilità più moderate. Un partito che persegua lo sviluppo sostenibile delle comunità, ma anche la loro coesione”.
In provincia di Cuneo in parecchie realtà comunali – Provincia compresa – si sono realizzate alleanze civiche di centrosinistra. C’è la possibilità che l’esito del congresso le metta in discussione per privilegiare un’alleanza nazionale col Movimento 5 Stelle?
“Il PD è un partito federale ed ogni territorio ha ampi margini di autonomia. In provincia di Cuneo da molti anni le forze partitiche e civiche di centro-sinistra collaborano convintamente con risultati positivi ed apprezzati dagli elettori al governo di molti paesi e città. Non c’è alcun motivo per cui il PD del futuro non continui ad essere quel partito sinceramente pluralista, che sa aggregare anziché dividere, proprio come avviene in tanti paesi e città della nostra Granda”.
Cos’è, a suo avviso, che oggi non va nel Partito Democratico? Si ha come la sensazione, a fronte di una situazione difficile sia per l’avanzata della destra sia per la situazione economica, che il suo partito si perda in bizantinismi. Cosa risponde a chi vi muove questa contestazione?
“Il nostro partito ha pagato il prezzo di governare con coalizioni poco omogenee in una fase difficile per il Paese. Una fase iniziata con la crisi finanziaria del 2008 che poi è divenuta economica, proseguita con la pandemia ed ora con la feroce guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. In un periodo storico così travagliato e difficile è senz’altro più facile protestare che governare, tant’è che il governo Meloni sta ampiamente facendo marcia indietro rispetto ai proclami ed alle promesse elettorali. Ciò detto abbiamo commesso due gravi errori in questi anni: non pretendere le elezioni quando il governo giallo-verde è andato in crisi e apparire governisti anziché responsabili. Le scelte difficili ed il faticoso e continuo compromesso necessario a tenere in piedi governi di coalizione anomala (SI, PD, Lega, FI, M5S e Terzopolisti) necessitavano di una relazione stretta e costante con la nostra base che invece è mancata. La gente capisce ed è disposta a fare sacrifici in momenti complicati per la comunità nazionale se è coinvolta e guidata verso obiettivi chiari. Gli ultimi governi sorretti da maggioranze “Arlecchino” ci hanno stremati in continue e faticose mediazioni, lasciando poco spazio al rapporto con militanti ed elettori”.
In predicato c’è anche l’elezione del segretario regionale…
“In Piemonte si sta lavorando ad una segreteria unitaria ed auspicabilmente del Piemonte 2, ovvero non torinese, come quella del novarese Domenico Rossi. “Mimmo” è in grado di condurre in porto questa soluzione. Mi pare un buon inizio”.
Nel 2024 si voterà per europee, regionali, comunali e forse – secondo Fratelli d’Italia e Lega – per la Provincia col ritorno all’elezione diretta del presidente e del Consiglio provinciale. Lei sta concludendo il suo secondo mandato consecutivo da sindaco di Saluzzo ed è opinione diffusa che guardi alla Regione. È così?
“Il 2024 sarà un frangente impegnativo dal punto di vista elettorale: la luna di miele della destra solo apparentemente coesa che governa il Paese sembra già compromessa e sono convinto che questo inciderà sulle europee e sulle regionali. Quanto a me sono sempre a disposizione degli amici di “Insieme si può”, con cui abbiamo fatto tanto per la nostra Saluzzo. Per i Comuni che si sono fusi c’è la possibilità di un terzo mandato in deroga, ipotesi che peraltro il Parlamento sta valutando di estendere a tutti i comuni. D’altronde se la comunità diffusa delle Terre del Monviso considererà l’opportunità di una candidatura ampiamente condivisa e qualcuno me lo chiederà valuterei attentamente se dare il mio contributo. Non necessariamente in prima linea. Quanto alla Provincia, la questione sono le risorse e non la modalità di elezione del presidente: sarebbe anzi il momento di finirla con questi continui capovolgimenti delle regole del gioco elettorale, a seconda delle convenienze di chi governa al momento”.