La guerra tra Russia e Ucraina-Unione Europea non si combatte solamente tra le steppe e le città più orientali del Paese “granaio”, bensì anche nelle continue manovre politiche e sanzioni pecuniarie volte a minacciare le rispettive economie. Anche nel settore agroalimentare. Già da anni. Il presidente russo, Vladimir Putin, infatti, nell’agosto del 2014, in risposta alle sanzioni di Bruxelles per l’annessione illegittima della Crimea alla Russia, firmò un documento che, tra diversi prodotti, vietava l’importazione dall’Europa anche di alcuni alimenti cardine della dieta mediterranea come pasta, formaggi, olio e vino.
Una decisione che è costata circa due miliardi di euro negli ultimi otto anni per uno dei settori clou del Bel Paese. E ad oggi, come spiegato dalla Coldiretti, questo veto ha fatto salire al livello record di 120 miliardi di euro la contraffazione di cibi Made in Italy. A Mosca e dintorni, di fatto, negli ultimi anni, si sono moltiplicati i fake-food tricolori, «dal Parmesan al salame Milano fino all’insalata “Buona Italia”». La beffa nasce proprio dalla diffusione nei supermercati di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy perché realizzati in Russia come mozzarella, robiola ma anche mortadella o importati da Paesi alleati come la Bielorussia dove vengono imitate scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta.
I cibi italiani “taroccati” dalla Russia
In Russia sono nate fabbriche specializzate
In molti territori che vengono controllati da Mosca, dagli Urali alla regione di Sverdlovsk (al confine con il Kazakistan), sono sorte fabbriche specializzate nella lavorazione del latte e della carne per coprire la richiesta di formaggi duri e molli così come di salumi che un tempo era soddisfatta dalle aziende agroalimentari italiane. Un fenomeno che ha colpito anche i ristoranti italiani che, dopo una rapida esplosione nel Paese di Putin, hanno sostituito i prodotti alimentari Made in Italy originali con quelli taroccati di bassa qualità. Dicesi, una vera e propria mazzata alla tradizione culinaria dello Stivale.
Ma l’industria del falso Made in Italy a tavola è diventato un fenomeno planetario con il risultato che per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo: oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. «Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy alle esportazioni che ha raggiunto nel 2022 la cifra record di 60,7 miliardi potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale» ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che «ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia».
Ma la Russia colpisce anche il resto del mondo: gli esempi di Zio Vanya e Stars Coffee
Vladimir Putin, giusto per ricordare, l’anno scorso sostituì anche le catene di McDonald’s che, a causa dello scoppio del conflitto, avevano lasciato il paese, con Uncle Vanya (“Zio Vanya”, in italiano), una versione “tarocca” del fast food il cui logo richiama in maniera chiara gli iconici archi d’oro del suo predecessore. Uncle Vanya è diventato poi Vkusno i Tochka, letteralmente “Delizioso e basta”. I suoi menu sono un rebranding di quelli americani ed il logo è comunque una sorta di “M”, anche se non più così somigliante a quella statunitense. Il rebranding a Mosca, però, non ha riguardato solamente McDonald’s: infatti, sono sorte anche alcune caffetterie chiamate Stars Coffee, chiaro “tarocco” della catena di bar a stelle e strisce Starbucks.
L’imitazione russa di Starbucks
Un monopolio totale
Ormai è chiaro come la Russia negli ultimi mesi abbia avviato una campagna di “lavaggio del cervello” ai propri cittadini: sia dal punto uditivo – con fake news e travisamenti della realtà – che da quello visivo – taroccando e boicottando qualsiasi prodotto a marchio europeo (o di origine Nato). Ma non tutti cascano, come si suol dire, dal pero: le notizie che arrivano dall’opinione pubblica del fronte, sono positive. Sono molteplici, infatti, le continue testimonianze, da parte di soldati marchiati “Z” (un’abbreviazione della frase “Perla vittoria”), che invocano lo stop della guerra. I campi di grano ucraini ormai stanno diventando un vero e proprio macello e cimitero per i giovani che dovrebbero pensare invece al futuro del pianeta. Non che l’Europa sia santa, perché la storia parla da sé, ma ora bisogna sicuramente arrivare ad un cessate il fuoco per il bene dell’umanità e del pianeta – ed anche per tutto quello che ruota intorno al Made in Italy.