Giulio Golia, conduttore e inviato della trasmissione “Le Iene Show”, è imputato davanti al Tribunale di Cuneo con l’accusa di diffamazione ai danni del tecnico ortopedico saviglianese Silvio Galfione (costituitosi parte civile). L’episodio contestato dalla Procura fa riferimento a un servizio televisivo andato in onda nel 2018 col titolo “L’uomo a cui hanno rubato le gambe”, in cui si dava conto del progetto e del relativo brevetto di realizzazione di protesi ortopediche per arti inferiori ideati da un artigiano di Treviso Fulvio Marotto.
Quest’ultimo, nel 2003, perse entrambe le gambe a seguito di un’infezione da meningococco. In quell’occasione Golia disse, secondo l’accusa offendendo la reputazione della parte civile, che “Marotto è arrivato tardi perché il saviglianese aveva già depositato il brevetto e quindi, legalmente, l’idea è del furbetto… che, fiutato il business, si è intascato l’idea”.
La diffamazione contestata all’autore, secondo la parte civile, starebbe nell’averlo definito come “persona che aveva ‘rubato’ al Marotto il progetto e il brevetto della protesi ortopedica“. Per la Procura di Cuneo, che ha chiesto di condannare Golia al pagamento di 2.500 euro di multa, il servizio andato in onda rappresenterebbe “una ricerca dello scoop che travalica i limiti del diritto d’informazione”. Ad associarsi alla richiesta anche l’avvocato di parte civile, secondo cui il racconto delle Iene “non è una notizia e viene meno il diritto di cronaca. Un servizio che ha leso la dignità e la reputazione di Galfione”.
Di diverso avviso è stata la difesa dell’imputato che ha sostenuto che “parlare di ‘idea rubata’ o di ‘furbetto’ non è ‘non continente’“: si parla di una continenza funzionale alla gravità del fatto, non di ingiurie. Per l’imputato è stata chiesta l’assoluzione. Ad associarsi, anche il responsabile civile Mediaset, secondo cui “il criterio della verità nel caso di specie dev’essere interpretato in maniera differente: in materia di giornalismo d’inchiesta, applicabile anche agli operatori informativi, si è di fronte a una ricerca attiva: non significa che vada bene pubblicare notizie false, è sufficiente il requisito della verità putativa”.
La sentenza è attesa l’8 maggio.
CharB.