Alzi la mano chi ha pensato a lui: Armando Pantanelli, classe 1971, nativo di Torino, catanese d’adozione. Marchio di fabbrica? Cappellino. Quel 4 novembre 2006, al Granillo, parò di tutto. Sembrava Superman. Finì 0-1 col gol di Corona. E il ritorno poi è storia: neutro di Rimini, Catania-Reggina, Pasqualino Foggia tira da casa sua e… Pantanelli la fa scappare sotto le gambe. Assurdo, che strano il calcio.
E ieri? E ieri più o meno lo stesso epilogo, 17 anni dopo. Stefano Gori di professione fa sempre il portiere. Al Granillo, all’andata, gliene hanno dette un po’ di tutti i colori. Prese qualsiasi cosa, anche le zanzare che ronzavano attorno alla porta (faceva ancora caldo). Regalò la prima tristezza interna a una Reggina che allora andava forte, molto forte. E ieri, dicevamo? E ieri… che strano il calcio. Una partita normalissima, due punizioni apparentemente innocue. Sulla prima l’errore c’è, seppur il campo scivoloso, il vento e il pallone rimbalzato davanti possano essere alibi parziali; sulla seconda invece è un disastro, anche qui probabilmente condizionato dal vento (lo ha ammesso Colombi a fine gara). Resta di lui un’immagine triste: è in lacrime a fine gara, scioccato e distrutto.
Si riprenderà, soprattutto se il vero valore è quello visto all’andata. Il calcio, però, è infame. Dà e toglie. Da eroe a capro espiatorio. Tutto in pochissimo tempo. E a Reggio Calabria ne sappiamo qualcosa…