assegno-unico-2023, come-fare-bene-la-domanda-per-non-perdere-soldi

Assegno unico 2023, come fare bene la domanda per non perdere soldi

La guida per evitare errori che possono far perdere parte dell’importo erogato dall’Inps

Roma, 8 aprile 2023 – L’assegno unico per i figli a carico ha da poco compiuto un anno (dopo essere entrato in vigore nel marzo del 2022), racchiudendo e riorganizzando all’interno di un unico contributo i vari bonus che venivano precedentemente elargiti in maniera più eterogena.

Assegno Unico

Assegno Unico

Dunque il suo riconoscimento a oggi rappresenta il sostegno di riferimento del settore pubblico alle spese di mamme e papà che hanno tutti gli interessi a completare correttamente l’iter burocratico in grado di validare l’erogazione del sostegno mensile.

Chi deve presentare la domanda

Per prima cosa, chi ha già proceduto a inviare la richiesta nel 2022 e si è visto riconoscere l’idoneità, non ha necessità di inoltrare un ulteriore aggiornamento: gli archivi digitali dell’Inps procedono a rinnovare la prestazione in automatico. Quello che invece è necessario fare è rinnovare la dichiarazione Isee: nel caso in cui il documento non venisse aggiornato infatti, non verrà presa in considerazione la fascia dello scorso anno, ma il richiedente si vedrà automaticamente retrocesso al livello corrispondente al contributo minimo riconosciuto, che quest’anno è di 54,1 euro al mese per ciascun figlio.

Come richiedere il contributo

Chi invece è appena diventato genitore, o in ogni caso chi non ha ancora presentato una domanda regolarmente accolta, ha tre opzioni tra le quali scegliere. La prima – e ormai più gettonata – riguarda l’accesso in autonomia al sito Inps tramite il servizio ‘Assegno unico e universale per i figli a carico’. E’ necessario disporre di Spid (almeno di livello 2), Carta di Identità Elettronica 3.0 (Cie) o Carta Nazionale dei Servizi (Cns). Le alternative sono rappresentate da una telefonata al numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o allo 06 164.164 (da rete mobile, con la tariffa applicata dal gestore telefonico) o ancora dal ricorso agli enti di patronato, attraverso i servizi telematici offerti gratuitamente.

I tempi

Presentare la domanda entro il 30 giugno consente di avere diritto a ricevere gli arretrati eventualmente dovuti a partire da marzo, mentre chi invierà la documentazione richiesta dal primo luglio in avanti, vedrà riconoscersi il contributo a partire dalla mensilità in corso, senza arretrati.

LA SIMULAZIONE DEGLI IMPORTI

Gli aventi diritto

L’Assegno unico riguarda tutte le categorie di lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati), lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati e inoccupati. E’ riconosciuto a condizione che al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio, il richiedente sia cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea o suo familiare, sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, oppure sia cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo, oppure ancora sia titolare di permesso unico di lavoro superiore a sei mesi. E’ anche necessario essere residenti e domiciliati in Italia, versare nel nostro Paese le imposte sul reddito, essere o essere stati residenti in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, o essere titolari di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale.

Reddito di cittadinanza

Ai nuclei familiari percettori del Reddito di Cittadinanza l’assegno unico e universale viene versato automaticamente dall’Inps senza che sia necessario presentare domanda.

Fasce di età

L’assegno unico è riconosciuto per ogni figlio minorenne a carico (con decorrenza dal settimo mese di gravidanza) e per i maggiorenni fino a 21 anni che si trovino in una delle condizioni precisate dall’Inps. Nello specifico è necessario frequentare un corso di formazione scolastica o professionale o un corso di laurea; svolgere un tirocinio o un’attività lavorativa e possedere un reddito complessivo inferiore a 8.000 euro annui; essere registrati come disoccupati e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego o svolgere il servizio civile universale. Per chi si prende cura di figli affetti da disabilità non ci sono invece limiti di età previsti.

Related Posts

Lascia un commento