Sono stati definiti nei giorni scorsi, a livello nazionale, i termini dell’accordo tra Carlo Calenda e Matteo Renzi dopo che sia Azione che Italia Viva hanno deciso, nelle rispettive assemblee, di dar corso al processo di federazione.
L’obiettivo è dar vita ad un partito unico entro il minor tempo possibile.
Nel testo dell’intesa, articolato in quattro punti, si legge che “Azione e Italia Viva, danno vita a una federazione, attraverso la quale partecipare in modo coordinato all’attività politica, con l’obiettivo di arrivare entro il tempo più breve possibile alla costituzione di un partito unico dei liberaldemocratici che sia aperto a tutte le forze e le energie liberali, riformiste e popolari che si riconoscano nei valori della Repubblica e respingano ogni forma di populismo di destra e di sinistra”.
In tema di alleanze e linea politica si prevede che “le alleanze, le modalità di partecipazione alle elezioni nazionali, amministrative ed europee e la linea politica della federazione siano definite di comune accordo tra Azione e Italia Viva”.
Allo scopo è stato costituito un ufficio di coordinamento politico costituito da quattordici membri: il presidente, nella persona di Carlo Calenda, il vicepresidente, che sarà designato da Italia Viva, i capigruppo di Camera e Senato, designati, rispettivamente da Azione e da Italia Viva, e cinque membri per parte designati, rispettivamente, da Azione e da Italia Viva.
Il presidente sarà il capo politico della federazione.
Come verranno definiti gli assetti territoriali del nuovo soggetto politico non è però ancora stato precisato.
Nel Cuneese, ad esempio, sotto l’aspetto organizzativo Azione si presenta al momento meglio organizzata di Italia Viva potendo contare in loco sulla presenza del vicesegretario nazionale Enrico Costa.
Il nuovo organigramma piemontese e cuneese dovrà infatti definire la linea politica (e le conseguenti eventuali alleanze) in vista dei primi importanti appuntamenti elettorali a partire dalle regionali che si terranno, insieme alle amministrative, nella primavera 2024.
Il Terzo polo andrà da solo? Stringerà alleanze e sì con chi?
Se a livello amministrativo sono consentite alleanze a macchia di leopardo, in nome del sempre più diffuso “civismo”, più complessa si presenta la situazione per quanto concerne la Regione.
Qualcuno sta adombrando la possibilità di un rassemblement civico sul modello Mondovì, ma l’ipotesi, per ora, è poco più di una suggestione.