Il Consiglio e il Parlamento Ue hanno concordato un testo comune per uno strumento anti-coercizione, per difendersi dalle pressioni economiche di altri paesi come Russia e Cina. E proprio in vista della visita a Pechino, Von der Leyen chiede una politica più severa nei confronti del paese del Dragone
L’Ue mette a punto un nuovo strumento di difesa commerciale il cui obiettivo è scoraggiare coercizione economica da parte di altri paesi, inclusa la Cina.
Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sullo strumento anti-coercizione con il quale si vuole dissuadere i paesi terzi dal prendere di mira la Ue e gli stati membri con la coercizione economica attraverso misure che incidono sul commercio o sugli investimenti. “Questo è uno strumento fondamentale per scoraggiare l’intimidazione economica e difendere gli interessi dell’Ue in un mondo sempre più instabile”, ha dichiarato Valdis Dombrovskis, commissario europeo per il commercio.
La proposta è concepita per contrastare una ricaduta delle tensioni geopolitiche nel commercio. In realtà l’Ue ha avviato il processo sullo strumento anti-coercizione per rispondere alle politiche statunitensi dell’ex amministrazione Trump, ma oggi lo strumento anti-coercizione è per lo più discusso nel contesto dei precedenti della Cina nella pratica della coercizione. Un esempio recente riguarda le pratiche commerciali cinesi contro la Lituania, dopo che quest’ultima ha permesso a Taiwan di istituire un’ambasciata de facto nel paese.
Nel frattempo, in vista della sua prima visita ufficiale a Pechino, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha parlato delle difficili relazioni dell’Europa con la Cina: “Il modo in cui gestiamo rapporto sarà determinante per nostra futura prosperità economica e per sicurezza nazionale”. Nel corso di un intervento all’European policy center di Bruxelles, von der Leyen ha invocato l’unità dell’Ue sull’uso “più audace e veloce” degli strumenti commerciali esistenti in aree come gli investimenti esteri diretti, i sussidi esteri e il meccanismo di lotta alla coercizione economica appunto.
Tutti i dettagli.
Il Parlamento europeo, la Commissione europea e il Consiglio europeo dei 27 Stati membri hanno approvato il nuovo strumento di difesa commerciale, il cui obiettivo è scoraggiare
coercizione economica da parte di altre nazioni, inclusa la Cina.
Il Consiglio avrà un ruolo importante nel processo decisionale determinando ciò che costituisce la coercizione economica. Alla Commissione europea saranno conferiti poteri di esecuzione nelle decisioni sulle misure di risposta della Ue, garantendo al contempo un maggiore coinvolgimento degli stati membri in tali decisioni.
Una volta entrata in vigore la legislazione, la Commissione può avviare indagini per stabilire se le azioni di un paese terzo equivalgano a coercizione. Se il 55% degli Stati membri dell’UE concorda con la valutazione della Commissione secondo cui esiste coercizione, allora loro, la Commissione e il Parlamento decideranno le contromisure contro il paese terzo. L’Ue agirebbe se una “maggioranza qualificata” di paesi lo sostenesse, a differenza delle sanzioni per le quali i singoli governi dell’Ue hanno potere di veto, puntualizza Reuters.
LE MISURE PREVISTE
Tra le misure che potrebbero essere applicate a un paese terzo in risposta alla coercizione economica figurano l’imposizione di restrizioni commerciali, ad esempio sotto forma di dazi doganali maggiorati, di licenze di importazione o di esportazione, o di restrizioni nel settore dei servizi o degli appalti pubblici.
Lo strumento di lotta alla coercizione è concepito per allentare le tensioni e incentivare la cessazione di misure coercitive tramite il dialogo. Eventuali contromisure adottate dall’UE sarebbero applicate solo in ultima istanza.
Una volta che la legislazione entrerà in vigore qualsiasi Stato membro potrà chiedere alla Commissione europea di indagare su un caso di coercizione.
UNA VIA ALTERNATIVA ALL’ARBITRATO DEL WTO
Lo strumento offre quindi una via alternativa per affrontare le controversie commerciali, dato che il percorso tradizionale di presentare un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio (World trade organization-Wto) spesso subisce ritardi. L’Ue ha storicamente utilizzato l’Organizzazione mondiale del commercio per risolvere le controversie, ma è sempre più disilluso poiché il processo di controversia dell’organismo con sede a Ginevra è stato ostacolato dal rifiuto degli Stati Uniti di parteciparvi pienamente, sottolinea il Ft.
RAFFORZARE LE DIFESE COMMERCIALI NEI CONFRONTI DI PECHINO E NON SOLO
“Questo strumento mira a dissuadere i paesi terzi dal prendere di mira l’Ue e i suoi Stati membri con la coercizione economica attraverso misure che incidono sul commercio o sugli investimenti”, ha dichiarato il Consiglio dell’Ue.
“L’Unione europea sa fin troppo bene cosa significa essere oggetto di coercizione economica. La decisione della Russia di interrompere i flussi di gas verso l’Europa ne è un esempio” ricorda Quartz. Ma oltre alle manovre del Cremlino, a preoccupare il Vecchio Continente ci pensano soprattutto le politiche industriali di Pechino creano una dipendenza asimmetrica dalla Cina attraverso catene di approvvigionamento chiave come semiconduttori, veicoli elettrici e minerali critici, che possono portare a rischi per la sicurezza nazionale.
LA POSIZIONE DI VON DER LEYEN SULLA CINA
E a riconoscere che il rapporto tra l’Ue e la Cina “è uno dei più intricati e importanti al mondo. E il modo in cui lo gestiamo sarà determinante per la nostra futura prosperità economica e per la sicurezza nazionale” è stata proprio la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, in un discorso al think tank Epc di Bruxelles, in vista del viaggio che la porterà in Cina la settimana prossima, insieme al presidente francese Emmanuel Macron.
“In meno di 50 anni – ha rammentato von der Leyen – la Cina è passata dalla povertà diffusa e dall’isolamento economico ad essere la seconda economia più grande del mondo, leader in molte tecnologie d’avanguardia”.
RIEQUILIBRARE LE RELAZIONI
“Non vogliamo tagliare i legami economici, sociali, politici e scientifici. La Cina è un partner commerciale fondamentale: rappresenta il 9 per cento delle nostre esportazioni di beni e oltre il 20 per cento delle nostre importazioni di beni. Sebbene gli squilibri siano in aumento, la maggior parte dei nostri scambi di beni e servizi rimane reciprocamente vantaggiosa e non rischiosa”, ha precisato von der Leyen. “Ma le nostre relazioni sono squilibrate e sempre più influenzate dalle distorsioni create dal sistema capitalistico statale cinese. Dobbiamo quindi riequilibrare queste relazioni sulla base della trasparenza, della prevedibilità e della reciprocità e garantire che le nostre relazioni commerciali e di investimento promuovano la prosperità in Cina e nell’Ue”, ha aggiunto la presidente della commissione europea.
NECESSARIO PER L’UE DOTARSI DI NUOVI STRUMENTI DI DIFESA COMMERCIALE
E per perseguire questi obiettivi, Bruxelles deve disporre di una solida gamma di strumenti di difesa commerciale, tra cui il controllo dei sussidi esteri adottato di recente e lo strumento anti-coercizione appena approvato. Quest’ultimo “potrebbe di per sé essere un deterrente sufficiente contro alcune forme di intimidazione economica” commenta Quatrz.
Tuttavia, l’accordo politico raggiunto tra Parlamento europeo, Stati membri e Commissione europea è ancora soggetto all’approvazione finale nelle prossime settimane. Il regolamento Ue entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.
“In realtà non è la pistola ad acqua, è una pistola, e a volte è necessario mettere una pistola sul tavolo, anche sapendo che non verrà usata. Questo strumento è l’ultima risorsa”, ha sostenuto ai giornalisti Bernd Lange, capo negoziatore del Parlamento europeo dopo la conclusione dell’accordo.
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