INDIA Ero stato con padre Chinnappan nella regione di Bimbetca, Nord-India, a visitare una famiglia di zingari Bhill, impegnati nella costruzione di un acquedotto. Ci addentrammo nella giungla fino a una parete rocciosa. Qui ci venne incontro una donna con un bimbo e uno degli uomini, che raccontò la sua storia.
Un giorno, l’accampamento si stava svegliando e la famiglia stava già iniziando la giornata. La mamma preparava la colazione, due bambini più grandi mettevano in ordine le stuoie e il papà si stava lavando. Il bambino più piccolo era ancora addormentato a pochi metri dalla capanna su una stuoia dove aveva dormito la famiglia.
In quel momento, dalla macchia verde, arrivò un leopardo che in grandezza doveva superare la norma, visti i terribili segni lasciati. Si avvicinò al bambino che dormiva, cercò di prenderlo con i denti, dapprima per gli abbondanti capelli e, non riuscendo, prese la testa del piccolo tra le sue fauci che perforarono entrambe le orecchie e si diresse verso le rocce.
Un grido della madre quando se ne accorse e uno scatto disperato del papà nel vedere suo figlio trascinato nella bocca del leopardo. Mi spiegò dopo che in quel momento cercò qualcosa, un oggetto, almeno un bastone, ma non trovando nulla istintivamente strappò dell’erba, la cosa meno adatta a spaventare una fiera, e corse all’impazzata dietro al leopardo a reclamare il figlio.
Quando arrivò a distanza di un metro, lanciò un urlo, un urlo che quell’uomo non mi seppe spiegare quanto intenso fosse stato, ma il fatto è che riuscì a spaventare l’animale, che lasciò la preda e corse via. E dire che i leopardi non si lasciano spaventare dagli uomini.
Il padre raccolse il bambino e, con il fratello, si diresse subito all’ospedale di Bhopal. Quindici giorni dopo, il piccolo era già tornato all’accampamento.
Quando raccontai questo fatto in Italia a un gruppo di fidanzati che si preparavano al matrimonio, dissi loro: «Fermatevi e pensate se voi avete il coraggio non solo di mettere al mondo un figlio, ma di difenderlo a costo di andarlo a reclamare a un leopardo che ve lo sta portando via nella foresta. Se sinceramente, in coscienza, vi sentite di dire sì, allora siete sufficientemente maturi per fare questo passo così coinvolgente della vostra vita. E voi ragazze, se pensate che il vostro fidanzato, oltre alle belle parole che vi dice, credete che sarà capace di difendere voi e i vostri figli come ha fatto quello zingaro, non abbiate nessuna paura, altrimenti aspettate».
Anche perché di giungle ce ne sono tante, troppe, con leopardi di diverso tipo, pronti a divorarci i figli.
don Renato Rosso