Lo sport: elisir di lunga vita per tutti e a tutte le età. Ma le donne lo praticano meno degli uomini. Il gap fra i due sessi aumenta in modo significativo con il passare degli anni. E i motivi sono tanti: il carico degli impegni familiari, lavorativi e un retaggio culturale duro a morire. Questo e molto altro al centro del 67° congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) in cui si è parlato soprattutto di longevità declinata al femminile.
Testimonial d’eccezione all’apertura del summit nazionale, la sciatrice fondista Manuela Di Centa, la schermitrice Elisa di Francisca, la marciatrice Antonella Palmisano, e Silvia Salis, tiratrice del martello e vicepresidente vicario del Coni. Quattro grandi campionesse olimpiche da cui è partito un appello per favorire l’attività fisica tra le donne, in particolare tra le anziane.
Il quadro fornito dagli esperti, infatti, è a tinte fosche. Una over 65 su tre si muove meno dei 150 minuti a settimana raccomandati, una su cinque non fa esercizio neppure per 30 minuti a settimana. Le over 75 hanno il 30% di probabilità in meno di essere attive rispetto ai coetanei maschi: fra le donne è più diffusa l’idea di non essere ‘tipi sportivi’, il doppio rispetto a quanto accada negli uomini, e questo frena molte dall’impegnarsi nell’esercizio fisico.
Ma cosa si intende per attività fisica?
Due ore e mezza di attività fisica moderata a settimana riducono del 30% la mortalità nelle donne over 65. “L’attività fisica finalizzata alla protezione dalle malattie cerebro e cardiovascolari è quella lieve moderata – mette in chiaro Andrea Ungar -. Si intende il cammino a passo veloce, il jogging lieve, il tennis. Basterebbero 40 minuti tutti i giorni, o altrimenti 3 o 4 volte a settimana”. I dati raccontano che gli uomini over 65 sono maggiormente impegnati in attività di svago, mentre le donne nelle faccende domestiche o di cura di una persona cara. “Fra le attività sportive si predilige jogging, cammino a passo veloce, tennis e ballo – racconta il geriatra – È dimostrato che le donne hanno meno tempo per sé stesse: si occupano della casa, della famiglia, dei nipoti. In più partecipano meno alle attività sportive sin da più giovani. L’attività fisica per l’over 65enne deve considerarsi come attività sociosanitaria. Perché praticare i circoli sportivi significa fare anche socialità che allunga la vita e riduce la solitudine”.
Il Cophenhagen City Heart Study ha seguito oltre 8500 uomini e donne per 25 anni scoprendo così i benefici dei vari sport. Si è scoperto che il tennis allunga la vita di quasi dieci anni, andare in bicicletta di quasi 4 anni e nuotare e correre di oltre 3. “C’è sicuramente un aspetto benefico dello sport sui fattori di rischio cardiovascolari ma c’è anche un notevole aspetto sociale. La sedentarietà porta all’isolamento” chiosa l’esperto.
Un mix di Vitamina C e arginina per ringiovanire i muscoli
Durante il congresso, inoltre, sono stati presentati i risultati di uno studio che apre la strada all’integrazione di Arginina e Vitamina C per ringiovanire i muscoli. “Era uno studio progettato per gli anziani con long covid che può avere senso anche per l’anziano fragile con sarcopenia. L’Arginina e la Vitamina C hanno una attività sinergica nell’aumentare la sintesi dell’ossido nitrico sintasi con un notevole effetto sulla massa muscolare che diventa più giovane e si rigenera maggiormente”. Studi epidemiologici indicano che a partire dai 45 anni, infatti, si verifica una perdita della forza muscolare pari all’8% ogni 10 anni. Tra i 50 e i 70 anni, invece, la perdita di forza muscolare si attesta dal 20 al 30%, procedendo progressivamente sino ad una perdita del 30% per decade dopo i 70 anni. Un ritmo di depauperamento del patrimonio muscolare che ne comporta il dimezzamento entro i 75 anni di età. Qualcosa, tuttavia, si può fare. “Muoversi, mangiare bene e dai 65 anni in su mangiare molte proteine – spiega il neo presidente -. Anche attraverso una supplementazione con prodotti con carico proteico e prodotti disidratati preconfezionati. In futuro potrebbero essere anche gli insetti, ma in Italia non siamo ancora pronti”.
Ecco perché le donne vivono più a lungo
Nonostante questo, le signore vivono più a lungo: in media 5,5 anni in più degli uomini, con una aspettativa di vita che è aumentata di quasi 4 anni negli ultimi 20 anni. “Che la donna viva di più dell’uomo è cosa nota già dalla fine dell’800 – spiega Ungar, presidente eletto della Sigg, professore di geriatria dell’Università di Firenze e direttore presso Uo universitaria di geriatria dell’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi -. La cosa più certa è che fino ai 70 anni le donne hanno una minor mortalità e incidenza per malattie cardiovascolari, forse per una protezione ormonale e per la minor abitudine al fumo. Inoltre mangiano più frutta e verdura”.
La vedovanza è un fattore di rischio solo per l’uomo
Un aspetto da non sottovalutare è anche l’inquadramento sociale della donna e una maggiore resilienza alla vedovanza. “Perdere la propria moglie aumenta il rischio di morte maschile, per quasi tutte le malattie, in particolare per infarto del miocardio, neoplasie e depressione – spiega Ungar -. La donna invece sopravvive tranquillamente alla morte del marito perché è più autonoma ed è in grado di badare meglio a se stessa”. In Paesi dell’Europa occidentale come Spagna, Francia e Italia si vive di più. Mentre si registra una riduzione dell’aspettativa di vita nei Paesi dell’est Europa. Questo mette in evidenza l’importanza degli aspetti sociali oltre che sanitari. “L’aspettativa di vita va di pari passo con lo sviluppo socioeconomico – mette in chiaro Ungar – . D’altronde l’impennata dell’aspettativa di vita si è avuta con la rivoluzione industriale”.
Liguria e Sardegna, regioni d’argento
Per quello che riguarda l’Italia, la Liguria e la Sardegna sono le regioni in cui si vive più a lungo, seguite a stretto giro da Piemonte, Toscana ed Emilia. “Nella prima per una questione climatica – continua l’esperto -, nella seconda invece potrebbe forse esserci una motivazione su base genetica”. Le donne muoiono soprattutto per malattie cerebrovascolari, cardiovascolari e demenza. Gli uomini per malattie del cuore, tumori ai polmoni e alle vie aeree. “Per le signore i fattori di rischio maggiori – dice Ungar – sono ipertensione e diabete in assoluto. Seguiti dalle sindromi ansiose depressive”. La depressione colpisce molto più le donne che gli uomini. “La mia personale idea è che la donna affronta la vita con più serietà – spiega il geriatra -. Sente molto di più il peso della famiglia, si prende cura degli affetti in generale e per questo è più a rischio di appesantirsi dal punto di vista psicologico”. E questo forse spiegherebbe anche un paradosso interessante. Le donne infatti sono considerate a maggior fragilità per malattie osteoarticolari, che però risultano essere fattori di pericolo in termini di mortalità molto più per l’uomo. Anche qui l’abitudine al carico mentale, croce e delizia per le donne, giocherebbe un ruolo determinante.