Circa 3276 persone che, in Piemonte, si sono messe in cammino per formarsi e trovare lavoro. Di queste, il 67% ha trovato un impiego a due anni dalla fine corso (il 73% in caso di diploma). Proprio nel periodo in cui – lo dice la Regione – nella nostra regione il numero dei neet cala del 3%: non una rivoluzione, ma un passo nella direzione giusta.
Engim alla fine di un anno complesso
Engim Piemonte cerca di inserire tutto questo, nel suo bilancio sociale che arriva alla fine di un anno complesso, a livello di contesto esterno. Un 2021 che racconta un impegno, ma soprattutto una missione: far dialogare il mondo del lavoro con quello dei giovani, ma che magari hanno difficoltà a rapportarsi con questa dimensione o che hanno ostacoli da superare.
Formazione professionale e orientamento
Attiva dalla fine degli anni Settanta, Engim Piemonte è un ente di formazione professionale che fa orientamento tra i giovani, ma abbina anche servizi al lavoro e alla cooperazione. La formazione spazia a 360 gradi, dagli adulti disoccupati alle persone con disabilità e la rete conta su ramificazioni presenti a Torino, Nichelino, Pinerolo e Sommariva Bosco.
In Piemonte sono 20 i corsi legati alle lavorazioni (agroalimentare, edile, tessile o restauro), altri 17 sono legati all’impiantistica, 34 a meccanica e produzione e ancora servizi tecnici (24), turistico alberghiero (18) e servizi alla persona (15).
“Ma parlare di lavoro e apprendistato non può non far riferimento a sicurezza e tutele – sottolinea Marco Muzzarelli, direttore nazionale di Fondazione Engim – Sono gli stessi genitori a chiederci se i figli, ancora in formazione, sono al sicuro mentre lavorano e fanno esperienza“.
I numeri
Ogni anno sono quasi 9000 in tutta Italia le persone che si sono rivolti a Engim nel 2021. “E il 60% di loro vengono inserite lavorativamente – prosegue Muzzarelli – è questo il vero termometro dell’efficacia del nostro sforzo, più dell’attestato finale del percorso“.
I corsi attivati sono stati 737, ricevendo contributi da istituzioni e privati per oltre 41 milioni. “Ma resta fin troppo evidente il problema dei neet, giovani che non studiano e non lavorano: nell’inverno demografico che stiamo vivendo, si tratta di un rischio che non possiamo correre“.
I neet sono in calo, in Piemonte
Un’emergenza forte ma in Piemonte qualcosa di muove e questa popolazione si sta riducendo: “Nel 2021 i Neet in Piemonte sono calati del 3% – dice Pietro Viotti, funzionario della Regione con un presente in agenzia Piemon5e Lavoro – e questo deve spingerci a insistere con le politiche che stiamo portando avanti“.
Inoltre aumentano i giovani che entrano in un corso di formazione post diploma o post laurea: “Si tratta di una crescita che dimostra come ci sia intenzione di farsi trovare preparati al mondo del lavoro“.
Circa 700 gli apprendisti in Piemonte per quanto riguarda il primo livello, quello della qualifica professionale, con una riduzione della dispersione scolastica. Ma crescono anche le figure coinvolte per i livelli di formazione terziaria più alti. Resta però il tema del salario (“si cerca di fare un livello di ingresso che sia uguale per tutti“, dice Viotti), ma al tempo stesso si cerca di sollevare la soglia massima di età sopra i 29 anni.
Rendere l’apprendistato più fruibile
“Bisogna rendere l’apprendistato uno strumento sempre più fruibile per le aziende – dice Gianna Pentenero, assessore comunale al Lavoro – perché ci sono tante realtà e tante filiere che sono alla ricerca di risorse da inserire. Ma spesso il problema è intercettare le persone, senza dimenticare gli aspetti legati alla definizione del miglior percorso formativo”.
“Serve un patto generazionale che sia il tramite verso un presente e un futuro giusto per tutti – dice il presidente di Engim Piemonte, padre Antonio Lucente – . Il messaggio del ‘noi’ è la chiave di lettura principale, serve reciproca comprensione. Serve trasparenza, ma anche responsabilità, per aprire porte e trovare interlocutori sempre nuovi“.