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Generazione WOW – Effetto Cherasco

Creiamo una squadra. Uniamo robiola di Cherasco De.Co., salsiccia di Barolo, carne di Razza piemontese, zafferano, ortaggi di stagione, tartufi bianchi e neri dei boschi di Cherasco (dal Magnatum Pico allo Scorzone estivo, dal Nero pregiato fino all’Uncinato), chiocciole Metodo Cherasco, mais Ottofile e Pignoletto, farro monocco e legumi biologici, miele, rane e Ranocchi di Roreto, Baci di Cherasco, le fragranze innovative dell’Acqua di Cherasco, infine il cru Mantoetto, vale a dire l‘unico Barolo di Cherasco.

Aggiungiamo le loro imprese di riferimento nella filiera agroalimentare, uniamo anche quelle della ristorazione e dell’ospitalità ricettiva insieme alle “bandiere” pubblico-private, cioè Camera di Commercio di Cuneo e Ascom Bra.

E poi?

Seguendo il consiglio del grande pensatore dell’antica Grecia Plutarco, valorizziamo il culto dell’accoglienza turistica partendo da un assoluto: “Gli uomini non si mettono a tavola per mangiare, ma per mangiare insieme”.

Poi tiriamo indietro le lancette fino al 2015 e… spalanchiamo la bocca per l’effetto WOW che l’associazione “Gusta Cherasco” – il risultato di questa “ricetta” di plutarchiana ispirazione – è riuscita a fare in poco meno di otto anni, con una pandemia nel bel mezzo.

Cherasco è già di per sé la “sorpresa” delle Langhe: ben diversa dai borghi circostanti, impregna la sua identità architettonica nell’antica rivalità con Asti, segnata dalle mura che oggi sembrano braccia tese a benvenuto dei turisti in movimento tra Alba e Bra.  

Questa grande réunion di forchette rilancia un modello di sviluppo in chiave attuale e sostenibile, innestato anni addietro per la volontà di battezzare un sistema di promozione turistica capace, anzitutto, di avvicinare gli operatori tra di loro per dare evidenza ad una seconda fortezza, quella delle meraviglie dell’enogastronomia locale. I prodotti tipici hanno, infatti, il giusto carisma per sfidare la transizione ecologica e digitale, oltre che per differenziare l’offerta turistica.

E’ sotto gli occhi di tutti come l’enogastronomia sia diventata il veicolo privilegiato e riconosciuto di tutti quei valori che il turista contemporaneo ricerca: rispetto della cultura e delle sue tradizioni, autenticità, sostenibilità, benessere ed esperienzialità.

Il collettivo “Gusta Cherasco” ha centrato quest’operazione: re-inventare il patrimonio dell’enogastronomia locale arricchendolo via, via, e portandolo a diventare un evento di punta del territorio che, a fine ottobre 2023, attende di salpare per la sua terza e attesissima edizione.

Lo sviluppo di proposte attrattive passa da una costante ricerca di un equilibrio tra “vecchio” e “nuovo”, nell’intento di far lavorare insieme l’innovazione in ambito enogastronomico e la salvaguardia dell’autenticità del patrimonio locale (non solo agroalimentare), oltre a un team di decine e decine di operatori economici locali.  

Una nuova De.Co. (la robiola di Cherasco) e oltre sei mila presenze all’ultima edizione di “Gusta Cherasco” (l’evento figlio dell’omonima associazione) sono solo due dei vantaggi competitivi sul mercato generati da questa grande cabina di regia nella promozione territoriale.

E nella “bibbia” del marketing turistico è già scritto che il legame tra prodotti tipici e territorio di produzione andrà a rafforzarsi, fino a indurre i “foodies” a scegliere una destinazione non solo per fare esperienza del suo “lato buono”, ma per interagire con il “paesaggio enogastronomico” nel suo complesso.

l cibo è in testa alle voci del budget turistico. E, se il cibo è cultura, la “cultura del cibo” diventa un heritage materiale e immateriale, l’humus perfetto per impostare uno sviluppo sostenibile di lungo periodo.

A Cherasco, circa otto anni fa, istituzioni, aziende e player del settore hanno scelto di unirsi per tradurre l’unicità di un territorio e dei suoi prodotti in un’unica bandiera. mettendo in stretta relazione le realtà più significative dell’agroalimentare, fino ad alimentare un indotto interno fatto di scambi di visibilità ed economia della reciprocità.

Forse ha portato fortuna proprio il “decollo” con la promozione ambientata nell’aeroporto “Orio al Serio” di Bergamo, all’interno del food lounge targato “VisitPiemonte” nei pressi dei gate d’imbarco.

In ogni caso resta inconfutabile che – nel cantiere della promozione – bisogna costruire relazioni, non link. E, grazie ai buoni risultati che queste hanno portato nel tempo, adesso si “vola” dritti al Parlamento europeo di Bruxelles per internazionalizzare l’effetto Cherasco.

 

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