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Gianluca Grignani risponde a chi lo accusa di bere alcol: “Follia alcolica?”

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15 Feb 2023 Anthony Festa • Tempo di lettura: 3 minuti

Gianluca Grignani parla di alcol

Educazione, una bella canzone con un testo toccante e un’interpretazione davvero commovente, Gianluca Grignani al Festival di Sanremo 2023 ha fatto un’ottima figura. Il cantante è stato ospite di Amadeus anche un anno fa, quando ha cantato insieme ad Irama e in quell’occasione una sua fan ha parlato di ‘follia alcolica’: “Tutti che cercano di fare i pazzi, visionari a Sanremo con esibizioni studiate al millimetro. Poi arriva Grignani bello come il sole con la sua follia alcolica“.

L’artista ospite de Le Iene ha spiegato che in realtà lui adesso è astemio e quindi non beve alcol: “Ragazzi io sono astemio, sappiatelo! Mi è capitato, non posso dire dove, di essere ubriaco. Ma mi basta pochissimo, devo stare proprio attento. – ha continuato Gianluca Grignani – A volte lo faccio apposta perché mi basta poco. Se voi spendete tanto, io spendo poco per ubriacarmi ma in realtà adesso sono astemio! Belen lo sa, ci siamo visti, lo sa benissimo”.

La voce, il testo, la sofferenza ma poi il messaggio NO WAR e infine il pezzo migliore quando se ne va con nonchalance d’annata sulla balconata.

Il momento più alto della musica italiana del 21esimo secolo.
Il Poeta Gianluca Grignani da Milano classe 1972 #Sanremo2023 pic.twitter.com/hnwPE9YfrH

— Anti Pazzini (@mayoraltitolare) February 9, 2023

Gianluca Grignani, il monologo a Le Iene nel 2022.

“La bottiglia di vodka ondeggia nella mia mano, lungo il soppalco della villa che si affaccia sui vigneti. Indosso una vestaglia blu. La sostanza è nascosta sapientemente in bagno, ogni tanto la vado a visitare, per non cedere a qualcosa che neanche io so cos’è. L’alcol non mi fa effetto non mi calma. Sono solo. Lo spazio che separa il soppalco dal pavimento è come la caduta libera dalla cima dell’Everest fino infondo alla fossa delle Marianne. La mia immaginazione srotola immagini e pensieri in quest’ordine: padre, madre, figli, lavoro, amici. Mi sento cadere ma il mio corpo è ancora lì, fermo, immbile. Grido. Aiuto.

Questo è un episodio del mio passato, vi ho raccontato quello che ho lasciato alle spalle. Spero così di avere guadagnato la vostra fiducia, almeno quanto a sincerità. Ora vorrei dirvi quello che penso io del futuro. Fatemi partire da una massima che è un po’ che tengo nel cassetto. Non date mai ad un poeta in mano una chitarra, vi racconterebbe quello che i poeti nascondono infondo al fiume della tristezza, e il resto del mondo potrebbe scambiarlo per un grido di guerra.

Poi c’è la Generazione Z che io ho ribattezzato “V”, come Vittoria, quelli che identifico come una mano tesa. È la generazione dell’inclusività, capace di rendere tutti uguali nelle differenze. Da musicista voglio immaginare per loro, e per noi mi auguro, un finale diverso di una canzone famosissima degli Eagles, Hotel California. In questo finale, anziché rimanere incastrati in un futuro senza immaginazione come nella versione orginale, ci troveremo tutti, nessuno escluso, di nuovo nel deserto. Liberi, con l’orizzonte davanti e con un inferno di fuoco ormai alle spalle”.

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