Si è svolto ieri, martedì 6 febbraio, nella sede di Aca, l’associazione commercianti albesi, un convegno dal titolo: “Un abbraccio vale più di 1000 like!”.
L’incontro è stato organizzato in collaborazione con la Fondazione Carolina, nata per volontà di Paolo Picchio, per tenere sempre accesso un riflettore sulle insidie che può causare l’uso incontrollato del web e dei social network sui giovani e soprattutto sui bambini.
Paolo è il papà di Carolina Picchio, per tutti oggi “papà Picchio”. La sua storia è una di quelle che colpiscono il cuore e rimangono dentro e che, grazie alla sua forza, in qualche modo è riuscita e sta riuscendo a cambiare leggi e società, oltre ad aprire gli occhi su una problematica delicata come quella del cyberbullismo.
Carolina Picchio ha 14 anni, siamo nel 2013, la ragazzina partecipa ad una festa con dei suoi coetanei e coetanee, lei non beve, ma i suoi amici la obbligano a farlo. L’adolescente perde i sensi e un gruppetto di 5 ragazzi ne approfitta. Abusano di lei sessualmente, filmando il tutto. Nei giorni seguenti i video vengono diffusi in rete. Carolina li vede. L’imbarazzo, la vergogna, ma soprattutto la “macchina del fango”, una serie di commenti di persone che lei non aveva nemmeno mai visto e conosciuto. “Le parole fanno più male delle botte”, scrive in una lettera la giovane campionessa di atletica, bravissima a scuola, allegra e solare e nella notte tra il 4 e il 5 gennaio del 2013, si getta dal balcone della sua cameretta, mettendo fine alla sua frustrazione e alla sua vita.
Carolina è stata la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo è il “branco” venne riconosciuto e condannato dal tribunale dei minori.
Oggi il papà di Carolina, Paolo, è presidente onorario della Fondazione Carolina, che si occupa di formazione e sensibilizzazione in materia di educazione alla cittadinanza digitale, garantendo alle famiglie, alle scuole e a tutti i luoghi abitati dai ragazzi gli strumenti ed il supporto, anche in presenza, al fine di prevenire e contrastare il disagio online e gira l’Italia, incontrando giovani, studenti, intere scolaresche, ma soprattutto genitori, per raccontare la sua storia e aprire gli occhi su un tema attuale tra i più delicati, perché coinvolge un’intera generazione.
Ad aprire la serata, con il saluto ai partecipanti e al pubblico, il direttore di Aca, Fabrizio Pace, che ha voluto lasciare anche la sua testimonianza ai nostri microfoni.
L’incontro è entrato poi nel vivo con “Papà Picchio” e “Le parole fanno più male delle botte – La storia di Carolina”, che durante il suo intervento ha voluto citare i dati, allarmanti, frutto dell’indagine condotta da ACP (Associazione Culturale Pediatri), FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) e SIP (Società Italiana di Pediatria) in collaborazione con Fondazione Carolina e Meta, dalla quale è emerso che il 72% delle famiglie nella fascia 0-2 anni utilizza dispositivi elettronici durante l’allattamento e i pasti dei propri figli. Il 26% lascia che i figli li usino in completa autonomia. Una famiglia su quattro nella fascia 0-2 anni e una su cinque, in quella 3-5 anni, si affida all’intelligenza artificiale per far addormentare i propri figli, con ninne nanna prodotte dagli assistenti vocali. Dati che attestano una crescente pervasività degli strumenti tecnologici sia da parte dei genitori sia da parte dei più piccoli, in tutte le fasi della crescita: il 35% dei genitori di bambini tra 0 e 2 anni delega ai device il compito di intrattenere i propri figli, ad esempio con la lettura di fiabe, percentuale che arriva all’80% nella fascia 3-5 anni.
A seguire l’intervento di Paolo Bossi, formatore della Fondazione, su “Prevenire e gestire casi di cyberbullismo a casa e nei contesti educativi”. A fine serata lo spazio è stato lasciato a microfoni aperti, al numeroso pubblico formato da mamme, papà e educatori intervenuti, che hanno raccontato storie e chiesto suggerimenti e metodi su come affrontare il problema con i loro figli o studenti o nipoti.
Alla serata hanno partecipato l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Alba, Elisa Boschiazzo, il consigliere regionale e membro della commissione permanente per la promozione della cultura della legalità e contrasto ai fenomeni mafiosi, Ivano Martinetti, il comandante della Compagnia dei carabinieri di Alba, capitano Giovanni Ronchi e il comandante della stazione dei carabinieri di Alba, primo luogotenente Claudio Grosso.
Un plauso all’Associazione Commercianti Albesi, sia per il valore dell’iniziativa, sia per l’impegno verso il territorio su tematiche sociali di notevole spessore.
Nel video che segue la storia di Carolina raccontata dalle telecamere di Announo: