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Giovane medico cuneese guida la nascita di una clinica per malati cronici in Sierra Leone

Si è inaugurata in questi giorni, a Pujehun in Sierra Leone, la nuova clinica PEN-Plus per curare le malattie croniche non trasmissibili. Si tratta di un grande passo avanti, realizzato grazie all’impegno di Medici con l’Africa Cuamm e all’interno del progetto PEN-Plus, in collaborazione con il Ministero della Salute e dei Servizi igienico-sanitari della Sierra Leone, con i fondi del Brigham and Women’s Hospital e dell’NCDI Poverty Network.

Nel nuovo edificio appena ristrutturato, dove campeggia un messaggio di speranza, “Help for life and health for all!”, oggi sono seguiti circa 170 pazienti, la maggior parte con patologie croniche comuni, come l’ipertensione e il diabete di tipo 2, ma anche diabete mellito di tipo 1, anemia falciforme, asma, malattie croniche del fegato ed epilessia. La clinica prevede la fornitura delle medicine e gli esami di laboratorio disponibili, gratuiti per tutti i pazienti.

«Sono stati già raggiunti dei risultati significativi, come la complessa presa in carico dei pazienti insulino-dipendenti con diabete di tipo 1 in un’area in cui, fino a pochi mesi fa, l’insulina non c’era e in pochi sapevano usarla – racconta Giacomo Marro, giovane medico internista impegnato nel paese da ottobre 2022 –. Adesso abbiamo pazienti giovani che a casa misurano la glicemia con il glucometro, redigono il diario glicemico e sono in grado di autosomministrarsi l’insulina. L’obiettivo è quello di creare un luogo di salute per tutti che diventi un punto di riferimento per la presa in carico delle NCDs (Non Communicable Diseases) e delle emergenze-urgenze correlate, per sviluppare campagne di informazione sui determinanti di salute (dall’acqua al cibo, al sistema fognario) per la popolazione oltre che decentralizzare servizi consolidati nelle unità sanitarie territoriali».

Partito lo scorso ottobre da Cuneo, Giacomo Marro, a 32 anni, è arrivato per la prima volta in Sierra Leone e si è trovato a gestire «un processo lungo e complesso che, assieme ai colleghi locali ed espatriati del Cuamm, ho contribuito ad avviare e visto crescere, ogni giorno tra imprevisti, difficoltà e piacevoli sorprese! Assistere ai progressi degli infermieri e dei Community Health Officer nella pratica medica quotidiana, ogni tanto, mi commuove e mi sprona a proseguire il lungo processo di formazione per raggiungere livelli di assistenza accettabili. Anche il rapporto con i pazienti e i loro parenti mi riempie le giornate, quando riesco a dedicarmici: ringraziano per quello che fai, sempre e comunque, e ogni tanto mi regalano un ananas, anche se non hanno niente! Ma la soddisfazione, di gran lunga maggiore, è il fatto di aver avviato il processo di creazione di una clinica da zero con tutti i problemi organizzativo-burocratici annessi. Ho scoperto e studiato gli aspetti che si celano dietro la costruzione di un luogo di salute e questo mi sarà utilissimo professionalmente».

E conclude Giacomo Marro: «Non immaginavo che dietro alla nascita di un progetto dalle fondamenta ci fossero così tanti elementi da considerare, questioni da affrontare: dalla scelta della macchina di laboratorio e dei reagenti alla fornitura di energia elettrica, tra pannelli solari e generatore, dall’ordine dei farmaci per un trimestre alla quotidiana registrazione dei prodotti consumati per garantire le scorte. In Italia, lavorando come medico in un ospedale pubblico, si danno per scontato molte cose, ma in verità per garantire il funzionamento di una struttura sanitaria concorrono mille processi e figure professionali. Un’altra sfida quotidiana è intervenire sui determinanti di salute in un contesto che non ha le risorse. Immaginiamo di spiegare ad un paziente diabetico a Pujehun che deve ridurre il consumo dell’unico cibo disponibile tutti i giorni, ovvero il riso. Lui sorride e chiede: “Dottore mi dai tu, allora, da mangiare? Perché, altrimenti, muoio di fame!”. Sta proprio qui una delle “battaglie” più grandi che i medici del Cuamm affrontano ogni giorno».

È possibile sostenere Medici con l’Africa Cuamm con una donazione online su wwww.mediciconlafrica.org

MEDICI CON L’AFRICA CUAMM IN SIERRA LEONE

Medici con l’Africa Cuamm opera in Sierra Leone dal 2012 a partire proprio dal distretto di Pujehun, con un intervento in ospedale e nei 5 centri periferici di riferimento, per un bacino di utenza di oltre 380.000 persone. Nel 2014, allo scoppio della terribile epidemia di Ebola, il Cuamm decide di rimanere a fianco dei locali e di prendersi cura della popolazione e il distretto di Pujehun è il primo a essere dichiarato Ebola Free. Nel 2015, Medici con l’Africa Cuamm allarga l’intervento all’ospedale di Lunsar e poi alla grande maternità di Freetown, il Princess Christian Maternity Hospital, per la cura delle mamme e dei bambini. L’anno seguente, l’impegno si allarga fino ad altri distretti rurali, Bo, Makeni e Bonthe, sempre con un’attenzione particolare alle cure materno-infantili e nel 2018, prende il via il grande progetto del NEMS (National Emergency Medical Service), con il quale il Cuamm realizza il primo servizio di ambulanza, diffuso su tutto il territorio nazionale, per le emergenze sanitarie. 

MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. Oggi Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in 8 paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con oltre 4.500 operatori sul campo, di cui 230 italiani. Appoggia 23 ospedali e 95 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria) 3 scuole per infermieri (in Sud Sudan, Uganda ed Etiopia) e una università in Mozambico.

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