Gomiti appoggiati sul tavolo oppure no? Telefono a portata di mano o in tasca? E poi le posate: quale mettere in tavola e come comportarsi di fronte a una schiera di forchette, coltelli e cucchiai? Anche nel 2023 si continua a parlare di galateo a tavola. Ma serve ancora spiegare le regole (minime) delle buone maniere? A più di quattrocento anni dal Galateo di Giovanni Della Casa non le abbiamo ancora imparate? Sembrerebbe proprio di no, vedendo come sui social e nelle librerie ci siano influencer e scrittori che, forti di un seguito importante, sentono ancora il bisogno di spiegare come ci si deve comportare quando ci si siede a tavola, anche nel terzo millennio.
Tutto gira intorno al food
Tutto questo perché oggi, e soprattutto oggi, il mondo degli italiani gira attorno al cibo (o al food, per dirlo in modo più contemporaneo). Brunch, incontri di lavoro, ora del tè, aperitivi, cene in piedi: tutti – o quasi – ci siamo rimessi ai fornelli e abbiamo ricominciato a invitare parenti e amici a casa, non solo per i canonici pranzo e cena. Ecco, dunque, la necessità di studiare una serie di piccole regole valide per i nuovi appuntamenti conviviali. Ma non solo. Oggi si tende a fare, in tutti i campi, l’elogio della spontaneità, senza filtri. Ma tutto questo, spesso, finisce per penalizzare troppo le forme, che invece restano importanti perché rappresentano un modo per dimostrare attenzione e rispetto nei confronti degli altri. Sapersi comportare bene in qualunque contesto, senza risultare affettati o iperformali è, soprattutto oggi, fondamentale. Ecco, allora, il nuovo abc della tavola.
Tutto gira intorno al food
Bicchieri, forchette, cucchiai: pochi, ma giusti
Lo sappiamo bene tutti: il mondo oggi è più complicato che mai. Anche a tavola. Meglio allora, dicono gli esperti, semplificare il modo di apparecchiare. Perché mettere quattro bicchieri quando ne bastano due? E perché mettere due/tre forchette quando una è più che sufficiente? Ma, soprattutto — aveva detto Gualtiero Marchesi in «Il galateo del terzo millennio. Dieci personaggi intervistati propongono cento nuove regole» di Filiberto Passananti e Matteo Minà (Guido Tommasi editore) – la cosa fondamentale è conoscere e utilizzare gli strumenti giusti. E allora la forchetta all’italiana, quella con i rebbi lunghi, è quella perfetta per arrotolare gli spaghetti. Per il risotto, invece, il cucchiaio non è un errore. E ancora, frittate o uova non si tagliano con il coltello. Sì a quello apposito per il burro, da servire su un piattino in alto a sinistra del piatto. Mentre l’acqua, a seconda che sia liscia, gasata o leggermente frizzante, ha un suo bicchiere dedicato. A cena i tavoli si vestono da sera, in nero.
Tovagliolo: come comportarsi?
Partiamo da cosa non bisogna fare, tipo legarsi il tovagliolo al collo a mo’ di bavaglino. Una cafonata vera e propria. Per questo, se siete voi a ospitare qualcuno e, quindi, a decidere cosa servire a tavola, evitate assolutamente la pasta lunga, peggio ancora la pasta lunga con un qualsiasi sugo colorato. Nel quotidiano è più facile incontrare il tovagliolo di carta, soprattutto a casa vostra, ma le regole non cambiano comunque: dopo aver ordinato, se ci si trova al ristorante, si prende e si poggia in grembo. Se siete voi a ospitare il pasto, evitate di divertirvi nell’arte dell’origami con i tovaglioli, ma piegatelo semplicemente a metà.
Lo smartphone? Meglio di no
Viene naturale chiederselo: lo smartphone meglio a destra sopra la forchetta o a sinistra vicino al bicchiere? La risposta è una sola, semplicissima: il telefono a tavola sarebbe da evitare. Sempre e comunque. Soprattutto al ristorante, in un’occasione importante come una cerimonia o un pranzo di lavoro. Chiaro che se ci si trova tra amici le cose possono anche cambiare e lo smartphone potrebbe anche essere concesso. Anche perché, diciamocelo chiaramente, chi al giorno d’oggi non sente il bisogno di fotografare quello che sta per mangiare? Anche in questo caso, però, la regola del bon ton imporrebbe di riporre in tasca o nella borsa lo smartphone subito dopo aver scattato la foto.
Il cellulare a tavola sarebbe da evitare
Brunch e apericene, spazio alla fantasia
Ma se si prepara la tavola per occasioni più veloci come brunch, aperitivi o cene a buffet? In quel caso non sono assolutamente necessarie (anzi, sono sconsigliate) tovaglie di fiandra o porcellane finissime. Quando l’occasione è meno formale è quasi un dovere puntare su forme o colori, magari su piatti spaiati di servizi antichi. Ottimi i tessuti a tinte naturali o a fiori. Quindi, spazio alla fantasia. Le ricette? Qui bisogna dare massima priorità alla comodità: niente spaghettoni ma solo cose facili da mangiare, anche in piedi, meglio ancora se con le mani. È fondamentale, poi, lasciare sempre dei piani d’appoggio, per sedersi o per abbandonare piatti e bicchieri vuoti. E non eccedere con le decorazioni: un bel centrotavola è più che sufficiente.
Attenzione anche ai vegetariani
Se siamo noi a organizzare, un altro aspetto da non sottovalutare, soprattutto nel 2023, è la preferenza degli invitati, tra i quali potrebbero esserci senz’altro vegetariani, ma anche persone con problemi tipo celiaci o intolleranti a qualcosa. In questo caso, dopo aver formulato un invito, bisognerebbe sempre chiedere agli ospiti dettagli sulle loro preferenze alimentari. Altrimenti, attrezziamoci preparando sempre un’alternativa, per esempio una pietanza senza carne. Se, invece, siamo noi gli ospiti vegani, cerchiamo di essere flessibili oppure rifiutiamo garbatamente senza esasperare la decisione presa.
Bisognerebbe sempre chiedere agli ospiti dettagli sulle loro preferenze alimentari
Vietato sprecare, è inelegante
Infine una chiosa sullo spreco, diventata immancabile soprattutto nei giorni nostri. Perché mentre una volta il cibo era ostentazione di potere, oggi è meglio (come, in fondo, raccomandava già monsignor Della Casa) ritrovare il senso della moderazione. Qualunque spreco è inelegante, oltre che ingiusto. Le regole da seguire, in questo caso, sono due: se siamo invitati dobbiamo sempre cercare di finire quello che ci viene servito, magari chiedendone una porzione ridotta se abbiamo poco appetito o se non siamo sicuri che la proposta sia di nostro gradimento. Se invece siamo noi a ospitare, è fondamentale non eccedere con le preparazioni ed evitare di mettere troppo cibo noi piatti dei nostri commensali, che potrebbero non finirlo. Del resto, c’è sempre spazio per il bis. Quello non è inelegante e nemmeno maleducato.