Nasce dopo un mese e mezzo di travaglio il nuovo governo israeliano guidato da Benyamin Netanyahu che è riuscito a trovare la quadra unendo alla coalizione la destra radicale. Nell’esecutivo ci sono il Likud, i partiti religiosi e dai Sionisti religiosi di Itamar ben Gvir, Bezalel Smotriche e Yoav Maoz contando così su una maggioranza di 64 seggi su 120 alla Knesset. Il giuramento del nuovo governo avverrà entro il 2 gennaio prossimo. Il premier uscente Yair Lapid ha definito quello di Netanyahu un governo “pericoloso, estremista ed irresponsabile che finirà male”. Dopo averlo bollato come il più radicale “della storia di Israele” e descritto Netanyahu come “debole”, Lapid ha chiesto agli israeliani di “stare in guardia”.
A stretto giro di posta è arrivata la risposta del nuovo capo di governo: “Lapid ha lasciato un paese devastato, al collasso economico e politico, con l’Iran che corre verso il nucleare senza alcuna risposta, con una furia di omicidi e violenze”. Le sue – ha aggiunto Netanyahu – sono “invenzioni contro il prossimo governo. Ha perso le elezioni, vada a casa“. Il 37mo governo di Israele è considerato il più a destra di tutta la storia del paese per la presenza nella coalizione dei partiti religiosi (Shas e Torah Unita) e della destra radicale: Otzma Yehudit (Potenza ebraica) di Itamar Ben Gvir, Sionismo religioso di Bezalel Smotrich e Noam di Yoav Maoz. Il premier in pectore Benyamin Netanyahu ha ricevuto oggi prime telefonate di congratulazioni dal presidente russo Vladimir Putin e dall’ucraino Volodymyr Zelensky.
Di scarsa rappresentanza parlamentare fino al voto dello scorso 1 novembre, queste tre formazioni – indicate come razziste, teocratiche e omofobe – sono state invece premiate dal risultato delle urne. La loro agenda politica – almeno da quanto emerge dalle intese finora siglate con il Likud – appare avere un forte impatto sul programma del nuovo esecutivo. A partire dai 3 provvedimenti di prossima approvazione alla Knesset. Il primo riguarda l’allargamento dei poteri del futuro ministro della Pubblica Sicurezza il discusso Ben Gvir a cui sarà subordinato il capo della polizia. Il secondo concerne Smotrich al quale andrebbe il controllo della politica israeliana sulla Cisgiordania. Il terzo permette al leader religioso di Shas Aryeh Deri di diventare ministro dell’Interno e della Sanità nonostante sia stato condannato per reati fiscali.
Inoltre ci sono la dichiarata volontà di limitare i poteri della Corte Suprema consentendo alla maggioranza di governo di bypassarne le disposizioni. Altri punti riguardano il raddoppio dei fondi per le organizzazioni ortodosse, una legge che certifichi l’esenzione dalla leva per gli studenti delle scuole rabbiniche e la predominanza delle regole religiose. ço scontro – come riportano i media – si è acceso anche sulla revisione della Legge del Ritorno voluta da Ben Gurion e sull’eliminazione dell’accusa di razzismo o di appartenenza ad organizzazioni razziste per essere eletti alla Knesset. Una norma che se approvata – hanno sottolineato i media – potrebbe permettere l’ingresso in parlamento di elementi ancora più radicali di Ben Gvir.
L’ambasciata americana di Gerusalemme intanto sta esaminando la possibilità di negare visti di ingresso negli Stati Uniti per israeliani che risultassero implicati in episodi di violenza contro palestinesi della Cisgiordania. Lo scrive il quotidiano Israel ha-Yom secondo cui questo sviluppo è collegato agli avvicendamenti al potere in Israele ed in particolare al rafforzamento politico di forze nazionalistiche vicine al movimento dei coloni.
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