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Sostenere l’Ucraina, secondo la propaganda d’Occidente, è un “imperativo morale”, oltre che “strategico” perché Kiev rappresenterebbe la “prima linea in una lotta globale tra democrazia e libertà da una parte e brutale autoritarismo dall’altra”.
“Ucraina: autocrazia corrotta e repressiva”
Secondo Ted Galen Carpenter, che ne scrive su Antiwar, tale legittimazione è irreale per due ragioni. “In primo luogo, l’Ucraina è un’autocrazia corrotta e repressiva, non una democrazia amante della libertà, anche prendendo l’accezione più flessibile ed espansiva del termine ‘democrazia’. In secondo luogo, la guerra Russia-Ucraina è una brutta lotta per questioni concrete, non parte di un confronto globale esistenziale tra il bene e il male”.
Eppure, politici, analisti e media potrebbero anche credere a quanto affermano, prosegue Carpenter, ma certo c’è chi ha interesse ad alimentare tale narrazione.
Infatti, l’enorme flusso di denaro verso l’Ucraina sta arricchendo le industrie delle armi Usa, “Raytheon, Lockheed Martin e altri comparti industriali” (e, si potrebbe aggiungere, i tanti analisti, giornalisti, media e politici, americani e non, a esse collegate).
Tali industrie non lucrano solo sulle armi inviate. Svuotando gli arsenali Usa e Nato, si è creata la necessità di altri e più proficui investimenti per ripristinarli, come sta già chiedendo “la solita combriccola di falchi”.
Ma, continua Carpenter, “il Segretario alla Difesa Lloyd Austin potrebbe aver inavvertitamente rivelato un motivo più profondo e ignobile per questa guerra per procura”, quando ha dichiarato che essa serve per “indebolire la Russia”.
La guerra per procura provocata in Afghanistan
Interessante anche il parallelo tra questa guerra e quella in Afghanistan, quando gli Usa sostennero i mujaheddin contro gli invasori sovietici per indebolire Mosca.
Sul punto Carpenter accenna a come gli Stati Uniti si stessero preparando per quella guerra, inviando armi in Afghanistan già prima dell’invasione. Cenno che va integrato con quanto abbiamo riferito in una nota precedente, nella quale abbiamo ricordato come il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Zbiegnew Brzezinski si vantò, in un’intervista rilasciata al Nouvel Observateur, del suo capolavoro: “il programma segreto della Cia di armare i mujaheddin contro il legittimo governo afghano, che era riuscito nello scopo di convincere l’Unione Sovietica a invadere il Paese confinante, attirandola in una trappola che l’avrebbe logorata”.
Tanto che, quando Mosca invase Kabul, Brzezinski indirizzò questa esultante nota a Carter: “Abbiamo l’opportunità di dare all’URSS la sua guerra in Vietnam” (d’altronde, la stessa Hillary Clinton, madrina dei pargoli che ora siedono al Dipartimento di Stato Usa, all’inizio delle ostilità dichiarò che l’Ucraina sarebbe stato il nuovo Afghanistan russo).
“L’obiettivo in Afghanistan allora – commenta Carpenter -, analogo a quello attuale in Ucraina, era semplicemente quello di infastidire e dissanguare l’avversario di Washington. Allora, come oggi, c’era davvero poca preoccupazione per l’impatto [del conflitto] sugli sventurati abitanti del paese, il quale fungeva da arena per una guerra per procura”.
La stretta analogia tra i due conflitti porta Carpenter a osservare che si sono create “le condizioni per una lunga guerra di logoramento, che porterà l’Ucraina alla rovina totale” e farà un numero impressionante di vittime, una cifra che “dovrebbe far inorridire qualsiasi persona onesta”.
Questa la conclusione dell’articolo: “Sorge, dunque, la domanda se l’amministrazione Biden sia abbastanza cinica da portare avanti la sua guerra per procura fino all’ultimo ucraino. Sfortunatamente, data la condotta di Washington in Afghanistan negli anni ’80, questo scenario sembra fin troppo plausibile”. Servirebbe un cambiamento di rotta, dal momento che “l’attuale politica è avventata e crudele”.