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Masters 1000 Miami, finale amara per Sinner: sconfitto (ancora) 7-5 6-3 dal russo Medvedev – Il Fatto Quotidiano

Jannik Sinner sbatte nuovamente contro il tabù Daniil Medvedev. Termina con una sconfitta per 7-5 6-3 la finale del Masters 1000 di Miami tra l’altoatesino e il russo numero 5 del mondo. Un esito che ricalca quello degli altri cinque scontri diretti tra i due. La prima conquista di un 1000 di Sinner deve quindi attendere. Per il russo invece si tratta del titolo numero 19 in carriera, il primo in Florida, il quarto nel 2023. Un filotto capace di spingerlo nuovamente al numero 4 del mondo e di rafforzare la sua leadership nella Race per Torino.

L’inizio per l’azzurro è carico di tensione. Primo turno di servizio ed è già tempo di salvare una palla break prima di tenere faticosamente il servizio. È però un momento: Sinner alza immediatamente il ritmo del suo gioco e rompe l’equilibrio alla quinta occasione disponibile con una delicata volée bassa: 3-2. La reazione di Medvedev è immediata. Controbreak e nuova parità. Un andamento che si conclude con due errori gratuiti dell’altoatesino. Uno di rovescio e uno con il diritto. Medvedev ringrazia e porta a casa il primo set per 7-5. L’esito ha ripercussioni sull’inizio del secondo parziale. Medvedev si costruisce subito tre palle break consecutive e sfrutta la seconda per dare una spallata decisiva alla partita. La reazione di Sinner stavolta arriva: il controbreak si rivela però essere un fuoco di paglia. Medvedev alza nuovamente un muro da fondocampo e alla fine strappa ancora il servizio all’italiano, questa volta in maniera definitiva. L’ex campione degli Us Open non sbaglia più niente al servizio e chiude con una prima di servizio e una risposta di Sinner finita sulla rete.

Una sconfitta amara per Sinner, che però non ridimensiona assolutamente fatto in questo inizio 2023. Anzi. Le sensazioni per il prosieguo della stagione non potrebbero essere più positive. La seconda sconfitta in finale a Miami è arrivata al termine di una parabola cominciata dalla sconfitta al quinto set agli Australian Open negli ottavi di finale contro Stefanos Tsitsipas, per poi passare dal titolo nel 250 Montpellier, dalla finale nell’Atp 500 di Rotterdam (sconfitta ancora contro Medvedev), dalla prima semifinale italiana a Indian Wells e infine dalla vittoria contro Carlos Alcaraz a Miami, la prima in carriera contro un numero 1 del mondo.

Ma non ci sono soltanto i risultati a spiegare il cambiamento fatto da Sinner in questi primi tre mesi. L’aumentata solidità mentale si è accompagnata a una crescita notevole sotto il profilo fisico e atletico. E poi c’è la tecnica. Il lavoro di Simone Vagnozzi e Darren Cahill (l’allenatore che ha portato Simona Halep in vetta alla Wta e ai successi Slam) ha regalato all’azzurro nuove soluzioni tattiche. Le incursioni a rete che prima sembravano temerarie e poco incisive adesso sono diventate un’arma spesso definitiva. Così come costanti e precise sono il gioco a rete e le palle corte. I motivi per sorridere abbondano anche guardando le classifiche: nel ranking l’azzurro torna in top 10, alla posizione numero 9 del mondo. Nella Race il balzo fa ancora più impressione: i 600 punti di questa finale lanciano Sinner al numero 4, a meno di 200 punti dalla top 3. Insomma, la stagione sulla terra non poteva avere premesse migliori. E all’interno di questa non c’è soltanto il Roland Garros, ma anche quegli Internazionali d’Italia di Roma che attendono un vincitore italiano dal 1976.

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