«Ci auguriamo che l’Italia ratifichi presto il Mes, è un’anomalia». Il messaggio della presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde irrompe nel dibattito politico italiano. Nel giorno del quarto rialzo dei tassi del 2022, con un altro mezzo punto in più, e dell’annuncio dello stop al riacquisto di titoli da marzo 2023, l’Eurotower fa il punto sul Meccanismo europeo di stabilità, anche detto Fondo Salva Stati. E in Italia si riaccende lo scontro sulla ratifica della riforma del trattato. Dopo il via libera della Corte costituzionale tedesca, il nostro Paese è l’unico a non averlo fatto.
Il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, risponde: «C’è anche il Parlamento, no? Ha dato un indirizzo, non è che io posso andare contro il Parlamento. Adesso si esprimerà ancora e faremo quello che dobbiamo fare». Matteo Salvini attacca Lagarde: «È incredibile, sconcertante e preoccupante che mentre c’è un governo che sta facendo di tutto per aumentare stipendi e pensioni e tagliare le tasse, la Bce, in un pomeriggio di metà dicembre, approvi una norma che brucia miliardi di euro di risparmi in Italia e in tutta Europa facendo schizzare lo spread». Il riferimento è all’aumento dei tassi di interesse che ieri ha fatto cedere le Borse.
Rincara la dose il ministro della Difesa Guido Crosetto, che critica la presidente della Bce per la politica monetaria: «Non ho capito il regalo di Natale che Lagarde ha voluto fare all’Italia», ha twittato, pubblicando la foto del rendimento dei Btp italiani a dieci anni con la curva al rialzo. E ancora, sempre con un grafico sul valore dei Btp in declino: «Per chi non avesse capito l’effetto di decisioni prese e comunicate con leggerezza e distacco». Altra benzina sul fuoco da uno degli uomini più vicini a Meloni.
Interpellato da Repubblica, il cofondatore di Fratelli d’Italia specifica che l’errore di Lagarde è stato di non aver considerato che le sue parole arrivavano «a mercati aperti». L’errore della Bce «non è quello del rialzo» dei tassi, ha puntualizzato, «ma il fatto di preannunciarne altri. Cosa che poteva evitare. Poi, più di mille parole, vale la reazione dei mercati: se è così significa che qualcosa lo ha sbagliato. A meno che non volesse, ma allora sarebbe un altro discorso…». Insomma, per Crosetto il linguaggio di Lagarde è stato «una follia per tutta la Ue. E per l’Italia, ingiustamente negativo».
Lagarde ieri ha spiegato che l’Italia è «l’anomalia (fra gli Stati membri, ndr) che non ha ancora ratificato». Questione cruciale, dice la numero uno di Francoforte, per il completamento dell’unione bancaria. Dalla Bce spiegano che nel messaggio «non ci sono connotazioni politiche» e «nessuna indicazione», bensì la presa d’atto di un fatto, ovvero che uno dei sei Paesi fondatori dell’Ue è l’ultimo ad affrontare la questione.
Tanto è bastato per scatenare un putiferio a Roma. Secca la posizione di Fdi, secondo il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti: «Siamo impegnati sulla legge di Bilancio. Gli auspici sono legittimi, le scelte, ancora più legittime, saranno del Parlamento italiano». Rilancia Alessandro Cattaneo per Forza Italia: «Il Parlamento sta facendo una riflessione da tempo e la nostra posizione è stata già chiarita in una mozione parlamentare contraria ad alcuni aspetti del regolamento del Mes. Manteniamo la nostra posizione e lavoriamo ad una soluzione».
In direzione contraria la linea dell’opposizione. Luigi Marattin, capogruppo Azione-Iv in commissione Bilancio alla Camera, ha detto: «Ratificare il trattato non significa aderire al Mes, significa rispettare un impegno internazionale preso da un governo, il Conte I, del quale Salvini era vicepremier». Secondo Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, «Lagarde ha dato la sveglia al governo e in particolare al ministro Giorgetti, che ieri (mercoledì, ndr) alla Camera sul Mes – per usare una delle metafore calcistiche così care al titolare del Mef – aveva buttato la palla in tribuna. Il tempo della melina è finito. È ora che il governo si assuma le proprie responsabilità». Reagisce pure il Movimento Cinque Stelle con una nota: «Il governo non ha più alibi: smetta di nascondersi e abbia il coraggio di dire qual è il suo orientamento, se ne ha uno».
Due giorni fa Giorgetti aveva detto che «il Mes appare un’istituzione in crisi e per il momento in cerca di una vocazione. In parte per colpa sua, in parte no, è un’istituzione impopolare. Nessuno fra i Paesi europei ha voluto chiedere la sua linea di credito sanitaria».