“Taglia 14-19” è una raccolta di storie vere, riproposte sotto pseudonimo. Un progetto che nasce dopo tre anni di ricerca, tra fonti orali e scritte, tra studenti e studentesse delle superiori in età compresa, appunto, tra i 14 e i 19 anni. Amarezza, gioia ed emozioni palpabili riproposti attraverso i loro occhi, i temi scritti, i “pizzini” lasciati nell’agenda dell’insegnante, i messaggi durante i periodi di vacanza e i dialoghi sospesi tra un intervallo e l’altro. Ragazzi e ragazze che hanno una loro visione del mondo e della vita, anche se coglierle non è sempre così immediato.
L’autrice. Francesca Gerbi è un’insegnante di lettere e sostegno nelle scuole superiori, giornalista e scrittrice. Con l’editrice “La collina dei libri” ha appena dato alle stampe “La memoria di Viola”, romanzo col quale affronta con delicatezza lo spinoso tema dell’Alzheimer.***
«Mi chiamo Tommaso e non riesco a capire la mia malattia.
O meglio, non credo di essere ammalato, ma a scuola mi fanno sentire così.
Questa la diagnosi: dislessia.
Vorrei spiegare, una volta per tutte, di cosa si tratti e di quanto impegno occorra per assottigliarla.
La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento che riguarda alcune funzioni cerebrali inerenti alla sfera della lettura. Si manifesta con una forte difficoltà nel leggere: che ho.
Sillabe, lettere, numeri si invertono in una confusione che mi affolla la mente.
So perfettamente che i testi scritti rivestono un ruolo importantissimo nella nostra società, in particolare a scuola, il reale problema è che, in assenza di diagnosi e adeguato supporto, essere dislessici diventa uno scoglio insormontabile nel percorso scolastico, causando risultati pessimi e di conseguenza frustrazione: la mia, la nostra.
Ci assale un senso di impotenza, inadeguatezza, vergogna, ci sentiamo diversi, incapaci di raggiungere le nostre mete, i nostri sogni.
Tuttavia, io credo che ogni dislessico possa trovare, con strategie diverse, le modalità per compensare le proprie difficoltà e superarle.
Sfato il mito del QI, il quoziente intellettivo. Bene, non c’è correlazione!
Noi ragazzi dislessici siamo alla pari dei nostri compagni di classe e, spesso, anche di più, poiché sviluppiamo dei punti di forza.
A dimostrazione di questo ci sono le storie di molte persone dislessiche che nella vita hanno fatto carriera e hanno raggiunto risultati incredibili. Atleti, politici, imprenditori, vip e persino letterati dimostrano che non ci sono limiti alle opportunità di realizzazione.
La dislessia può essere affrontata vedendola come un “modo diverso di pensare”, citando le parole di Richard Branson – dislessico, fondatore della Virgin Records – e, aggiungiamo, come un modo differente di apprendere.
Una testimonianza celebre è quella di Salma Hayek, attrice che ha sfondato nel mondo del cinema. Nella propria biografia l’attrice dichiara di essere stata espulsa dalla sua scuola a 12 anni per via di due disturbi: deficit dell’attenzione e una leggera forma di dislessia.
Lei stessa afferma di esserne “guarita” solo dopo molta pazienza e tanta dedizione. Oltre ad essere stata premiata come migliore attrice e aver ricevuto numerose nomination importanti nel corso della sua carriera, oggi Salma parla ben quattro lingue: spagnolo, arabo, inglese e francese. Forse, essere dislessici in una società che ci vuole tutti perfetti rende più faticoso il nostro percorso di vita, raggiungere dei traguardi; ma difficile non significa impossibile».