Secondo il ministro della Difesa, Crosetto, l’Italia deve avere parità di trattamento nella partnership con Gran Bretagna e Giappone per lo sviluppo di un nuovo aereo caccia Gcap (nato dalla fusione del Tempest e F-x).E riguardo un’eventuale convergenza con il Fcas, il ministro non l’ha esclusa a priori…
Il ministro della Difesa italiano chiede parità di peso nel partenariato con Regno Unito e Giappone per lo sviluppo del caccia di sesta generazione.
L’Italia deve avere parità di trattamento in una partnership con Gran Bretagna e Giappone per sviluppare un nuovo aereo da combattimento. Lo ha evidenziato il ministro della Difesa Guido Crosetto in un’intervista a Reuters.
Il 9 dicembre Tokyo, Londra e Roma hanno ufficializzato l’accordo per unire i loro programmi di caccia di sesta generazione Tempest e F-x, per lo sviluppo di un aereo da combattimento di nuova generazione entro il 2035.
L’accordo combina di fatto il progetto Tempest — a guida britannica a cui partecipa il nostro paese per sostituire i caccia Typhoon — con il programma F-X giapponese in un’impresa chiamata Global Combat Air Program (GCAP), relativo allo sviluppo di un sistema di sistemi di nuova generazione e operazioni multi-dominio. Lo storico annuncio, atteso ormai da tempo, arriva pochi giorni dopo che le aziende in Francia, Germania e Spagna si sono assicurate la fase successiva del progetto rivale Fcas, per costruire un caccia di nuova generazione che potrebbe essere operativo dal 2040.
E anche a questo proposito, per il titolare della Difesa italiana, non bisogna escludere una convergenza tra i due programmi europei.
Sul fronte dell’industria nazionale invece, Crosetto ha respinto le speculazioni su una fusione tra Leonardo e Fincantieri, affermando che non è un progetto sul tavolo.
Tutti i dettagli.
COSA HA DETTO IL MINISTRO DELLA DIFESA CROSETTO SUL PROGETTO GCAP (DALLA FUSIONE TEMPEST E F-X)
Mentre procedono i colloqui per definire i ruoli che ciascun paese avrà nel progetto Gcap, Crosetto ha annunciato a Reuters che Roma prenderà una decisione definitiva su quanto investire nel programma dopo che saranno stati definiti maggiori dettagli. “L’Italia può proseguire questo percorso soltanto se avrà lo stesso peso, dal punto di vista tecnologico, della ricerca e poi successivamente, se si arriva, delle realizzazioni, di Giappone e Gran Bretagna”, ha detto il ministro della Difesa, aggiungendo di volere una ripartizione “33%-33%-33%”.
LEONARDO TRA LE INDUSTRIE COINVOLTE
La britannica Bae Systems, la giapponese Mitsubishi Heavy Industries e l’italiana Leonardo guideranno la progettazione del velivolo, che avrà capacità digitali avanzate nell’intelligenza artificiale e nella guerra informatica.
Il programma Tempest prevedeva infatti un caccia di sesta generazione al centro di una rete di capacità più ampie, come velivoli senza equipaggio, sensori, armi e sistemi di dati avanzati. La compagine italiana oltre a Leonardo – presente nel programma già dal 2018 con Leonardo UK – vedrà coinvolti Avio Aero, Elettronica e Mbda Italia insieme all’intero ecosistema innovativo e produttivo del Paese.
NON PRECLUDERSI CONVERGENZA CON FCAS
Inoltre, il ministro della Difesa ha anche affrontato l’ipotesi convergenza del programma Gcap con il progetto concorrente franco-tedesco-spagnolo. Secondo Crosetto non dovrebbero esserci preclusioni a unire le forze tra Gcap e il programma europeo — rivale del Tempest — Fcas.
Per il titolare della Difesa il GCAP dovrebbe anche puntare a trovare nuovi partner, soprattutto in Europa. “Io penso la scommessa fatta sia quella di accelerare notevolmente la parte di ricerca e tecnologia e poi diventare attrattivi per altre nazioni, magari non in una prima fase, parliamo tra due o tre anni “, ha sottolineato Crosetto.
NIENTE FUSIONE DI LEONARDO E FINCANTIERI IN VISTA
Infine, sul fronte dell’industria nazionale, Crosetto ha respinto le speculazioni su una fusione tra Leonardo e il costruttore navale Fincantieri: non è un progetto sul tavolo. Negli ultimi mesi era tornata alla ribalta l’ipotesi di un’aggregazione tra i due colossi della difesa italiani. Il mese scorso ci aveva già pensato l’ad di Leonardo, Alessandro Profumo, a ribadire: “L’ho sempre detto, ma lo ha detto anche il ceo di Fincantieri, che non si crea valore nel fare una fusione”.
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