E’ di truffa aggravata l’accusa per la quale la Procura di Asti della Repubblica presso il Tribunale di Asti procede nei confronti di L. M., consulente residente nel Milanese, accusato di essersi approfittato del rapporto professionale stabilito con la filiale albese di un gruppo che fornisce servizi commerciali e di intermediazione di prodotti alimentari e cosmetici per ricavarne un vantaggio personale.
L’uomo è destinatario del decreto di citazione a giudizio che, una volta terminate le indagini preliminari, il pubblico ministero presso il Tribunale astigiano Davide Lucignani ha emesso nei suoi confronti, chiedendone così la comparizione di fronte al giudice monocratico Beatrice Bonisoli nell’udienza già fissata per il prossimo 3 aprile.
Il contesto dei fatti è quello relativo a un contratto di consulenza in forza del quale l’uomo avrebbe dovuto elaborare per la società uno studio e l’analisi delle strategie di marketing aziendali, occuparsi della sua comunicazione digitale, della creazione dei suoi profili su diversi canali social, di realizzare campagne di marketing digitale e campagne pubblicitarie mediante l’acquisto di spazi a pagamento sulla piattaforma Google Ads.
Senonché, è l’ipotesi avanzata dalla Procura, proprio quest’ultimo aspetto della collaborazione avrebbe visto l’uomo approfittare della fiducia riposta in lui dal cliente addebitando a quest’ultimo non soltanto le spese relativi agli spazi effettivamente acquistati per suo conto, ma anche quelle collegate invece ad analoghe iniziative pubblicitarie avviate per fare invece conoscere una terza società, riconducibile ovviamente allo stesso collaboratore rivelatosi infedele.
Da qui un danno che le indagini preliminari avrebbero accertato consistere in 47mila euro e l’intenzione della società di rivalersi a partire dalla costituzione al processo come parte civile col patrocinio dell’avvocato albese Roberto Ponzio, mentre è il collega Luca D’Auria del foro di Milano a rappresentare l’imputato, per il quale l’ipotesi di truffa avanzata dalla Procura risulta aggravata dal rilevante danno patrimoniale e dall’avere commesso il fatto nell’ambito di una prestazione d’opera.