Sono già stati dimessi o sono in fase di dimissione – dopo che avranno terminato il trattamento di 24 ore con l’ossigeno – i ragazzi tra i 14 e i 18 anni, assieme al parroco e agli animatori, che ieri 8 gennaio sono stati portati al Pronto Soccorso di Cuneo per avvalenamento da monossido di carbonio.
Tutti hanno passato la notte in ospedale a Cuneo, che ha dimostrato una capacità organizzativa davvero lodevole, come già ieri aveva evidenziato la mamma di una ragazzina coinvolta. “Sono stati incredibili. Efficienza massima da parte di tutti e un’organizzazione perfetta – ha sottolineato.
Il fatto è avvenuto ad Argentera, all’interno della Casa alpina, di proprietà della parrocchia di Carrù. Una struttura recentemente ristrutturata. I ragazzi, del gruppo dei Salesiani di Cuneo, erano ospiti della Casa assieme agli animatori e al don, dalla sera del 6 gennaio.
Ieri, dopo il pranzo, alcuni di loro hanno iniziato a manifestare sintomi quali mal di testa e nausea, stato confusionale e vertigini. Nel giro di poco tutti hanno manifestato uno stato di malessere. Nel frattempo, erano state opportunamente aperte tutte le finestre e allertati i soccorsi, arrivati prima delle 16. Sul posto vigili del fuoco, numerose ambulanze e i carabinieri, oltre al sindaco del paese Monica Ciaburro.
L’ipotesi iniziale di avvelenamento da monossido aveva lasciato spazio ad una possibile intossicazione alimentare, in quanto inizialmente nell’edificio non era stata riscontrata la presenza del gas killer. Nel frattempo, una volta trasferiti tutti i ragazzi al Pronto Soccorso, sono continuate le verifiche, riprese questa mattina.
Una volta chiuse le finestre, già ieri, nel tardo pomeriggio, era stata infine riscontrata la presenza di monossido. Stamattina le ulteriori verifiche hanno confermato che il monossido si è generato per il difettoso funzionamento di un forno di cottura, come ha spiegato il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco ingegner Corrado Romano: “Il forno a gas non attivava, in contemporanea, il sistema di smaltimento dei fumi prodotti. In pratica, non scattando il funzionamento della cappa, si è prodotto monossido. Nessuno se ne è accorto. Il problema già ieri era stato individuato. Adesso è stato tutto chiuso e oggi ci sono state ulteriori verifiche, dopodiché seguirà l’iter amministrativo. Al momento non sono state ravvisate responsabilità. So che tutti i ragazzi stanno bene e questa è la cosa più importante”.
Dopo l’arrivo in Pronto Soccorso, è iniziata la gestione sanitaria del problema. L’arrivo di quaranta persone tutte insieme richiede un’organizzazione straordinaria, da “maxiemergenza”, non tanto per la gravità, nel caso specifico, quanto, appunto, per i numeri.
E’ il primario della Medicina di Emergenza e Urgenza dottor Giuseppe Lauria a spiegare come è stata gestita la situazione. “Abbiamo suddiviso il Pronto Soccorso, che non ha mai smesso l’attività ordinaria, tra l’altro particolarmente intensa ieri pomeriggio. Sono stati chiamati, in supporto, il medico di guardia, il medico in turno alla Medicina d’Urgenza, a sua volta sostituito, il medico della Medicina Interna e due anestesisti, oltre al pediatra di guardia. Fortunatamente era presente anche il dottor Coletta, primario dell’Anestesia, che ha dato una grossa mano anche a livello organizzativo. Siamo riusciti a garantire due linee di assistenza all’interno del Pronto Soccorso”.
Una quota dei ragazzi, nove, quelli minori di 16 anni, è stata trasferita nel reparto di Pediatria. Verso le 22 sono poi stati portati, accompagnati dagli anestesisti, all’OTIP di Torino, un centro medico mono specialistico dedicato all’ossigenoterapia iperbarica. Dopo il trattamento di 90 minuti, sono quindi tornati al Santa Croce, dove hanno passato la notte. Stamattina le dimissioni, come conferma la dottoressa Eleonora Tappi, primario della Pediatria del Santa Croce. “Sono stati in osservazione, quattro nel mio reparto e cinque in un’area del Pronto Soccorso, seguiti da tre medici. Stanno tutti bene. A distanza di qualche settimana, come da prassi, verranno sottoposti a controlli neurologici per valutare eventuali danni a lenta insorgenza”.
“E’ stato un grande lavoro di squadra. Gli altri 31 intossicati sono stati in parte allocati a fare ossigenoterapia, in parte, le donne, nei letti della Ginecologia, altri in una zona del Pronto e altri dove c’era l’area Covid. Abbiamo dato una risposta da maxiemergenza, tra le abilità che dobbiamo avere. Siamo addestrati anche a gestire situazioni come queste. E’ complicato dare assistenza a quaranta pazienti che arrivano insieme, serve un lavoro di organizzativo importante. E’ stato prezioso, lo sottolineo, il lavoro di coordinamento della Direzione sanitaria”, ha concluso Lauria che ieri, nonostante non fosse in turno, è rientrato nel Reparto che dirige e ha messo a disposizione tutta la sua esperienza professionale e organizzativa.