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WOMEN – Bye bye Sanna

Il 10 dicembre 2019, Sanna Marin era diventata il simbolo delle donne che riescono a infrangere il leggendario “soffitto di cristallo”, metafora che da decenni simboleggia la difficoltà delle donne di raggiungere ruoli apicali, quelli in genere riservati agli uomini. Sanna, faccino pulito e grandi occhioni blu, a 34 anni c’era riuscita diventando la premier finlandese, la più giovane presidente di governo in carica al mondo.

Sposata con Markus Räikkönen, solo un anno prima di ottenere la guida del governo finlandese, Sanna era diventata madre di una bimba. E l’impegno politico, per quanto mosso da una passione iniziata in giovane età, le ha complicato non poco l’esistenza, costretta a dividersi fra pannolini, poppate da una parte, Covid, Nato e guerra in Ucraina dall’altra.

A questa mole di impegni non da poco, nel tempo si sono aggiunti un paio di pseudo scandaletti, che in realtà secondo i sondaggi i suoi concittadini le hanno perdonato al volo: il primo, quando si fatta fotografare ad un raduno rock con tanto di mini short di jeans e chiodo in pelle, il secondo quando invece era stato diffuso un video privato di una festa in cui la premier si scordava di essere alla guida di un governo ricordando di essere soltanto una giovane donna che aveva il sacrosanto diritto di passare una serata ad una festa con i suoi amici.

Eppure non è questo, ad averla condannata alle urne domenica scorsa, quando i finlandesi hanno preferito voltare le spalle ai socialdemocratici di “Spd” per virare verso l’estrema destra.

E Sanna, inflessibile e tosta, ha prima annunciato le dimissioni da presidente del partito, aggiungendo che della vita politica ne aveva a sufficienza. “Sono stati anni eccezionalmente difficili, e ora, visto il risultato elettorale, penso di avere l’opportunità di voltare pagina nella mia vita. La mia resistenza è stata messa alla prova e se tutto va bene potrò anche vivere una vita un po’ più tranquilla, adesso che le responsabilità si stanno allontanando”.

Smentite anche le voci di corridoio a Bruxelles che la volevano diretta a Bruxelles, magari come presidente della Commissione UE o segretario generale della Nato.

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