Nel 2021 sono stati commessi in media 84 reati ambientali al giorno, circa 3,5 ogni ora. Non scendono sotto quota 30mila nonostante una lieve flessione: al primo posto ci sono quelli commessi nel ciclo illegale del cemento, il 31 per cento del totale, mentre sono al palo gli abbattimenti degli abusi edilizi oggi al centro di dibattiti e polemiche dopo il disastro di Ischia. Dal 2004 al 2021 sono state emesse oltre 57mila ordinanze di demolizione, ma appena il 32,9% di queste è stato eseguito, con significative differenze tra Nord e Sud. Al secondo posto ci sono i reati sui rifiuti e, al terzo, quelli contro la fauna. Sono i numeri di Ecomafia 2022 di Legambiente, che quest’anno registra anche un’impennata degli illeciti contro il patrimonio boschivo e culturale, con l’aumento dei furti di opere d’arte. “È fondamentale non abbassare la guardia nei confronti degli ecocriminali – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente ora più che mai visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, molti altri ne verranno aggiudicati nel prossimo futuro, e presto si apriranno i tanti cantieri dell’agognata transizione ecologica”. Però il sistema di prevenzione e repressione dei reati non è stato rafforzato come si sarebbe dovuto fare. “Per questo – spiega Ciafani – abbiamo presentato le nostre dieci proposte di modifica normativa”. Per inserire, ad esempio, i delitti previsti dal titolo VI-bis del Codice Penale e il delitto di incendio boschivo (423 bis) tra quelli per cui non scatta la tagliola dell’improcedibilità, approvare il ddl contro le agromafie e introdurre nel codice penale i delitti contro gli animali.
I dati di Legambiente: 8,8 miliardi all’Ecomafia – Passando ai dati, nel 2021 calano del 12,3% i reati ambientali e crescono gli arresti arrivati a 368 (quasi il 12% in più rispetto al 2020). Sono oltre 59mila gli illeciti amministrativi contestati, con una media di 162 al giorno. Sommati ai reati ambientali, raccontano di un Paese dove vengono accertate ogni ora circa 10 violazioni di norme poste a tutela dell’ambiente. Ad agevolare questa ondata di reati lo strumento della corruzione: 115 le inchieste censite da 16 settembre 2021 al 31 luglio 2022, con 664 persone arrestate, 709 persone denunciate e 199 sequestri. Sono 14 i comuni sciolti per mafia nel 2021 e 7 nel 2022, a cui vanno aggiunti gli ultimi in ordine di arrivo, Anzio e Nettuno (Roma). Così l’ambiente, la cui tutela dallo scorso 22 febbraio è entrata tra i principi fondamentali della Costituzione, resta un bottino d’oro per gli ecomafiosi che nel 2021 hanno fatturato 8,8 miliardi di euro.
Il ciclo illegale del cemento e gli abbattimenti – Il ciclo illegale del cemento guida la classifica delle filiere illegali con 9.490 reati. “In Europa si discute di una nuova direttiva sui crimini ambientali, per inasprire le sanzioni e rendere efficace l’attività di prevenzione e repressione” spiega Enrico Fontana, responsabile Ufficio Raccolta Fondi e Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità, secondo cui l’Italia ha maturato importanti competenze, a partire dalle inchieste sui traffici illegali di rifiuti “ma sconta ancora ritardi per quanto riguarda in particolare la lotta all’abusivismo edilizio. I reati nel ciclo del cemento – sottolinea – sono una vera e propria piaga su cui è necessario continuare a puntare i riflettori, sia per scongiurare nuove sconsiderate ipotesi di sanatorie sia per rilanciare, finalmente, una stagione di demolizioni”. Nel focus ‘Ecomafia in Comune” si passa in rassegna un’ampia gamma di intrecci con gli interessi diretti dei boss mafiosi, partendo proprio dalle mancate demolizioni di immobili abusivi (fino all’aggiudicazione di appalti per qualsiasi tipo di attività”. Per Legambiente è fondamentale approvare un emendamento di modifica dell’articolo 10 bis della legge 120/2020 (semplificazioni in materia di demolizione di opere abusive) per affidare ai prefetti, in caso di inerzia dei Comuni, la responsabilità degli abbattimenti oggetto di ordinanze precedenti all’approvazione della norma, fugando così ogni margine di dubbio circa la sua applicazione.
I rifiuti e l’Ecomafia senza confini – I reati legati ai rifiuti sono al secondo posto (8.473) e registrano anche il maggior numero di arresti e sequestri. I quantitativi di rifiuti sequestrati superano 2,3 milioni di tonnellate, l’equivalente di 94.537 tir: messi su strada, uno dietro l’altro, formerebbero un serpentone di 1.286 chilometri, che da Reggio Calabria potrebbe spingersi al confine con la Svizzera. Ma nel report c’è un altro focus curato dall’Ufficio antifrode dell’Agenzia delle accise, delle dogane e dei monopoli: solo nei primi nove mesi del 2021, i quantitativi sequestrati di rifiuti risultano essere doppi rispetto all’intero 2019. E se nel 2020 i maggiori quantitativi riguardavano materiale plastico e Raee (pari quasi al 75%), nel periodo gennaio-settembre 2021 hanno prevalso i rifiuti metallici e plastici. La gran parte dei rifiuti elettrici ed elettronici sequestrati erano destinate principalmente alla Turchia e alla Malesia, confermando come il ricorso al dumping ambientale a danno di quei paesi sia una pratica ancora in voga.
Gli altri reati e le regioni più colpite – Al terzo posto ci sono i reati contro la fauna (6.215). I reati contro il patrimonio boschivo superano i 5mila tra incendi colposi, dolosi e generici e aumentano di oltre il 27%, con una superficie interessata di oltre 159mila ettari. I furti di opere d’arte arrivano a quota 603, superano il 20%. Campania, Puglia, Calabria e Sicilia sono le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa che subiscono il maggiore impatto di ecocriminalità e corruzione. Qui si concentra il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, il 33,2% degli illeciti amministrativi e il 51,3% delle inchieste per corruzione ambientale sul totale nazionale. Tra le regioni del Nord la Lombardia si conferma quella con il maggior numero di illeciti ambientali (1.821 reati). Crescono i reati accertati in Liguria (1.228), che scala cinque posizioni, arrivando al nono posto. A livello provinciale, Roma, con 1.196 illeciti ambientali, scalza nel 2021 dalla prima posizione Napoli (1.058), che viene superata di misura anche da quella di Cosenza (1.060).
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