E’ morto a 83 anni Corrado Sforza Fogliani, avvocato e banchiere. Il ricordo del politologo Carlo Lottieri
E’ morto il 10 dicembre Corrado Sforza Fogliani, avvocato cassazionista e banchiere, 83 anni (ne avrebbe compiuti 84 il 15 dicembre), presidente del comitato esecutivo della Banca di Piacenza, istituto di credito che ha presieduto dal 1986 al 2012, presidente di Assopopolari (l’associazione che riunisce le banche popolari) e presidente del centro studi di Confedilizia, confederazione guidata da Giorgio Spaziani Testa. Era stato anche vicepresidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana), nonché, per 25 anni, presidente nazionale di Confedilizia. Politicamente da sempre aderente al Partito Liberale e fervente ammiratore di Luigi Einaudi. Lascia la moglie Antonietta e la figlia Maria Paola. (Redazione Start Magazine)
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IL RICORDO DIO SFORZA FOGLIANI FIRMATO DAL POLITOLOGO CARLO LOTTIERI PER IL SITO DI NICOLA PORRO:
Con la scomparsa di Corrado Sforza Fogliani, perdiamo molto. Sui giornali si dirà che l’avvocato piacentino è stato un importante liberale, il dominus per un quarto di secolo di Confedilizia e una figura cruciale del mondo bancario. Si tratta, però, di formule riduttive, che dicono davvero ben poco dell’uomo e dell’intellettuale che egli fu.
Ho avuto modo di conoscere Sforza Fogliani molti anni fa, al tempo del vecchio Pli. Egli apparteneva – come chi scrive – alla schiera di quanti avversavano la svolta liberal che a fine anni Settanta fu impressa da Valerio Zanone, che nei fatti sviluppò quanto già Giovanni Malagodi aveva avviato, dopo un’opposizione al centro-sinistra che non gli aveva dato grandi frutti elettorali. Da einaudiano, Sforza Fogliani non poteva certo accettare quello slittamento verso sinistra: una scelta che forse andava incontro alle mode del tempo, ma che avrebbe reso ancor più inutile la presenza di quel partitino sulla scena pubblica.
In seguito è stato soprattutto grazie a Confedilizia che ho avuto modo d’incontrarlo, e confesso che mi ha sempre colpito come una realtà istituzionalmente schierata a difesa dei ben precisi interessi (più che legittimi!) dei proprietari di case nelle sue mani sia divenuta molto di più: un solido baluardo dei principi di libertà. Per Sforza Fogliani, in effetti, la tutela di chi ha una casa contro la voracità dello Stato tassatore era inscindibile dalla promozione – più in generale – di una società in cui gli individui e le famiglie fossero più forti e rispettati. Proprietà privata e libertà individuale dovevano andare di pari passo.
Anche quando lasciò l’associazione nelle mani di Giorgio Spaziani Testa, che ha continuato a governare la Confedilizia lungo le linee programmatiche definite da chi l’aveva preceduto, l’avvocato rimase sempre molto attento a quanto riguardava l’autonomia degli italiani da un potere pubblico sempre più soffocante.
Ricordo bene, ad esempio, che quando nel 2020 la pandemia cominciò a diffondersi egli mi contattò, chiedendomi di buttar giù un manifesto contro quella che egli volle giustamente definire la “pandemia statalista”. Sapeva bene come la peggior politica nazionale – da Giuseppe Conte a Mario Draghi – avrebbe sfruttato a proprio favore questa crisi per angariare ancor più tutti noi. E un giorno egli mi confidò anche che, quando fu imposto l’obbligo vaccinale ai lavoratori dipendenti, fece tutto il possibile e anche di più per tutelare quei lavoratori della Banca di Piacenza che (per le ragioni più diverse) non avevano alcuna intenzione di subire il trattamento sanitario imposto dai poteri pubblici.
Alcune questioni erano per lui fuori discussione. Egli non avrebbe mai voluto una società dominata da obblighi e restrizioni, e anche per questo fu un accesso oppositore dell’Unione europea, burocratica e centralizzatrice. Aveva ben chiaro quali fossero le origini del progetto e in quale baratro esso rischi di trascinarci. D’altra parte, proprio alla guida di Confedilizia egli aveva voluto dare spazio a tutta una serie di tesi in tema di città private (“privatopie”) che non soltanto riaffermavano il legame tra libertà e proprietà, ma oltre a ciò s’opponevano alle logiche prevalenti in un establishment che vorrebbe controllare e regolare ogni cosa.
Uno dei tratti più rilevanti della sua personalità era riconoscibile nel suo saper sfidare i luoghi comuni. A dispetto degli abiti gessati e dell’aria rassicurante e pacata, Sforza Fogliani aveva un animo rivoluzionario: perché era una persona curiosa e in cerca della verità, perché detestava lo stile e le scelte delle nostre classi dirigenti, perché non doveva piacere a nessuno ma voleva invece essere fedele ai principi in cui credeva.
Anche per questo si batté, alla guida della banca della sua città (Piacenza), per un sistema bancario più plurale e vicino alle esigenze dei territori, facendo del suo istituto un centro propulsore della vita culturale della provincia.
Non è scomparso un liberale, un uomo di Confedilizia e un banchiere. È scomparso un grande uomo.
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