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Vogliamo giustizia, il nostro caso non deve finire nel dimenticatoio. E’ l’accorato appello dei genitori della bimba «dimenticata» sullo scuolabus e finita sola al deposito. E’ successo a settembre del 2021

AGLIE’ – Vogliamo giustizia, il nostro caso non deve finire nel dimenticatoio. E’ l’accorato appello dei genitori della bimba «dimenticata» sullo scuolabus e finita sola al deposito. E’ successo a settembre del 2021. La piccola di 6 anni, zaino in spalla, si addormenta tra i sedili del pullman che passa da Colleretto Giacosa e porta i baby alunni alla primaria di Loranzè. Arrivata alla fermata nessuno dei suoi compagni la chiama. L’autista non si accorge della sua presenza e giunge al deposito tra Agliè e Bairo. Spegne il mezzo dopo aver finito il turno e lo lascia con le porte aperte. Quando la piccina si sveglia sono le 9, è sola sul bus. Disperata e in lacrime scende dal mezzo e inizia a camminare sulla strada. Per fortuna una residente la nota, la raggiunge e si fa raccontare la storia. A quel punto chiama i carabinieri, che ricostruiscono l’accaduto e consegnano la bimba ai genitori. Lieto fine? Non proprio…

A sentire il papà e la mamma della bimba, infatti, non c’è stato un vero e proprio lieto fine. Oggi, a più di un anno di distanza dall’episodio, i genitori, difesi dall’avvocato Gabriele Assenzi, chiedono che il caso venga riaperto. «Siamo allibiti da quanto è successo. Non ci spieghiamo perché la nostra denuncia sia stata archiviata. Nostra figlia è ancora scioccata. Non vuole più salire su un pullman ed è stata seguita da uno psicologo per il trauma subito. E’ spesso agitata e ancora non dorme la notte, a volte. Vogliamo sia fatta giustizia».

«Ci sentiamo abbandonati – aggiunge la mamma canavesana – quello che abbiamo vissuto è tremendo. Non sappiamo perché il caso sia stato archiviato. Come è possibile che l’autista non si sia accorto della nostra bimba rimasta sul bus? Ha pure portato lo zaino dai carabinieri dopo. Ci troviamo in una situazione inspiegabile. Il nostro avvocato ha richiesto da luglio di poter avere accesso al nostro fascicolo, ma non c’è verso. Il nostro legale ha anche scritto al procuratore capo. In 5 mesi non abbiamo avuto nessuna risposta. L’ultima volta non c’era il cancelliere e non ci sono stati consegnati gli atti richiesti per capire le motivazioni che hanno portato il Pm a prendere questa decisione. C’è sempre un impedimento nuovo. E’ inspiegabile. Non sappiamo più cosa fare e a chi rivolgerci per avere giustizia. Chi ha delle responsabilità su quanto successo a nostra figlia ne deve rispondere». 

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