«Ho colpito prima mia madre con la mannaia, gliel’ho conficcata nel collo e ho continuato anche quando ho capito che erano morti». Inizia così il racconto dell’orrore del 34enne di Racalmuto, Salvatore Sedita, che il 13 dicembre scorso ha ucciso i genitori Giuseppe e Rosa, di 66 e 62 anni, nella loro abitazione in provincia di Agrigento. Dopo esser stato sottoposto a delle terapie nel reparto di psichiatria, l’uomo è apparso più lucido e ha ricostruito la vicenda davanti al giudice per le indagini preliminari. All’origine del duplice omicidio, secondo il racconto dello stesso Sedita davanti al gip, ci sarebbero i contrasti coi genitori, accusati – a suo dire – di non averlo accettato e persino minacciato di buttarlo fuori casa. Durante la confessione Sedita – che dopo la separazione era tornato a vivere con il padre e la madre – ha inoltre ribadito di aver inferto altri colpi, nonostante i genitori fossero già morti. «Quando ho capito che non respiravano più ho inferto altri colpi», ha detto al gip.
A ritrovare i corpi della coppia distesi a terra in salotto in una pozza di sangue, era stata una delle figlie. La sera dell’omicidio per Giuseppe, operaio forestale, doveva essere un giorno di festa. La famiglia, infatti, aveva organizzato una festicciola per celebrare il suo pensionamento. Ora il procuratore facente funzione della Repubblica, Salvatore Vella, ha chiesto un incidente probatorio per accertare in contraddittorio le condizioni psichiatriche del ragazzo che, secondo quanto sostenuto dal suo difensore, era in cura già da diversi anni per problematiche psichiatriche. Fermato dalle forze dell’ordine il 14 dicembre scorso, Sedita durante l’interrogatorio ha accusato inoltre il padre Giuseppe, di non aver voluto accompagnare il 34enne a Canicattì, un comune nell’Agrigentino, per sottoporsi alla somministrazione di un farmaco. Attesa nelle prossime ore la decisione del gip sulla misura da applicare relativa alla richiesta di convalida del fermo. Nel frattempo, la procura e la difesa hanno chiesto che Sedita venga collocato in un reparto di psichiatria.
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