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Atlantia, Gedi e le amnesie di Repubblica sulle donne nei cda

Che cosa ha scritto Repubblica sulle donne nel cda di Atlantia e che cosa succede nei consigli d’amministrazione del gruppo Gedi. 

La nuova Atlantia, ancora in attesa dell’amministratore delegato, nasce già con un gap di genere non indifferente: nessuna donna nel consiglio d’amministrazione. Del resto, come evidenzia La Repubblica in un articolo dedicato alla questione, la società non è neppure tenuta a rispettare le norme sulla parità che sono invece un obbligo per le quotate.

Così come non sono tenute neppure le società della galassia Gedi dove infatti – nei board – si fa fatica a trovare un tocco femminile.

IL “CASO” ATLANTIA

Dunque, ecco il “casus belli”. Atlantia, di proprietà dei Benetton, del fondo Blackstone e della Fondazione Crt, è uscita da Piazza Affari a dicembre scorso e dal 16 gennaio ha un nuovo consiglio d’amministrazione, tutto al maschile “con buona pace della ‘gender diversity’”. Ancora non è stato nominato l’amministratore delegato, vero, “ma c’è da scommettere che non sarà una donna (anche visto il settore, le infrastrutture, in cui le presenze femminili non abbondano)”.

La Repubblica ricorda la lettera aperta inviata ad Atlantia – e per conoscenza alle istituzioni – da parte dell’Associazione Torino città per le Donne in cui ci si domanda “quali possono essere le politiche del nuovo consiglio in termini di gender balance e di social responsability”. Secondo fonti vicine ad Atlantia, scrive il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, il nuovo board è composto solo da dirigenti che si occupano di infrastrutture all’interno delle società di Benetton, Blackstone e Fondazione Crt e non da amministratori indipendenti (tra cui si sarebbero potute cercare donne).

Dulcis in fundo, La Repubblica ricorda che a fine dicembre Atlantia è stata confermata nel Gender and equality index di Bloomberg (grazie al 30% dei dirigenti donne) – e chissà che questa decisione non possa essere rivista alla fine di quest’anno – e che per la Consob la presenza di entrambi i generi nel cda determina un miglioramento dei principali indicatori di redditività, a patto però che la presenza femminile superi il 17-20%.

Evidentemente però di queste raccomandazioni – anche a tutela dei bilanci, e non solo della parità di genere – non si tiene conto tra le società che editano i giornali del gruppo. Nella capogruppo, da febbraio 2020, c’è una sola donna nel board. Si tratta di Tatiana Rizzante, 52enne di Ivrea, laureata al Politecnico di Torino, dal 2006 ad della società torinese Reply, che ha contribuito a fondare, specializzata in consulenza, system integration e servizi digitali. In particolare Rizzante, come si evince dal profilo sul sito di Gedi, ha la diretta responsabilità di definire l’offerta complessiva e lo sviluppo di Reply in Europa, Stati Uniti, Brasile e Cina.

Una donna certamente dinamica e capace ma, appunto, unica. In Gedi. Accanto a lei nel consiglio d’amministrazione troviamo il presidente John Elkann, il vicepresidente Carlo Perrone, il ceo Maurizio Scanavino, i direttori Marco De Benedetti, Federico Marchetti, Pietro Supino e appunto Rizzante, l’advisor Turi Munthe e il consigliere Umberto Tribuzio.

… E IL CDA DI GEDI NEWS NETWORK

Proprio nessuna donna, invece, nel cda di Gedi News Network, controllata di Gedi, che si occupa dei giornali locali. Nel board siedono, infatti, Maurizio Scanavino (presidente), Corrado Corradi (ad e direttore generale), Gabriele Acquistapace, Fabiano Begal, Gabriele Camuzzo, Francesco Dini e Luigi Vanetti (consiglieri).

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