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Baravalle: “Meloni non dimentichi il coraggio espresso in campagna elettorale”

La Legge di Bilancio per il 2023, approvata dal Consiglio dei Ministri il 21 novembre 2022, ha ricevuto il via libera definitivo del Senato il 29 dicembre con 107 voti favorevoli, 69 contrari e un solo astenuto.

Il testo della Manovra da 35 miliardi (21 articoli, migliaia di commi, per un totale di 488 pagine) è stato approvato in un tempo record.

Soddisfatta la maggioranza per essere riuscita a far passare il testo in extremis, prima del termine del 31 dicembre, scongiurando l’esercizio provvisorio, mentre dall’opposizione piovono critiche soprattutto per la gestione delle tempistiche, così strette da non permettere di effettuare alcuna modifica.

Tra le principali misure inserite in Manovra ci sono Quota 103 per le pensioni, la flat tax al 15% per gli autonomi fino a 85mila euro, la stretta al reddito di cittadinanza, l’aumento del tetto al contate a 5mia euro e il taglio del cuneo fiscale.

Nonostante le critiche ricevute da più parti, dalle opposizioni in primis, ma anche dai sindacati e da una buona parte del mondo delle associazioni, il governo rivendica “con orgoglio” le misure prese che, per quasi due terzi, sono dedicate al finanziamento degli aiuti a imprese e famiglie per contrastare il caro-energia.

Baravalle, da imprenditore e cittadino cosa pensa di questa manovra?
Ho seguito la conferenza stampa di fine anno organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa parlamentare e sinceramente non ricordavo una conferenza stampa di fine anno di un Governo in carica da appena due mesi della durata così lunga, piena di spunti interessanti, ricca di contenuti e di ottime prospettive per il futuro del nostro Paese. Il mio augurio è che questo sia solo un punto di partenza e che i buoni propositi enunciati non rimangano solo sulla carta. Voglio sottolineare che questo Governo, pur in un momento di grande difficoltà e con margini temporali davvero ristretti, è riuscito comunque a svolgere con efficacia il proprio compito, rispettando gli impegni presi con gli elettori.

Finalmente, abbiamo avuto una finanziaria con un profilo politico dopo troppe legislature che hanno operato esclusivamente a stampo tecnico. È di questo che il nostro Paese ha bisogno per uscire dalla crisi in cui ci troviamo. La mia impressione è che finalmente i cittadini siano considerati come persone aventi dei diritti e non più come servitori dello Stato.

Ho trovato davvero sciocco e anacronistico, in un momento delicato come questo che, in conferenza stampa, si sia letteralmente perso tempo nel rivangare, in maniera palesemente provocatoria, la militanza della premier nel partito MSI. L’ho trovato davvero inutile, considerando che è stato un partito che ha fatto parte del nostro parlamento fino all’altro ieri.


Come definirebbe questa manovra?
Nel complesso, mi sento di definire questa Legge di Bilancio troppo prudente, in quanto concentra le scarse risorse disponibili su interventi abbastanza contingenti e limitati al 2023, senza rilevanti effetti in termini strutturali sul medio e lungo periodo.

La prudenza, a mio avviso, è comunque da apprezzare e determinerà la progressiva riduzione del deficit e del rapporto debito/Pil, ma per uscire a testa alta da questo momento storico così difficile e drammatico, a mio avviso, serve più coraggio.


Trovo davvero incomprensibili le critiche a questa manovra da parte di coloro che fino a ieri si facevano andare bene e applaudivano alle scelte, molto meno efficaci, del governo Draghi e alcuni anche di Conte.

Il governo ha previsto, per il solo 2023, una flat tax incrementale, ovvero una imposta sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali con aliquota proporzionale del 15 per cento, a valere sui redditi di impresa e di lavoro autonomo incrementali rispetto a quelli conseguiti nel triennio precedente.

Sono misure in grado di aiutare davvero le imprese in difficoltà?
Rispetto a queste politiche, appaiono di segno opposto sul piano redistributivo misure quali l’ampliamento della flat tax sugli autonomi, che amplia la distanza nel trattamento fiscale tra loro ed i lavoratori dipendenti, la flat tax incrementale che vale solo per gli autonomi (quelli che non possono rientrare nel forfettario ampliato), e gli interventi sulle cartelle esattoriali, che assieme a quelli sull’uso dei contanti suggeriscono una certa tolleranza non solo verso chi non ha potuto adempiere ai propri doveri fiscali, ma anche verso chi non ha voluto farlo. Non va comunque dimenticato che interventi simili sulle cartelle erano stati prese in passato anche da governi di opposto colore politico.

È un buon inizio, che fa emergere un vero cambiamento di rotta di questo Governo: lo Stato non deve essere un nemico per il contribuente, bensì un alleato.

Con la legge di Bilancio 2023 ritorna lo strumento conosciuto come voucher lavoro, cosa ne pensa?
Ci sono stati datori di lavoro che ne hanno approfittato per aggirare le norme di diritto del lavoro. Ed è per lo stesso motivo che la decisione del governo Meloni di ripristinare questo strumento, seppur solamente per alcuni settori, è stata aspramente criticato dai sindacati. Io sono favorevole e lo estenderei a molte più categorie: sono uno strumento molto utile, soprattutto per i lavori catalogati come stagionali.

Le misure previste per combattere il caro-energia sono quelle che si auspicava?
Le risorse destinate a combattere il caro energia ammontano a oltre 21 miliardi di euro e consentiranno di aumentare gli aiuti a famiglie e imprese allargando anche la platea dei beneficiari.
Su questo argomento il Governo mi pare abbastanza “attendista”:  tutte le politiche destinate a contrastare l’aumento dei costi dell’energia si esauriscono alla fine del primo trimestre nel 2023. Ulteriori decisioni sono rimandate in primavera, sulla base degli andamenti dei prezzi dell’energia e dell’economia. Mi pare chiaro che il governo stia aspettando l’evolversi della situazione prima di decidere se e come intervenire ulteriormente. Ma marzo è dietro l’angolo e su questo argomento va fatto un passo in più: le riforme “tampone” non sono sufficienti. La stretta va fatta subito, con interventi più strutturali, che scongiurino una volta per tutte le possibili speculazioni finanziarie che scenari come questi possono favorire a scapito di famiglie e imprese.

È d’accordo con la volontà del governo di andare verso l’abolizione del reddito di cittadinanza proprio in un momento in cui il livello di povertà è in aumento?
Il reddito di cittadinanza, per come è stato pensato e soprattutto dato, era ormai uno strumento clientelare, usato come merce di scambio elettorale, assolutamente, quindi, da riformare. Sono contento che il Governo se ne stia occupando. Mi pare comunque che la manovra si adoperi molto per sostenere le fasce più deboli della popolazione, ad esempio con l’introduzione del fondo alimentare per i contribuenti con ISEE minore a 15,000 euro, l’incremento delle pensioni minime e l’incremento temporaneo di un punto nella decontribuzione dei redditi fino a 20.000 euro lordi.

È d’accordo sull’innalzamento del tetto del contante da mille a 5 mila euro?
Lo ritengo semplicemente un atto doveroso.

E sulla riforma della giustizia cosa ci dice?
Sono sempre stato d’accordo con la Premier che la riforma della Giustizia è una priorità.
Trovo assolutamente giusto dare una stretta alle intercettazioni per limitarne gli abusi e risparmiare anche tanti soldi spesi inutilmente. Non solo, ma anche di voler modificare i reati di abuso d’ufficio. Nessuno di noi vuole vivere in uno stato di polizia!

Un’ultima domanda: come si pone sulle politiche “anti covid” del nuovo governo?
Completamente allineato. Ci vuole cautela e buon senso da parte di tutti i cittadini, senza gli eccessi che si sono verificati nei mesi e anni passati. Scene come il runner, solo in spiaggia, inseguito dalle forze dell’ordine sono indimenticabili e non dovrebbero succedere mai più, in quanto lesive della libertà del singolo senza un reale corrispettivo in termini di maggiore sicurezza.

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