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Chi sbuffa in Italia sul Samp-T all'Ucraina?

Nessuna frenata del governo sull’invio dei sistemi di difesa all’Ucraina. Lo conferma il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Ma secondo fonti di stampa a ritardare la decisione — oltre le questioni tecniche — anche le tensioni politiche nella maggioranza. Fatti, rumors e approfondimenti

L’Italia intende fornire all’Ucraina il sistema di difesa missilistica Samp-T, ma deve affrontare problemi tecnici prima che possa essere inviato.

Lo ha annunciato questa mattina il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a ‘Radio Anch’io’ su Radio 1 facendo chiarezza sul dossier dell’avanzato sistema missilistico italo-francese Samp-T a Kiev. Nelle prossime settimane il governo dovrà mettere a punto il sesto pacchetto di aiuti: sul tavolo c’è la fornitura richiesta dall’Ucraina dello scudo antiaereo. Repubblica scriveva ieri che una decisione sulla fornitura di nuove armi all’Ucraina era stata rinviata al mese prossimo a causa di tensioni politiche, considerazioni sui costi e carenza di attrezzature.

Oggi Tajani ha affermato che l’Italia sta lavorando con i francesi per risolvere i problemi prima del dispiegamento del Samp-T.

Soltanto due settimane fa il governo Meloni aveva garantito al presidente ucraino Zelensky di valutare la possibilità di trasferire in Ucraina il sistema di difesa aerea. Proprio lo scorso mese il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha confermato a Reuters che il sistema di difesa aerea franco-italiano Samp-T era tra gli aiuti militari che Kiev aveva richiesto a Roma. L’attuale versione di questo sistema ha capacità di avanguardia nel contrasto delle minacce aeree e dei missili balistici tattici a corto raggio. Ma l’Italia ha in servizio cinque batterie di difesa aerea Samp-T funzionanti e una batteria di addestramento. Inviarne anche solo uno in Ucraina significa privarsene per la difesa nazionale. Senza dimenticare la questione costi: quasi 700 milioni di euro a batteria.

Tutti i dettagli.

FORNITURA DELLO SCUDO ANTIAEREO ITALO-FRANCESE A KIEV

Sulla fornitura del cosiddetto scudo per la difesa aerea all’Ucraina “non ci sono freni. Abbiamo votato in Parlamento il rinnovo dell’autorizzazione a inviare armi all’Ucraina, in un contesto europeo e della Nato, previa informazione del Parlamento”. Lo ha puntualizzato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a ‘Radio Anch’io’ su Radio 1.

LE PRECISAZIONI DEL MINISTRO TAJANI

“È un progetto italo-francese – ha ricordato – stiamo lavorando intensamente con i francesi, ci sono dei problemi tecnici da risolvere, tecnici per quanto riguarda gli aspetti militari, non tecnici burocratici”. Il ministro ha pertanto assicurato: “Noi stiamo procedendo, il ministro Crosetto sta lavorando, non c’è nessuna frenata, si raccontano cose non vere, qualcuno è stato male informato, stiamo lavorando per darlo ma ci vuole tempo”. Tajani ha fatto riferimento, in particolare, a “problemi tecnici per far funzionare gli strumenti”, aggiungendo che “gli stati maggiori sono all’opera”. E ha ribadito: “Ma naturalmente prima di un qualsiasi invio verrà informato il Parlamento”.

CHI FRENA PER L’INVIO

Secondo il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni stava incontrando resistenze all’approvazione di un decreto per l’invio di armi in Ucraina da parte dei suoi alleati nel centrodestra Lega e Forza Italia.

E sull’invio dello scudo antiaereo ci sono anche altre questioni da risolvere.

PROBLEMI DI DOTAZIONE: SCOPERTA LA DIFESA ITALIANA?

In realtà, a complicare la decisione dell’invio del sistema di difesa contraerea è la preoccupazione di privare l’esercito italiano del Samp-T, poiché due delle sue cinque batterie missilistiche sono già impegnate in Kuwait e Slovacchia, riferisce Repubblica.

Inoltre, “La questione principale riguarda il reperimento di alcune componenti del Samp/T, che intercetta velivoli nel raggio di 100 km e i missili a corto raggio entro i 25 km. Naturalmente si dovrà concordare il tutto con la Francia che dovrebbe assicurare le altre parti” ha spiegato Stefania Craxi, Forza Italia, presidente della commissione Affari Esteri del Senato, a Repubblica.

Non solo, un altro punto critico è il timore di sguarnire i cieli italiani. “Confermo che è un tema su cui si sta ragionando a livello di governo e stato maggiore della Difesa. È evidente che non possiamo depauperare il nostro sistema di protezione” ha affermato la senatrice Craxi.

Secondo il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, “i sistemi di cui si parla (i Samp/T) andrebbero, perché moderni ed efficaci, a sostanziare significativamente il sacrosanto diritto alla difesa dell’Ucraina rispetto alla minaccia oggi più insidiosa dei droni e dei missili russi”.

“Il rovescio della medaglia, però, — sottolinea il generale su Formiche.net — rischia di diventare il recto della stessa, ossia il problema principale, quello di dover impoverire in maniera significativa il sistema nazionale di difesa aerea, già ora afflitto da non poche fragilità.” Proprio per questo “La decisione di privarsi di sistemi che afferiscono direttamente alla sicurezza nazionale non è da prendere a cuor leggero, soprattutto senza un dibattito aperto” ha concluso Tricarico.

LA QUESTIONE ECONOMICA

Infine, ci sarebbe la questione costi da risolvere per Roma. Un Samp-T completo costa circa 750 milioni di euro. Quello che il governo dovrebbe fornire agli ucraini vale però circa 250 milioni, sottolinea Repubblica. Sarebbe infatti privo di alcune componenti, e dei missili, quest’ultimi assicurati dai francesi.

E su questo nodo si è espresso dalle compagine della maggioranza il leghista Borghi, membro del Copasir: “Quando, nel recente passato, ho posto rilievi sul costo di alcune forniture militari all’Ucraina – afferma – mi è stato detto che non c’era l’esigenza di rimpiazzarle. Adesso forse si pone un problema di spesa non secondario”.

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