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FOOD – Carbonara Day, l’orgoglio italiano sotto attacco

Volendo, si potrebbe iniziare dall’ultimo, recente, attacco alla cucina italiana sferrato dagli inglesi sulle pagine del “Financial Times”, popolo che sarà anche bravissimo in tante cose, ma nella cucina meglio sorvolare.

Eppure, proprio la carbonara è finita sotto accusa perché non sarebbe una ricetta italiana ma una sorta di intruglio nato da quello che i soldati americani in Italia trovavano a disposizione (uova e pasta), a cui aggiungevano il bacon (o pancetta) delle loro razioni K. Per condire il tutto con una manciata del “cheese”, che in quanto americani chissà dal latte di quale animale era ricavato.

Già fino a qui ci sarebbe da discutere, perché chiunque, dall’Alpi alle Piramidi, sa che il bacon è bene lasciarlo in frigo optando per il guanciale, ennesimo raffinato taglio del maiale. E il formaggio dev’essere rigorosamente pecorino romano, non si scappa.

Ma vabbé, a pensarci bene neanche i dispetti degli inglesi sono in grado di rovinare al mondo uno degli appuntamenti più attesi dell’anno: il Carbonara Day.

Giunta alla settimana edizione, la giornata rappresenta un’occasione per ribadire la sacralità della vera carbonara, ma è anche una sorta di spaghettata social virtuale che parte dall’Italia (inglesi: tié), per toccare tutti i continenti. Sì, perché secondo quello che è stato definito il primo censimento sulla Carbonara al mondo, è emerso che è ovunque specialità italiana più amata, invidiata e violentate che ci sia.

A certificare anche questo record negativo è anche “Coldiretti”, secondo cui “la Carbonara servita nei ristoranti all’estero viene taroccata in quasi tre casi su quattro (74%) con una tendenza a storpiarne la ricetta e ad usare ingredienti di minor pregio come il bacon al posto del guanciale quando non completamente inventati come il Romano Cheese di latte di mucca invece del Pecorino”.

Un esempio – prosegue Coldiretti – è l’utilizzo negli Usa del cosiddetto “Romano Cheese” che, oltre a non rispettare il rigoroso disciplinare di produzione, viene addirittura ottenuto negli Stati Uniti e in Canada dal latte di mucca e non di pecora. Da evitare anche le molte varianti americane scovate nei siti di ricette sul web che prevedono l’aggiuntadi piselli surgelati, burro o basilico ma anche panna, un orrorecommesso proprio dagli inglesi”.

Ma l’elenco dei piatti tricolori storpiati fuori dai nostri confini è lungo penoso assai: dagli spaghetti alla bolognese che spopolano in Inghilterra, ma che non esistono nella tradizione nazionale se non nei menù acchiappaturisti, alla “Pasta with Meatballs”, pasta con le polpette che nessun italiano servirebbe a tavola, dal pesto con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce l’immancabile Parmigiano Reggiano e il pecorino romano, alla caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte.

L’origine del nome di pasta alla Carbonara è incerta, dai movimenti carbonari a Carbonia, località sarda originaria di un cuoco che lavorava a Roma, fino all’aspetto conferito dal pepe che, aggiunto alla pasta,assomiglia al carbone.

Ma a scanso di equivoci, la ricetta tradizionale prevede di tagliare ilguanciale a dadini e rosolarlo in una padella con poco olio fino a farlo divenire trasparente, mentre a parte si grattugia il pecorino romano da aggiungere in una terrina con due uova sbattute e una manciata dipepe, amalgamando il tutto fino a ottenere un condimento cremoso. Lapasta va versata in padella e fatta saltare con il guanciale per unminuto, non di più, per poi aggiungere il condimento mescolando molto rapidamente con un cucchiaio di legno. Quindi poi spegnere il fuoco, servire a tavola e godere. Alla faccia degli inglesi.

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